Nei giorni scorsi il consiglio comunale di Trento ha dato il via libera al progetto di costruzione di un inceneritore voluto dalla giunta provinciale. Entrambi i governi sono retti dal centrosinistra, Verdi compresi. Nel voto dell’assemblea municipale si sono espressi contro l’inceneritore il centrodestra, lo Sdi e i Verdi. Non si è opposto invece il gruppo di Costruire comunità, ala “eco-solidal-pacifistaltermondialista” della coalizione di centrosinistra.
Da anni l’associazione Nimby Trentino (www.ecceterra.org) si batte contro l’inceneritore proponendo una gestione/riduzione dei rifiuti sul modello della raccolta differenziata spinta. Da un anno e mezzo l’associazione coordina un digiuno a catena contro l’inceneritore del quale denuncia l’insensatezza concettuale come risposta alla questione rifiuti, i rischi per l’ambiente e per la salute umana, la subordinazione a logiche di business e di mercato anche nella gestione dell’impianto.
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Pubblichiamo di seguito l’intervento in consiglio comunale dell’esponente dei Verdi Carlo Biasi, contro l’inceneritore
Il problema dello smaltimento dei rifiuti presenta una molteplicità di aspetti che attengono alle questioni ambientali, tecnico – scientifiche, economiche, di sicurezza per la salute dei cittadini, e a sottese motivazioni di ordine socio-culturale e naturalmente si presenta come questione politica.
Questa maggioranza sicuramente ha il compito di amministrare nelle modalità e coi tempi adeguati, riteniamo però che su un tema di questa importanza per l’oggettiva natura e per la notevole partecipazione e coinvolgimento non solo dei singoli cittadini, ma anche dell’ associazionismo, del mondo imprenditoriale, delle attese anche delle altre municipalità prossime alla nostra città, la scelta non ammette scorciatoie o soluzioni come già detto pigre oltre che pericolose ed enormemente costose.
E’ vero che ormai il dibattito che accompagna tutta la tematica dei rifiuti, sviluppato attraverso convegni, riunioni politiche, contributi da parte del mondo scientifico, dell’associazionismo ambientalista, del mondo della produzione, è stato così vasto ed approfondito che risulta in definitiva spesso ripetitivo e tautologico elencare le argomentazioni espresse al riguardo.
Quindi non tratterò il tema della riduzione dei rifiuti e della raccolta differenziata; per quaesto basta fare riferimento al prezioso, puntuale e praticamente esaustivo ordine del giorno di qualche anno fa dell’allora consigliere di Solidarietà ( o DS) Luigi Calzà che mi risulta sia stato attuato solo in parte dall’amministrazione.
Gli aspetti generalmente culturali, tecnici e scientifici sottesi alla questione inceneritore sono già stati considerati nell’intervento del collega Dannunzio.
Il mio intervento quindi sarà volto a esporre, magari un po’ disordinatamente contributi, non certo inediti, ma che magari possano avere qualcosa di nuovo per il loro contenuto o per la loro attualità.
Innanzi tutto ritengo importante
1) CONTESTUALIZZARE
il problema calandolo nella realtà comunale e provinciale, quindi in via anche schematica
a) Impatto ambientale
è fuori discussione che l’impatto ambientale dell’infrastruttura è notevolmente maggiore nel momento in cui si prende in considerazione il nostro territorio per la sua particolare morfologia. Questa considerazione è valida per tutta la provincia, ma per il sito di Ischia Podetti la situazione è ancora più delicata per la vicinanza al fiume e per la presenza di zone con particolare fragilità dal punto di vista naturalistico.
Mi riferisco alle due Zone speciali di conservazione, tutelate a livello europeo, prossime alla suddetta località che avrebbero dovuto determinare la necessità di una valutazione di incidenza, all’interno del procedimento di VIA. La direttiva Habitat 92/43/CEE all’articolo 6 paragrafo 3 impone che qualsiasi progetto che possa avere incidenze significative su tale sito forma oggetto di una’opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito stesso. La dottrina sul punto è costante nel ritenere che tale incidenza può derivare non solo da progetti situati all’interno di un sito protetto, ma anche da progetti situati al di fuori di un sito protetto. Sul punto infatti, giustamente è stata interessata la Commissione Europea.
