Caro Compagno,
dopo aver letto sulla stampa i resoconti del recente congresso dei DS, mi permetto di suggerirti un’integrazione. Mi rendo conto che è troppo tardi per il congresso ormai concluso ma ci saranno molte altre occasioni da qui al 2006 per tener conto della mia richiesta. Mi ha colpito, favorevolmente, il programma cosiddetto delle 3 G: generazioni, generi, genti, e ti chiedo di aggiungere un’altra G (doppia), quella di Genova-G8.
Non è affatto slegata dalle altre G, a Genova luglio del 2001, durante le manifestazioni contro il G8, parteciparono genti di molteplici generazioni, di tutti i generi, di molti paesi del mondo, e alcune migliaia di loro votavano e votano il tuo partito.
Come certamente ricorderai, queste persone si erano recate a Genova per manifestare contro i grandi 8, perché non condividevano le scelte economiche, politiche, la mancata difesa dei diritti umani, la preoccupazione per la vita e la sopravvivenza del nostro pianeta, dei miliardi di persone che non contano, ma ci sono.
E quando così tanta gente si muove, da ogni parte, con ogni mezzo, è perché ha qualcosa da dire ed è importante saperla ascoltare.
In quei giorni, a Genova, trecentomila persone, presero parte alle manifestazioni. Il bilancio fu gravissimo: un ragazzo, Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere, centinaia di manifestanti feriti, fermati, arrestati. Un’intera città chiusa in gabbia, assediata, gasata, umiliata e ferita. Un intero paese, stupito, che vedeva di colpo annullate le regole democratiche, le garanzie costituzionali, il rispetto dei diritti umani.
A Genova centinaia di migliaia di persone hanno provato a scrivere un’altra agenda per la politica italiana e globale e, se nel 2001 i DS hanno ritirato la loro adesione a quella manifestazione nata dal basso, oggi hanno la responsabilità di confrontare la loro agenda con quella dei movimenti, per dire chiaramente ai loro elettori che programmi ha il più grande partito di opposizione su questioni fondamentali come la globalizzazione, la corsa sfrenata al riarmo, le biotecnologie, lo sfruttamento del sud impoverito, i debiti dei paesi sfruttati (che gravano anche sulle popolazioni colpite dallo tsunami), le guerre permanenti, su tutte quelle questioni che i popoli del mondo, da Seattle a Genova, hanno voluto portare all’attenzione dei politici e di chi ha responsabilità di governo.
Ti ricordo che il giorno 6 aprile 2005, a carico di 28 funzionari di Polizia inizierà il processo per l’assalto alla Scuola Diaz, durante il quale 93 persone furono tratte in arresto sulla base di prove false. Molti di loro furono ricoverati in ospedale per le ferite riportate, alcuni di loro in modo grave. Per 68 di loro fu solo l’inizio di un incubo che continuerà per molte ore nella caserma di Genova Bolzaneto.
Nel frattempo i poliziotti ed i funzionari rinviati a giudizio (accusati di falso, calunnia e concorso in lesioni gravi) non solo non sono stati sospesi dai loro incarichi, ma, molti di loro sono stati promossi fin alle più alte cariche della Polizia Italiana.
Il giorno 27 gennaio 2005 si è svolta la prima Udienza Preliminare per i fatti accaduti nella caserma di Bolzaneto a carico di 47 tra agenti di polizia, carabinieri, guardie carcerarie, infermieri e medici penitenziari, accusati di abuso d’ufficio, lesioni, percosse, ingiurie, violenza privata, abuso di autorità contro gli arrestati, minacce, falso, omissione di referto, favoreggiamento personale, e di violazione dei diritti umani fondamentali previsti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.
Questo processo rischia di finire prima ancora di iniziare perché dal luglio del 2001 sono trascorsi 3 anni 6 mesi e 20 giorni e molti dei reati saranno certamente prescritti prima della fine del processo. Nessuno degli indagati è stato nel frattempo sospeso dai propri incarichi.
Esprimersi sui processi di Genova significa esprimersi politicamente su queste questioni, e questo non riguarda solo chi segue le vicende del G8, ma è un problema che riguarda il rapporto tra la sinistra e la sua base, anche quella parte di base che non c’era a Genova.
Le persone che attendono una risposta non sono solo quelle che hanno subito violenze e torture, ma sono anche quelle che vogliono avere le idee chiare su come andranno a votare, e chiedono a te e al tuo partito posizioni chiare su molte questioni ancora inevase.
Vedi compagno Fassino, io penso che la doppia G di Genova-G8, non possa non interessare al partito che rappresenti, le ferite inferte a centinaia di persone, non sono guarite e non guariranno, la fiducia nelle forze dell’ ordine non sarà ristabilita fino a che non sarà fatta piena verità su quei giorni.
Per questo ti chiedo di impegnarti affinché ci sia una vera Commissione d’ inchiesta Parlamentare sui fatti di Genova e perché gli appartenenti alle forze dell’ordine, rinviati a giudizio, siano sospesi dal servizio in attesa del verdetto.
Chiedo a te ed al tuo partito di parlarne e di prendere posizione, pubblicamente, perché il silenzio su fatti di tale gravità e che hanno coinvolto un così grande numero di persone è connivenza e almeno 300.000 persone stanno aspettando da 3 anni 6 mesi e 20 giorni che questa consegna cessi.
Perché centinaia di persone, italiani e stranieri, portano ancora i segni di quei giorni, ancora soffrono delle ferite fisiche e morali, ancora sono terrorizzate ma, nonostante questo, hanno avuto il coraggio di denunciare i torti subiti, di costituirsi parti offese, perché ancora credono che l’ Italia possa essere un paese democratico.
Perché Genova significa diritti, democrazia del Paese e delle Forze dell’ Ordine che ne fanno parte, significa parlare di tortura, delle violenze inferte ai fermati, agli arrestati, nelle caserme, nelle carceri, nei CPT.
Perché Genova significa Napoli, Marzo 2001. (Nessuno dei poliziotti rinviati a giudizio è stato nel frattempo sospeso dagli incarichi).
Perché in uno Stato di diritto non è ammissibile che a garantire il rispetto della legge siano chiamati coloro che sono accusati di aver compiuto gravissimi delitti, è difficile chiedere ai cittadini di nutrire fiducia verso delle istituzioni così rappresentate.
Perché sicurezza e democrazia significano poter manifestare liberamente il proprio pensiero senza la paura, o la certezza, di essere massacrati e torturati impunemente o rischiare di morire per le proprie idee, quali esse siano.
Perché Fini, durante l’ultimo incontro di Alleanza Nazionale ha ricordato, lui sì, Genova e il G8. Forse perché lui in quei giorni a Genova c’era (e si è visto il risultato).
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova
www.veritagiustizia.it