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Comfort: la delinquenza al potere, tendenze psicopatologiche...
 

  Hitler era un pazzo da legare. Mussolini uno psicolabile invasato. Stalin un nevrotico maniacale.
   Il potere dispotico si accompagna alla psicopatologia. I governanti assassini sono veri e propri delinquenti malati: però, durante il loro regno ricevono applausi fragorosi da folle gaudenti e genuflesse, sedotte o intimorite.
Ma che dire delle società democratiche? Nel sistema collettivo contemporaneo fondato sull’urbanesimo e sul centralismo come si insinuano ai livelli più alti di gestione del potere personalità "deviate" e comportamenti delinquenziali?

  Un tentativo di risposta deriva dalla spietata analisi articolata da Alex Comfort (Londra, 1920) nel volume"‘Potere e delinquenza. Saggio di psicologia sociale" (191 pagine, 23 mila Lire), un provocatorio classico uscito nel 1950 in Gran Bretagna ma che conserva una straordinaria attualità e viene proposto in Italia dall’editrice Elèuthera.
   L’autore. che muove da posizioni di tipo antiautoritario, pone l’accento sulla tendenza delle istituzioni politiche e militari a selezionare nella scala gerarchica personalità psicopatiche che una volta giunte nelle stanze del potere avranno comportamenti devianti rispetto alla comunità di individui "normali". Un’azione facilmente identificabile come delittuosa nell’uomo comune può diventare accettabile nella scena politica governativa, osserva Comfort.
 Scrive Eduardo Colombo nell’introduzione: "Le società moderne, gerarchiche, di cultura urbana centralizzata hanno bisogno di discriminare e selezionare il tipo di comportamento criminale che tollerano o addirittura premiano e il tipo che riprovano o puniscono". Da una parte, il crimine "autorizzato" e financo incoraggiato; dall’altra, quello esterno al potere,  che sarà castigato e diverrà momento espiatorio per la collettività.

 "Che i meccanismi di potere siano un mezzo per l’autoespressione dei delinquenti e degli impulsi aggressivi (senza andare lontano, si pensi all’italia degli intrecci mafiosi e della strategia della tensione, ndr) limita il loro utilizzo potenziale come mezzo di mutamento sociale", rileva l’autore.

   Che fare, dunque? Quantomeno, suggerisce Comfort, sviluppare la volontà di "disubbidire ai delinquenti al potere cdi resistergli in nome dei nostri interessi e di quelli della specie umana".

(Z. S.)

o Che dire se la gestione del potere attrae personalità psicopatiche la cui delinquenza, però, non sarà punibile perché non codificata come reato?
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