È uscito il volume “Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015” di Manlio Dinucci, Fazi Editore, 245 pagine, 12,50 euro.
Dalla prefazione di Giulietto Chiesa:
«E’ questo un libro prezioso sotto molti aspetti, ma soprattutto perché, attraverso un’analisi precisa, puntuale, esauriente, ci racconta la struttura, le coordinate, i postulati del pensiero geopolitico (e implicitamente ci descrive la statura politica, culturale e morale) degli occupanti del “ponte di comando” dell’Impero.
Tutto ciò va ben oltre il riesame organico e complessivo dello “stato dell’arte” in materia di armi atomiche e di strategie nucleari, che pure è l’asse centrale del lavoro. […] Questa offensiva planetaria dell’Impero è cominciata prima dell’11 settembre. Molto prima. I materiali raccolti in questo lavoro lo documentano in modo impressionante e, io credo, definitivo». Pubblichiamo anche una nota inviataci dall’autore:
Il Doomsday Clock – l’orologio dell’autorevole rivista statunitense Bulletin of the Atomic Scientists che dal 1947 mostra, in base alla situazione internazionale, a quanti minuti siamo dalla apocalittica mezzanotte della guerra nucleare – nel 1980 indicava 7 minuti a mezzanotte. Con la fine della guerra fredda, nel 1991, la lancetta è tornata indietro a 17 a mezzanotte. Dopo, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, ha cominciato a riandare avanti: 14 minuti a mezzanotte nel 1995, 9 nel 1998, 7 nel 2002.
Di fronte a questo fatto ci si aspetterebbe una allarmata reazione nelle sedi parlamentari e politiche, negli ambienti scientifici e culturali, e, in generale, nell’opinione pubblica. Non è invece così. La notizia che la lancetta dell’Orologio dell’Apocalisse sta avanzando verso la mezzanotte nucleare passa inosservata o, comunque, non suscita particolari reazioni.
Finita l’era della guerra fredda, si è diffusa la sensazione che la minaccia di guerra nucleare fosse pressoché scomparsa e si è, di conseguenza, instaurata la pericolosa abitudine a convivere con la Bomba. Si è allentata di conseguenza, all’interno degli stessi movimenti per la pace, l’attenzione su tale minaccia, proprio mentre essa, al contrario, raggiungeva livelli critici.
Da qui l’esigenza di combattere la non-informazione e disinformazione con l’informazione, con la documentazione dei fatti reali. E’ quanto cerca di fare questo libro, in cui si ricostruisce la storia della corsa agli armamenti nucleari, dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni.
Essa viene posta sullo sfondo degli eventi che segnano il passaggio dalla guerra fredda al dopo guerra fredda, soprattutto di quelli che precedono e seguono l’11 settembre, poiché è attraverso tali eventi, in cui il governo statunitense svolge un ruolo fondamentale, che si rilancia la corsa agli armamenti nucleari e cresce di conseguenza la possibilità di una guerra nucleare.
Solo così si può cogliere la reale dimensione della Bomba. Non solo un’arma, ma l’espressione di un potere mai visto prima nella storia: il potere nucleare, capace di porre fine alla storia stessa, ponendo fine all’umanità.
L’AUTORE Manlio Dinucci, giornalista e geografo, è stato direttore esecutivo per l’Italia della International Physicians for the Prevention of Nuclear War, associazione vincitrice del Nobel per la pace nel 1985. Collabora con “il manifesto” ed è autore, tra l’altro, de Il sistema globale (2002) e, con Daniel Bovet, di Tempesta nel deserto (1991).