Inoltre va considerata anche la presenza di tutte quelle colture pregiate che si trovano immediatamente a nord del sito e grazie alle quali esistono e prosperano le famosissime cantine sociali Rotari e La Vis o l’Istituto di San Michele solo per fare qualche nome.Ma pensiamo, se in futuro, in tali terreni agricoli, si dovessero riscontrare tracce di diossina siamo consapevoli che a saltare sarebbe tutta l’economia della piana rotaliana e quindi l’immagine del Trentino.?
b) caratterizzazione meteorologica
Ad amplificare i rischi per un inquinamento delle aree prossime al sito di Ischia Podetti sono in particolare il vento da nord – est che soffia contro la montagna a ovest del sito ostacolando la salita del pennacchio e la forte inversione termica soprattutto invernale che impedisce la salita dello stesso determinando una ricaduta al suolo degli inquinanti con forti valori poi di concentrazione sul terreno.
c) Impatto relativo inquinamento cumulativo:
altro aspetto da tener presente è l’impatto complessivo delle fonti di inquinamento attuali in aggiunta a quella dell’inceneritore, lo scenario purtroppo è questo:
la zona della Val d’Adige è già di per sé interessata dal fenomeno delle polveri sottili almeno per metà dell’anno prodotti dagli impianti di riscaldamento e dall’ incremento costante del traffico: già da adesso si propone sull’autobrennero la terza corsia dinamica, in previsione di fare proprio una terza corsia per far fluire una massa enorme di traffico che verrà anche alimentata da una Valdastico che si da ahimè sempre più per scontata.
Pensate a cosa succederà se a questa situazione già grave aggiungiamo quindi le emissioni inquinanti dei fumi dell’inceneritore e del via vai di camion che dalle valli porteranno i rifiuti a Trento, e da Trento riporteranno nelle valli le scorie non certo innocue residuate dall’incenerimento.
2) INCOMPATIBILITA’ DELL’INCENRITORE
Come è stranoto l’inceneritore non è alternativo alla discarica; anzi le scorie, le polveri e i fanghi che verranno riportate nelle discariche sono rifiuti tossici che residuano nella percentuale del 25% circa e che dovranno essere stoccati n discariche speciali ( da noi modificando quelle comprensoriali, da altri come succede in Germania nelle miniere di salgemma); Quello che è certo è che l’inceneritore è incompatibile con la politica di riduzione a monte dei rifiuti e con una raccolta differenziata che si voglia portare avanti nel modo ottimale insomma spinto.
Questo è una considerazione assolutamente logica sotto entrambi gli aspetti:
Per quel che riguarda la riduzione dei firiuti perché è noto che l’inceneritore per poter funzionare in maniera efficiente deve bruciare molto e quindi ha bisogno di molti rifiuti, e uno dei migliori combustibili è rappresentato ovviamente dalla plastica, cioè da quel materiale che si dovrebbe cercare di ridurre maggiormente a livello della produzione.
L’inceneritore è incompatibile anche con la raccolta differenziata. Affinché l’impianto funzioni in maniera efficiente ha bisogno di bruciare anche materiali facilmente riciclabili (carta e cartone ). La raccolta differenziale sarà quindi funzionale e finalizzata alla “corretta” massimazione degli utili dell’inceneritore.
Potrà allora accadere che come avviene ad Amsterdam si decida di bloccare la raccolta differenziata al 40% oppure in Germania dove, avendo percentuali di differenziata elevatissima, si importano i rifiuti da tutto il mondo, persino dal Brasile.
Data una tale incompatibilità, l’aver affidato le funzioni di raccolta e di smaltimento in capo ad uno stesso soggetto, cioè Trentino Servizi spa, appare come una incongruenza evidente.
Mi sia consentito anche qui un rilievo di ordine meramente giuridico; per ora l’accenno solamente, riservandomi di approfondirlo in seguito e magari di farne oggetto di interrogazione in sede di consiglio provinciale da parte del nostro gruppo provinciale.
La questione, che ha una certa suggestione anche dal punto di vista dogmatico nel senso che riguarda il principio della libera concorrenza, scaturisce dalla delega del 2001 da parte della Provincia alla Trentino Servizi SPA della realizzazione e gestione dell’impianto di smaltimento. Ciò era possibile in base all’art. 72 del DPGP recante il testo unico delle leggi provinciali in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti, risalente al 1987.
Nessuno si è mai posto il dubbio ed è ora invece forse il caso di farlo, se tale procedura sia compatibile con le nuove norme europee in tema di appalti, concessioni e appunto, libertà di concorrenza. In sostanza tali norme prevedono per l’affidamento a terzi del servizio la procedura della gara, cosa che qui non è avvenuta. Unica deroga a tale principio è prevista per le cosiddette società IN HOUSE, dove in sostanza la concessionaria del servizio è intimamente collegata all’ente concedente che vi partecipa come socio con una significativa quota di capitale.
Il punto è che la Trentino Servizi è una spa i cui maggiori azionisti sono il Comune di Trento, quello di Rovereto e la ASM SPA di Brescia che gestisce l’inceneritore della città lombarda. Altri piccoli azionisti sono alcune municipalità. Non è socia invece la PAT.
Da ciò nasce il forte dubbio che quindi la procedura di affidamento del servizio alla TS non sia dal pdv giuridico affatto corretta.
