Chi non lavora non fa l’amore, come recitava la canzonetta (antisessantottina) di Celentano, è un’affermazione che può essere messa seriamente in discussione: se è vero che una persona che viva una situazione di disoccupazione prolungata potrebbe vedere compromessa la sua possibilità di intrattenere rapporti sociali edificanti come quelli erotico-affettivi (non tutte le persone in stato di indigenza, ad ogni buon modo, risultano essere prive di partner), d’altro canto è anche vero che non tutti quelli che lavorano fanno sesso e che la maggior parte degli scambi erotici non avviene direttamente sui luoghi di lavoro. Si potrebbe problematizzare oltre, ma quel che più conta è che non esistono evidenze empiriche incontrovertibili a favore della tesi lavoro uguale sesso assicurato.
“Siccome sei povero devi morire prima” è invece il titolo di un’importante pubblicazione di Alfred Oppholzer, studioso tedesco di epidemiologia sociale. Questa volta la tesi è solidamente supportata sia sul piano teorico che su quello empirico: esiste ormai una lunga tradizione (soprattutto anglosassone) di studi sulla relazione esistente tra condizioni socioeconomiche e stato di salute. In base ai risultati di questi indirizzi di ricerca è possibile affermare con relativa certezza che al variare di quella che gli esperti di settore definiscono la “triade meritocratica” (formazione, lavoro, reddito) variano i tassi di morbilità e mortalità.
Studi condotti nell’ambito dell’epidemiologia sociale, della medicina sociale, della sociologia medica e della ricerca socio-stratificatoria sulla diseguaglianza sembrano confermare come una correlazione inversa di questo tipo (meno soldi, formazione, reddito hai, prima muori) abbia una validità pressoché universale.
Günther Steinkamp ha fornito nel 1993 due ulteriori ed importanti precisazioni nel merito: in primo luogo che la relazione appena vista è verificata dal dodicesimo secolo, in secondo luogo che anche considerando isolatamente ciascuna delle tre componenti della “triade”, la tesi viene confermata.
Non è superfluo sottolineare che questa verità teorica e statistica vale anche e soprattutto all’interno dei Paesi a capitalismo avanzato.
Che cosa dobbiamo pensare quando ci ricordano che stiamo correndo verso una società duale? La società di chi ha troppo e di chi ha troppo poco o nulla è anche e soprattutto quella di chi muore e si ammala meno e di chi muore e si ammala troppo.
Un tema tanto importante da non entrare nemmeno nell’orizzonte del discorso pubblico attuale…
* Pietro Frigato è studioso dei costi sociali del mercato.
Questo articolo è tratto dall’archivio di Nonluoghi nel quale fu inserito cinque anni fa.