Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita nel Trentino lo scorso week-end, non ha trovato trenta secondi per ricevere brevi manu un dossier preparato dai gruppi che si oppongono al progetto di inceneritore di rifiuti varato dalla Provincia autonoma. L’occasione della visita era un premio, intitolato alla memoria di Alcide Degasperi, che Napolitano ha consegnato al suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi. La presenza di Romano Prodi e del senatore a vita Giulio Andreotti ha completato un quadretto istituzionale che ha fornito una luccicante vetrina mediatica al presidente della Provincia, l’ex Dc ora nume della Margherita Lorenzo Dellai, che vive mesi di difficoltà politica, anche alla luce del successo del centrodestra, in Trentino, alle recenti elezioni politiche.
Trentino e gestione dissennata dei rifiuti a parte, il presidente Napolitano nei giorni scorsi, con la sua assenza ai funerali, aveva deluso anche le aspettative degli amici e dei compagni di partito di Angelo Frammartino, il ragazzo italiano, militante di Rifondazione comunista, accoltellato e ucciso a Gerusalemme da un palestinese.
Un gruppo di cittadini di Monterotondo aveva scritto una lettera aperta a Napolitano, pubblicata su Liberazione e il giorno dopo il presidente ha risposto cordialmente. Ecco le due lettere. La lettera dei cittadini di Monterotondo inviata per tramite del circolo del Prc
Giorgietto Napolitano, così La chiamava Angelo Frammartino inviando agli amici via e-mail il Suo discorso di insediamento, felice che un uomo con il Suo passato fosse diventato la più alta carica istituzionale della Repubblica Italiana.
Non ci permettiamo la stessa confidenza, Signor Presidente, per esprimerLe oggi la nostra profonda delusione di cittadini per la sua “rumorosa assenza” al funerale del nostro amato Angelo.
Avrà saputo, seguendo dai giornali e da tutti gli eventi mediatici di questi giorni, chi era Angelo, qual’era il lavoro che stava svolgendo nel progetto di cooperazione a Gerusalemme.
Avrà certamente saputo del suo straordinario impegno quotidiano nelle tante attività sociali, culturali e politiche che svolgeva nel nostro territorio, alla cui base c’era una tensione particolare allo sviluppo dell’idea di pace e, ancor più forte, al tema della non-violenza.
Angelo era ed è la concreta speranza dell’intera comunità e del suo futuro. Angelo incarna perfettamente quegli ideali per i quali tante generazioni passate hanno lottato e dato la vita, a loro volta, per realizzare una società migliore.
Ma è anche di più. Angelo era un ragazzo di 24 anni, studente appassionato, curioso, critico, capace di “rileggere” la storia, sentirne gli errori-orrori, proponendo nuove risposte.
“Ripensando la Resistenza, guardiamola in profondità, dove la storiografia ha visitato poco, quei partigiani silenziosi, senza gloria, quelli come Pavese che rapirono vite con orrore, timore, inadeguatezza, e quella Resistenza cattolica senza armi, ed altre ombre lucenti…
Ed oggi?
Il fatal binomio guerra-terrorismo sembra ineluttabile.
Sarebbe ottimo liberarsi dell’idea che ci sia giustificazione all’orrore se è prodotto in risposta ad altro subìto in precedenza.
Sarebbe bello sposare la pratica non violenta nell’affronto di ogni problematica e la pace come stadio al quale tendere.
Fare l’amore con la NON-VIOLENZA per partorire la pace dal grembo della società.”
Questo scriveva Angelo pochi mesi fa.
Per tutto questo, per essere in grado di “partorire la pace dal grembo della società” , Le scriviamo Presidente, che sarebbe stato bello averLa qui, cittadino tra i cittadini. Perché Angelo-ragazzo era un vero operatore di pace, a cui un Paese DEVE RENDERE OMAGGIO attraverso le sue più alte cariche, con la forza dei suoi simboli. Se i simboli testimoniano le scelte di un Paese, un simbolo è mancato, il Suo, quello che avrebbe parlato a tutti, spiegando, evocando, veicolando uno dei valori più nobili che oggi nessuno può evitare di scegliere: LA PACE!
Monterotondo, lì 16 Agosto 2006
I cittadini di Monterotondo… (seguono decine di firme)
La lettera del presidente
Cari cittadini di Monterotondo,
ho letto la vostra lettera, capisco il vostro rammarico e me ne dispiace. Mi ha toccato in modo particolare il riferimento all’accoglienza affettuosa con cui Angelo aveva salutato la mia elezione a Presidente della Repubblica. Non avevo avuto personalmente occasione di conoscerlo, ma credo di sapere quale spinta ideale avesse ispirato la sua scelta di generosa presenza in una terra così travagliata. Ed ho provato profondo dolore per il cieco gesto di violenza con cui è stata stroncata la sua vita: dolore che ho subito espresso, a nome di tutto il paese, in un mio messaggio, insieme con l’ammirazione per il suo impegno di pace e di solidarietà. Non vi dovrebbe essere sfuggito il significato di quelle mie parole e la sincerità dei miei sentimenti. Che tale messaggio non abbia potuto tradursi in presenza fisica al funerale – cui hanno presenziato altre personalità rappresentative delle istituzioni repubblicane – nulla toglie al valore della vicinanza da me personalmente e ufficialmente espressa, che spero di aver modo di rinnovare nel prossimo futuro.
Giorgio Napolitano