Il Consiglio Europeo ha approvato la contestata direttiva sui brevetti software, nonostante nello stesso Consiglio non ci fosse una maggioranza a supporto del testo. La decisione è stata presa anche se Danimarca Polonia e Portogallo avevano chiesto di verificare l’esistenza di tale maggioranza, richiesta rifiutata dalla presidenza di turno (Lussemburgo).
«La presidenza lussemburghese si dovrà assumere la responsabilità politica dell’aver ignorato la richiesta di un dibattito approfondito da parte di vari parlamenti nazionali (Germania, Paesi Bassi, Danimarca) e di vari ministri tra cui quello del nostro Ministro Stanca. Questa direttiva è stata approvata su basi ideologiche: non è sostenuta da consenso politico e ci sono validi elementi scientifici per ritenere che sia addirittura dannosa alla crescita economica del sistema europeo. C’è da interrogarsi quanto l’attuale Costituzione Europea, che dà ancora maggiori poteri al Consiglio, sia effettivamente uno strumento di democrazia all’interno del processo politico europeo» sostiene Stefano Maffulli, coordinatore italiano della Free Software Foundation Europe.
La posizione ideologica della Commissione Europea e del Consiglio ha impedito un confronto democratico con il Parlamento Europeo, che aveva pure richiesto all’unanimità alla Commissione di elaborare un nuovo testo.
«La Commissione Barroso e il Consiglio hanno umiliato il Parlamento Europeo e vari parlamenti nazionali. Probabilmente sono stati violati gli stessi regolamenti del Consiglio. Stiamo verificando la possibilità di appello agli organi di controllo delle istituzioni europee» aggiunge Maffulli.
Il testo approvato, se sarà convalidato, verrà presentato al Parlamento Europeo per una seconda lettura, dove potranno essere approvati emendamenti se questi sono sostenuti dalla maggioranza dei parlamentari europei.
[News tratta dal sito della Free Software Foundation Europe (http://www.italy.fsfeurope.org/) dove si possono trovare approfondimenti e link su questo e altri argomenti.]