Scrive il professor Maurizio Villone, ordinario di Diritto costituzionale all’università Federico II di Napoli, nonchè senatore, ” Se uno studente di diritto costituzionale descrivesse in sede di esame la revisone della Costituzione secondo quanto è stato approvato dalla maggioranza di destra, riceverebbe probabilmente un cortese, ma fermo invito a tornare”.
Questo fa capire quanta confusione e faciloneria si sommano ad una riforma che elimina il bilnciamento classico di tutte le democrazie a noi conosciute, rendendo il premier e quindi l’Esecutivo, un potere senza limiti, che può sciogliere la Camera dei deputati o togliere l’incarico ai propri ministri, ricattando la propria maggioranza e quindi indebolendo l’opposizione e il Parlamento stesso di molte prerogative oggi consentite. Il senatore Leopoldo Elia chiama proprio questa novità ritagliata sulla figura di Silvio Berlusconi, il premierato assoluto. Il Senato perde la connotazione di essere una camera di riflessione per diventare rappresentativo degli enti territoriali, dove non si capisce perchè devono sedere i senatori a vita e i rappresentanti delle circoscrizioni all’estero e soprattutto diventa una camera con possibili maggioranze totalmente diverse da quella del Governo, generando contrasti e conflitti istituzionali gravi. Questi peraltro non bilanciati dai poteri di equlibrio, propri della nostra precedente Costitizione come quello della Presidenza della repubblica, svuotato di importanti poteri o della Corte Costituzionale, che appare nella sua composizione un organo politicamente influenzato in quanto ben sette dei quindici giudici (prima erano cinque) sono eletti dal Senato e non da entrambe le Camere in seduta comune come nella precedente Costituzione.
Inoltre il federalismo regionale pone una serie di gravi problemi di disuglianza oggettiva dei cittadini, andando a ledere proprio la 1^ parte della Costituzione, dando facoltà alle Regioni di legiferare su sanità, scuola, polizia e rendendo quindi i cittadini delle regioni più ricche e con maggiori opportunità rispetto agli altri.
La nuova riforma si colloca inoltreo in un quadro politico complessivo che merita parecchie riflessioni:
1) la Costituzione, la Carta di tutti i cittadini è stata approvata dalla sola maggioranza
2) Si inserisce in un contesto di non risolti conflitti di interesse su un tema delicatissimo come quello del pluralismo di informazione dalle televisioni all’editopria, al mondo cinematografico alla carta stampata in mano del capo della coalizione di destra
3) Si inserisce in una democrazia dove le regole basi della convivenza democratica sono messe in seria discussione: in evidenza poniamo tra le tante infrazioni che pochi oggi notan, una. Il partito di maggioranza relativa (Forza Italia) che esprimeva fino ad ieri il premier non ha al suo interno nessun rispetto delle regole che loro stessi si sono dati. In 12 anni e mezzo di vita del partito, nonostante il loro statuto preveda congressi ogni tre anni e consigli direttivi periodici nel corso dell’anno, fino ad oggi sono stati fatti due congressi e i consigli direttivi praticamente non sono mai stati svolti.
Questo fa capire l’importanza degli organi di controllo della vita democratica di questo paese, che oggi con questa riforma sarebbero indeboliti, dal parlamento, alla presidenza della Repubblivca alla Corte Costituzionale alla magistratura sottoposta ad attacchi ripetuti della destra.
Tutte queste ragioni per dire NO a questa riforma.
Fino adesso ho parlato con la testa, ma vorrei anche raggiungere i sentimenti di ognuno di noi, di ogni cittadino democratico, con le parole di Oscar Luigi Scalfaro
nel suo libro: “La mia Costituzione” .
” ….Il voto anche su un solo punto della Costituzione non tollera slogan pubblicitari o elettorali. Attenzione dunque. Mille volte attenzione, quando si vota la Costituzione. Lo dico sillabando: la CO-STI-TU-ZIO-NE. E una Costituzione sbagliata compromette l’oggi e il domani. Bisogna pensarci ed essere ben responsabili quando sono in gioco le regole. Nessuno può stare a casa a dormire, come se la cosa riguardasse gli altri. E nessuno quando va a votare in segreto può essere servo. I servi, che sono tanti, cerchino di sentirsi liberi almeno allo scrutinio segreto”.