Oggi vogliano dichiarare la nostra solidarietà e sostegno al popolo brasiliano che, il 23 ottobre, sarà chiamato a decidere, tramite referendum, se vuole proibire il commercio delle armi nel paese.
Un’opportunità unica, per la gente, di dire in che tipo di società voglia vivere, un’opportunita’ unica per appoggiare e valorizzare il referendum come strumento di partecipazione e decisione popolare. In Brasile le armi da fuoco uccidono più che gli incidenti stradali, l’Aids o qualsiasi altra malattia o causa esterna: muoiono quasi 40.000 persone l’anno, una vera guerra civile.
Nel paese esistono 18 milioni di armi da fuoco, di cui oltre 9 milioni non sono registrate, e sono la prima causa di morte dei giovani.
Anche questo è un cammino che possiamo solo fare insieme, per proteggerci l’un l’altro e combattere questi “briganti” – le mafie, i poteri forti e criminali, i mercanti senza scrupoli, i “furbi”, i corrotti e gli affaristi… – che rendono impervio il nostro sentiero, sulle strade del mondo e della vita. Per proteggerci dalle politiche che, invece di stare dalla parte di chi soffre, si dimostrano con le loro leggi “forti con i deboli e deboli con i forti”. La priorità del profitto rispetto alla persona umana – ancor più se eretto a sistema globale – mina la giustizia sociale.
Il commercio delle armi, come l’incertezza per il lavoro che minaccia il futuro dei nostri giovani o le guerre per le risorse e il “terrorismo” con il loro corollario di violenze e vendette, oppure la tragedia inarrestabile di tante carrette del mare col loro carico di disperazione e speranza che noi ci ostiniamo a chiamare “criminale”; tutte queste sono facce diverse di una stessa medaglia, conseguenza di una politica interessata solo a mantenere privilegi e costruire muri, ultimo baluardo di un gigante possente e ingordo ma i cui piedi e stinchi d’argilla sono ormai crepati.
Lo gridò anche Tonino Caponnetto, compianto giudice antimafia, alla sua maniera, poche parole, scarne, ma un pugno nello stomaco: “E’ arrivato il momento di dire a voce alta basta a chiunque opprime l’uomo ed ogni altro essere del creatore. Basta che la parte ricca del mondo per mangiare affami la povera. Basta con le multinazionali che violano le più elementari regole del diritto. Basta con una guerra all’anno. Basta con i campi di concentramento. Basta con le bidonville. Basta con le dittature. Basta con la mafia. Riscopriamo i valori fondanti dell’uomo”.
Nel referendum brasiliano si confrontano due schieramenti. Il “Fronte per un Brasile senza armi” guidato dal Pt, il partito al governo, con i movimenti di base, le ong, le associazioni per la pace e i diritti dell’uomo.
Difendono l’immediato disarmo e la fine della vendita di armi e munizioni, perché credono che non siano queste a garantire e creare giustizia, sicurezza e prosperità nel paese. Il secondo schieramento e’ il “Fronte parlamentare per il diritto alla legittima difesa”, che raccoglie i consensi della destra e dei potentati economici delle armi, dei proprietari terrieri e dell’oligarchia politica che si oppone al presidente Lula.
Noi ci schieriamo apertamente a appoggiamo con tutto noi stessi il fronte del “sì”; e siamo convinti che se questo vincera’, ci saranno ripercussioni profondissime anche nel resto del mondo.
L’alternativa possiamo costruirla solo camminando insieme contro la criminalita’ eretta a sistema; e l’alternativa è giustizia e lavoro per tutti, citta’ sicure perche’ aperte e vivibili, scelte di nonviolenza e percorsi di accoglienza coerenti con la legalita’ ma in grado di esprimere il pieno rispetto dei diritti, della speranza e del futuro di tutti.
Inseguendo lavoro e giustizia, pace e legalità per noi e per tutta l’umanita’ ormai strettamente interconnessa in un mondo sempre più piccolo.
Un mondo di pace e giustizia, senza privilegi né servilismi… dove – spinti dall’anelito per la verità della nonviolenza e dell’uguaglianza, e
portando sulle nostre spalle i colori dell’arcobaleno – possiamo tutti
camminare verso un destino comune, in dignità e nella gioia dello stare insieme.
[Tratto dal notiziario telematico La nonviolenza è in cammino, newsletter 22 ottobre 2005]