“Requiem per il giornalismo? Notizie al buio nella società della comunicazione” è il titolo di un incontro svoltosi lunedì 14 marzo a Trento, promosso da Giornalisti Senza Bavaglio.
In basso troverai il link per ascoltare il dibattito in streaming Realaudio.
Sono intervenuti: ZENONE SOVILLA, redattore dell’Adige, “Crisi del giornalismo e democrazia”; GIUSEPPE “PINO” NICOTRI, inviato de l’Espresso, “Dall’operaio massa al giornalista massa”; MASSIMO ALBERIZZI, corrispondente per l’Africa del Corriere della Sera, “Quando la redazione dice basta: l’esperienza di Senza Bavaglio”; SIMONA FOSSATI, giornalista freelance, “Diritti negati: la battaglia dei freelance”. Seguirà dibattito. Nell’epoca delle nuove tecnologie e della comunicazione totale, il mondo dei mass media è un territorio sempre più instabile: si rincorrono le mutazioni, occulte o manifeste, si perde facilmente il filo del discorso, la consapevolezza dei ruoli, il senso delle azioni.
Giornalisti e lettori corrono il rischio di un disorientamento e della mortificazione sottilmente celato dalla patina del ripetitivo menù quotidiano.
Quali sono le dinamiche in atto nel giornalismo, sottoposto alle sollecitazioni provocate da una circolazione delle “informazioni” globali talmente debordante da fagocitare se stessa? Che ne è della ricerca, dell’analisi e dell’interpretazione dei fatti in un contesto dominato da una massa di input, in gran parte privi di senso, veicolati da Internet e dalla tv o costruiti ad arte dal dilagante potere degli uffici stampa?
L’incontro “Requiem per il giornalismo? Notizie al buio nella società della comunicazione” è un tentativo di indagine su questo snodo centrale per la qualità dell’informazione e dei suoi riflessi sulla vita democratica.
Ci si chiederà, tra l’altro, quali siano i margini concreti di manovra che rimangono a chi è chiamato a leggere e decifrare la realtà, tenuto conto che le condizioni di lavoro nelle redazioni subiscono da anni un preoccupante degrado. Oggi, buona parte dei giornalisti contrattualizzati è ormai costretta a fare lavoro di scrivania fra telefono e computer mentre la caccia alle notizie viene affidata spesso a colleghi precari, sottopagati e contrattualmente poco tutelati sul piano dell’autonomia e della dignità professionali. Inoltre, per quanto riguarda la carta stampata, i redattori sono chiamati in misura crescente a svolgere mansioni tipografiche, sostituendosi alla categoria in via di estinzione dei poligrafici e sottraendo energie alla costruzione contenutistica.
Nella catena di montaggio delle notizie a chilo si riducono pesantemente i tempi da dedicare all’inchiesta, alla verifica, alla raccolta di frammenti di realtà, alla loro rielaborazione ragionata. Di fronte alla valanga di comunicazioni cui oggi noi tutti siamo sottoposti, con forti rischi di manipolazione, il ruolo di chi dovrebbe aiutarci a conoscere, a capire e a scegliere viene pesantemente mortificato anziché essere rivalutato.
Il quadro che si è via via creato negli ultimi anni fa registrare tra l’altro l’espansione di una grande massa lavoratori dei nuovi media, colleghi che spesso non vengono nemmeno riconosciuti come giornalisti ma che producono ogni giorno valanghe di “informazioni”: ignorare anche questa realtà significherebbe perpetuare un atteggiamento che ha portato il mondo dei media tradizionali a una deriva inconsapevole, alla interiorizzazione dei riflessi condizionati dettati dalla televisione, al progressivo svutamento di senso del messaggio giornalistico e alla sua moltiplicazione meramente quantitativa.
Per i giornalisti, oggi, è necessario mettersi in discussione, riaffermare la rilevanza del proprio ruolo civile e uscire da una decadente torre d’avorio ormai gravemente corrosa dagli assalti alle garanzie contrattuali e dall’incapacità di adeguarsi alle rapide trasformazioni del contesto sociale.
Si tratta di una questione che riguarda chi lavora nel mondo dell’informazione ma che investe soprattutto la sfera di ogni cittadino: ridurre la funzione del giornalismo a quella di mero portavoce e passaparola significa rinunciare al cane da guardia di cui la salute della democrazia ha necessità; tanto più in tempi nei quali mediante la televisione si svolgono quotidianamente “spettacolari” manovre di distrazione dell’opinione pubblica.
I RELATORI
Massimo Alberizzi, al Corriere da quasi trent’anni ha coperto quasi tutte le guerre della fine del secolo scorso in Africa. E’ stato consulente del Consiglio di sicurezza per l’investigazione del traffico d’armi nel Corno d’Africa. Più volte consigliere nazionale della Federazione nazionale della stampa, è stato sempre impegnato nel sindacato.
Giuseppe “Pino” Nicotri, inviato de l’Espresso e saggista (suoi i libri “Fiat. Fabbrica Italiana Automobili e Tangenti” e “L’arcitaliano. Ferrara Giuliano”). E’ consigliere generale dell’Inpgi, l’ente previdenziale dei giornalisti italiani.
Simona Fossati, giornalista freelance. Dopo alcuni anni di redazione, alla fine degli anni ’80, sceglie la libera professione, ha collaborato con quotidiani, periodici e televisioni. Coautrice dei manuali “Giornalista Freelance” e “Voglio fare il giornalista” editi da Sperling & Kupfer. Da anni impegnata nella battaglia sindacale per ottenere diritti e tutele per i giornalisti liberi professionisti.
Zenone Sovilla, redattore dell’Adige e saggista, in passato ha lavorato al Gazzettino di Venezia e come corrispondente free-lance dalla Scandinavia per La Stampa, il GrRai e Radio Svizzera Internazionale. Ha elaborato il progetto di studio su media, mercato e democrazia “Nonluoghi” (www.nonluoghi.it).
Senza Bavaglio è una componente di minoranza del sindacato unitario dei giornalisti italiani Fnsi.
Ascolta il dibattito [durata 2 ore e 20 minuti, formato Real media]