Il decreto (in)sicurezza per il cambiamento. Perché c’è chi sull’insicurezza “percepita” costruisce facilmente patrimoni politici.
Sul tema immigrazione (impropriamente assimilata dal governo alla questione criminalità) smantellare il sistema di accoglienza e di integrazione sociale diffusa nei comuni (noto con l’acronimo Sprar) per sostituirlo con i casermoni detentivi significherà innescare tensioni di ogni tipo, creare problemi invece di risolverli, gettare persone fragili verso condizioni formali di irregolarità che ostacoleranno l’interazione sociale positiva.
Governo che adotta un approccio criminalizzante e poliziesco che oltre a umiliare i richiedenti asilo (gente fuggita da vite disperate) colpirà negativamente l’intero tessuto sociale italiano che faticosamente ha cercato di praticare forme di accoglienza costruttiva.
Lo stanno ripetendo da mesi non solo le organizzazioni serie che lavorano con i migranti, ma molti Comuni italiani, che fra l’altro stanno subendo inermi queste decisioni romane, come nel più cinico degli Stati centralisti (altro volto del nazionalismo e del sovranismo).
Il governo che tanto per dare continuità col peggio visto neggli anni scorsi si sostituisce al legislatore, impone al Parlamento tramite il voto di fiducia un pacchetto di norme destinato a distruggere anni di lavoro svolto in una miriade di municipalità italiane.
Si rischia uno squilibrio pesante, l’insorgere”programmato” di nuove situazioni di emergenza di vario genere nelle città costrette a ospitare grandi centri affollati e isolati e a smantellare un sistema collaudato di accoglienza dei migranti in appartamenti sparsi sul territorio, in un contesto che garantiva lo studio della lingua italiana, la partecipazione a attività socialmente utili, forme diverse di interazione comunitaria.
Non è un caso se molti sindaci e consigli comunali dicono fermamente no a questo decreto (in)sicurezza.
Gli appelli arrivano da molte zone d’Italia, da Bologna a Belluno, da Firenze a Ravenna, da Bergamo alla Torino governata dal movimento Cinque stelle. Appelli rimasti inascoltati sia da chi come la Lega di Salvini, nella creazione di emergenze (percepite o reali) fa la propria fortuna politica, sia da chi come i Cinquestelle ha abbandonato da tempo il minimo sindacale dei valori originari (dalle politiche sociali all’ecologia) per assecondare una smania di potere sempre più fine a stessa. Ma che omologandosi a politiche di destra produce norme regressive per il Paese, anche sul fronte di emergenze vere quali la diseguale distribuzione dei redditi e della ricchezza, nonché la negletta questione ecologica, fra città camere a gas, territori devastati da uragani inediti, modelli intensivi di agricoltura e allevamento che minano la salute degli esseri umani e dell’intero ecosistema.
Una manciata di onestà intellettuale dovrebbe indurre i protagonisti di questa svolta a destra a una riflessione autocritica profonda, per fermarsi prima che sia troppo tardi. Ma forse è già troppo tardi.
IL SINDACO DI BELLUNO, JACOPO MASSARO: PIÙ INSICUREZZA COL DECRETO SALVINI
«Il Decreto Salvini sull’immigrazione non renderà l’Italia un Paese più sicuro, ma al contrario rischia di gettare in mano alla delinquenza organizzata migliaia di persone. È un provvedimento calato sul territorio da chi sta seduto dietro un banco o una scrivania a Roma e, per una decisione “di pancia”, scarica così le future emergenze sociali sui sindaci e sui suoi cittadini»: il Sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, ribadisce la bocciatura al decreto in materia di immigrazione e sicurezza, bocciatura già illustrata pochi giorni fa.
«Ci sono aspetti di questo decreto che rischiano di alimentare le tensioni sociali: – spiega Massaro – l’eliminazione dell’accoglienza diffusa a favore delle grandi concentrazioni, la riduzione delle politiche di integrazione, la riforma dello SPRAR che escluderà dal sistema dei progetti di integrazione i richiedenti in attesa di permesso di soggiorno, il “salto” delle quote di riparto e della clausola di salvaguardia. Tutto questo farà sì che, anziché sviluppare i progetti di integrazione che nelle realtà come Belluno hanno portato negli anni buoni risultati, i migranti saranno trattati come persone totalmente estranee alla nostra società, senza possibilità di conoscere la cultura, la lingua, cercare un lavoro, ed il loro destino, vista l’impossibilità dei rimpatri, sarà quella di andare a rinfoltire le fila della delinquenza organizzata».
«Il “sistema Belluno” ha funzionato, grazie agli sforzi delle istituzioni e delle realtà che si occupano dei richiedenti asilo. – conclude Massaro – I nostri progetti di insegnamento della lingua, della cucina, dell’orientamento civico, l’obbiettivo di avvicinarli al lavoro e di rendere attiva la loro vita nella città, tutto questo viene ora annientato da un decreto che porterà il caos nella gestione dei migranti. Un’altra decisione calata dall’alto da un ministro e da un partito che non si confronta con i territori e con chi li coordina, a partire dai sindaci, e prende provvedimenti d’impeto senza riflettere sui riflessi, anche a breve termine, che questi avranno sul Paese e sulla cittadinanza».
Giornalista e videomaker, creatore di Nonluoghi nel 1999, ha lavorato in Italia e all'estero per giornali e stazioni radiofoniche.
È redattore Web del quotidiano l'Adige.
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