L’azienda organizza un corso di formazione “manageriale” per i capiredattori, i giornalisti da colleghi diventano risorse umane. La risposta è uno sciopero. Siamo al Corriere della Sera, dove oggi non si lavora. Ecco il comunicato con cui la rappresentanza sindacale (Cdr, comitato di redazione) annuncia lo sciopero e le sue motivazioni. «Il Corriere della Sera domani non sarà in edicola per uno sciopero proclamato dal Comitato di redazione su mandato dell’assemblea. Lo sciopero è stato indetto come risposta ai comportamenti con i quali la Rcs, in linea con quanto persegue a livello nazionale la Federazione degli editori nella trattativa per il prossimo contratto di lavoro, sta mirando sistematicamente a stravolgere la natura e i principi del lavoro giornalistico.
L’obiettivo ormai esplicito è quello di trasformare i quadri redazionali in figure manageriali che rendano conto direttamente all’azienda. In questo modo non conterebbero più la libera informazione, l’autonomia e l’indipendenza al servizio dei lettori; e il punto di riferimento diventerebbero, invece, gli interessi finanziari, politici, industriali, di marketing e pubblicità che fanno capo agli azionisti.
L’ultimo esempio eclatante è rappresentato da un seminario su temi non giornalistici ma esclusivamente manageriali: il primo di una serie, organizzato per ieri e oggi dalla Rcs su sollecitazione dei direttori sia del Corriere sia di altre testate del gruppo, e rivolto ad alcuni capiredattori. Nei giorni scorsi, e ancora fino a ieri sera, il CdR ha fatto presente alla direzione gli aspetti inquietanti e rischiosi di questa iniziativa e le possibili ricadute in termini contrattuali e deontologici e ha chiesto di sospenderne l’attuazione per quanto riguarda il Corriere della Sera. Malgrado questo, e rifiutando la richiesta della redazione, il direttore Paolo Mieli ha scelto di sostenere la posizione dell’azienda, rinunciando al suo ruolo di garante dei giornalisti.
Inizialmente, per assicurare un minimo di trasparenza, il CdR aveva chiesto di essere presente al seminario con un suo rappresentante in qualità di semplice osservatore. Questa opzione era stata respinta drasticamente, ma ieri sera è stata l’unica offerta che il direttore ha fatto in extremis al CdR, proiettandola in un futuro ipotetico. Cosa che è apparsa, a quel punto, come il tentativo di coinvolgere il sindacato a copertura dell’operazione.
A sostegno della posizione del CdR e della redazione, e condividendone le preoccupazioni, ieri la Federazione Nazionale della Stampa, in un comunicato congiunto con l’Associazione Lombarda dei Giornalisti e l’Associazione Stampa Romana, ha definito quella della Rcs «una iniziativa i cui contenuti, mirati alla gestione delle risorse umane ed economiche, confliggono con alcune delle norme deontologiche fondamentali della legge sulla professione giornalistica. L’iniziativa di Rcs sembra invece anticipare e concretizzare una delle richieste più pericolose avanzate dalla Fieg, ovvero considerare i quadri giornalistici espressione diretta dell’azienda, fino al punto di richiederne la licenziabilità». L’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha denunciato il fatto che «l’iniziativa del Corriere della Sera va in una direzione che non tutela i valori dell’autonomia della professione di giornalista. La Rcs punta a trasformare, in linea con i postulati della contropiattaforma della Fieg, i capiredattori in manager abituati a vedere “i giornalisti come risorse e non come colleghi”».
Il CdR