[Dal gruppo Senza Bavaglio – www.senzabavaglio.info – componente della Federazione nazionale della stampa italiana]
Se la puntata “In mezz’ora” di domenica 12 marzo è durata sedici minuti e tredici secondi, calcolata alla stretta di mano, non è perché la conduttrice Lucia Annunziata avesse terminato le proprie domande e, di conseguenza, l’ospite Silvio Berlusconi le sue risposte. No, quel che è accaduto è l’esatto contrario, ossia, il presidente del Consiglio non aveva sufficienti risposte alle domande della giornalista. Non solo, Silvio Berlusconi ha anche dimostrato di essere incapace, come molto probabilmente la maggior parte degli attori politici italiani, sia di destra sia di sinistra, di poter reggere un confronto giornalistico serio e spigoloso.
Sicuramente non del tipo che ha consacrato il giornalista britannico Tim Sebastian e il suo programma trasmesso da Bbc “Hardtalk”, da cui Rai Tre ne ha ripreso il format per il suo “In mezz’ora”. Di fatto, il programma dell’emittente inglese è uno dei più seguiti e interessanti proprio perché è costruito attorno ad un’intervista-contraddittorio dura e fastidiosa (altrimenti lo avrebbero chiamato in altro modo) dove il giornalista, come in poche altre situazioni, è libero di interrompere e smentire il suo ospite, in qualsiasi momento. Lo sanno benissimo i grandi protagonisti della politica britannica, ma lo sanno anche un leader di Hamas, invitato dal conduttore a fare il kamikaze al posto dei ragazzini, e Franco Frattini, che il 22 giugno 2004 (allora era ministro degli esteri) ci andò e, come succede alla quasi totalità dei partecipanti, non ne uscì un gran bene.
Ma lo scopo del programma, sia in Rai che in Bbc, è proprio questo, incalzare l’ospite e interromperlo per bloccarne la retorica di circostanza e, ancor di più, per smontarne le castronerie. E infatti, se lo sgabello posto all’altro capo del tavolo rotondo di Tim Sebastian, è ritenuto particolarmente scomodo e pericoloso dai più, comunque “costretti” prima o poi a sedervisi, si trasforma in un piedistallo sul quale mettersi in mostra per chi invece ha veramente qualcosa da dire. Ma dipende dall’ospite. Il giornalista, alla fine, fa solo delle domande e pretende delle risposte precise. Non vaghe e in politichese. Sì può rispondere bene, si può rispondere male e, da oggi, ci si può pure alzare e girare i tacchi. A giudicare saranno poi i telespettatori. Chissà se qualcuno da oggi si alzerà anche dallo sgabello scomodo di Tim Sebastian. Noi crediamo di no.
Anche nel caso Lucia Annunziata avesse davvero ecceduto in aggressività o protagonismo o avesse rivolto critiche a carattere personale, come viene accusata da più parti, non è serio né accettabile che un capo di governo si faccia saltare i nervi e sbatta la porta come un qualunque personaggio dello spettacolo. Come giornalisti, siamo rimasti esterrefatti a sentire l’editore e premier Silvio Berlusconi chiedere con insistenza “mi faccia la domanda” su argomenti a lui graditi, e increduli a sentirlo minacciare la nostra collega, per giunta con tono da padrone delle ferriere. In una intervista seria le domande le decide l’intervistatore, non l’intervistato. E tra persone educate è il più potente, in questo caso Berlusconi, a dover essere più paziente ed è l’uomo, in questo caso ancora Berlusconi, a non potersi permettere, neppure come risposta, comportamenti prepotenti con una donna. L’unica cosa chiara dall’incontro-scontro di ieri è che Berlusconi oltre alle leggi su misura è abituato alle domande su misura per interviste su misura. Come cittadini e come giornalisti abbiamo di che riflettere. Infine una considerazione: la televisione sarebbe molto più interessante se i Vespa, i Fede, i Mimun, i Floris si comportassero con Prodi, D’Alema, Bondi, Rutelli, Fassino e Berlusconi come ieri l’Annunziata, pur con gli eventuali eccessi, si è comportata con il premier.
Senza Bavaglio
Per saperne di più vai sul sito della BBC dedicato ad HardTalk: http://news.bbc.co.uk/1/hi/programmes/hardtalk/
di Renato Ferraro
Mi pare che politica-spettacolo e informazione-spettacolo abbiano sconciamente copulato in pubblico. Adesso avremo le code spettacolar-mediatiche di questo ultimo numero di varietà. E così avanti in una pochade infinita, nella quale non si trova più nulla che in senso stretto possa venire definito politico. Il numero seguente, il faccia a faccia fra il venditore di spazzole e il salumiere, è già reclamizzato dai cartelloni in tutte le pubbliche piazze e avrà punte di audience record. La politica è scomparsa, grazie alle capriole, piroette e bandane di Berlusconi, e grazie agli show volutamente aggressivi, arroganti e maleducati dei giornalisti alla Annunziata (o, sul fronte opposto, per par condicio, alla Fallaci). I politici fanno uno spettacolino, i giornalisti fanno il loro. Il pubblico tifa come a un incontro di catch e chiede dosi sempre più forti di spettacolo, aggressività, volgarità. Così la spoliticizzazione avanza, rimpiazzata dai frufru, dalle tette e dalle risse, e il potere viene sempre più concentrato nei media, in mano, come dice Chiesa, ai padroni e agli amici dei padroni, schierati su un fronte o sull altro a seconda delle convenienze. Lo scopo dei berluscones e degli anti-berluscones dei media è così chiaro che fa paura. Spingendo il popolo bue all’isteria lo incoraggiano a correre dritto verso il macello. La democrazia è stata ridotta a buffonata, grazie anche ai giornalisti: le vedettes con le penne sporche e i pecoroni (i quali giustamente saranno prima o poi scuoiati e trasformati secondo la loro indole in scendiletti).
[ www.senza bavaglio.info ]