CONVENIENZA ECONOMICA
Se l’incenerimento è una colossale macchina dello spreco, produttrice di un’enorme quantità di rifiuti con le ceneri residue, diversamente contaminate, o la gran massa d’aria inquinata ricca di ossidi d’azoto, metalli pesanti, diossine ed altri, dal punto di vista economico non è neanche conveniente.
Da parte dei proponenti non si parla mai dei costi dell’operazione e del loro ripianamento; sicuramente però il costo di costruzione non sarà inferiore ai 100.000.000 di Euro; poi naturalmente, bisogna pensare al costo del ponte, al rafforzamento degli argini del fiume, insomma a tutte quelle opere che risulteranno collegate ed accessorie. Infine i costi di gestione: cambiamento filtri, pulizia, monitoraggio….
Tenendo conto di ciò, ci si domanda: “ coprirà la produzione energetica tali costi? “ Già il contributo dell’energia ricavata dai rifiuti alla produzione di energia elettrica nazionale è pressoché irrilevante, se poi nel caso nostro le dimensioni dell’impianto sono ridotte la produzione di energia sarà veramente scarsa.
Un dato è poi da tener presente ed è che attualmente l’energia prodotta da rifiuti gode di un particolare regime protezionistico di agevolazioni in base al quale, per un anomalia del tutto italiana, l’energia da rifiuti è assimilata all’energia da fonti rinnovabili e conseguentemente gode di tutti i benefici che sono riconosciuti all’energia solare, eolica…e via dicendo. Con tutta probabilità la Comunità Europea eliminerà tale ingiusto vantaggio protezionistico il che, conseguentemente, influenzerà di molto i risultati economici di gestione.
E allora, se attualmente è accertata la progressiva tendenza alla riduzione dei rifiuti e se mettiamo in campo tutte le migliori soluzioni nella raccolta differenziata, possiamo affermare che nel 2015 o per i più pessimisti nel 2020 si raggiungerà l’obiettivo zero rifiuti.
A questo punto se come previsto ufficialmente l’inceneritore potrebbe entrare in funzione nel 2009 ( data in cui si potrebbe avere una differenziata all’80%, comunque riferita ad una produzione di rifiuti già più bassa) è economicamente sostenibile un tale investimento per una durata a termine di 6 o al massimo 11 anni?
Visto che si tratta di denaro di noi cittadini tale spesa appare ingiustificata, irresponsabile e eticamente non accettabile.
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Purtroppo, attraverso una sciagurata scelta di una variante al PUP calataci dall’alto stiamo assistendo a livello provinciale ad una distruzione di territorio e di risorse non più rinnovabili,
al proliferare di impianti di risalita addirittura nei parchi nazionali e nelle zone di importanza comunitaria, violando l’integrità di valli e zone dal punto di vista naturalistico molto importanti. Proliferano inoltre cementificazioni, asfaltature di strade forestali, e si ripropongono vecchi progetti stradali di forte impatto ambientale.
Francamente speravo che almeno a livello comunale si potessero portare avanti progetti forti e ambiziosi di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, di accettazione di soluzioni non pigre, ma virtuose e coinvolgenti nei confronti di una popolazione che da sempre ha dimostrato una particolare attenzione e rispetto del suo territorio e dell’ambiente con l’orgoglio di mantenere una sua ben precisa identità.
Prendo atto con grave rammarico che questo non sembra sia possibile
Eppue siamo all’inizio di un consigliatura che vedrà un cambiamento sostanziale della città sotto diversi aspetti e quindi dobbiamo essere per questo ambiziosi negli obiettivi e capaci di distinguerci da altre realtà cittadine proprio per scelte urbanistiche ed ambientali di alta qualità tra le quali inserire anche quella di una diversa gestione dei rifiuti; insomma stiamo sprecando un’opportunità irripetibile per diventare una sorta di modello per le altre città.
Il nostro Comune nel 2004 è stato insignito dalla Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi del riconoscimento di Città Alpina dell’Anno e questo ci dovrebbe dare lo stimolo per intraprendere un percorso forte, innovativo e virtuoso che ci permetta lo sviluppo e il miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente consentendoci davvero fare un salto di qualità straordinario.
Pensiamo solo alla promozione di una mobilità alternativa, all’attenta conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, ad un grande parco vicino alla città, al dotarsi di un bilancio ambientale e di avere il coraggio di immaginare una città che gestisce il problema dei rifiuti senza l’inceneritore.
Dobbiamo essere quindi orgogliosi di questo riconoscimento ed ambiziosi nei progetti che riguardano l’ambiente, la sicurezza e la tutela della salute dei cittadini; dobbiamo avere il coraggio di non copiare esempi negativi, di non farci suggerire dai bresciani quello che dobbiamo fare dei nostri rifiuti: da una città di pianura, lontana ed avulsa quindi dalla nostra dimensione, da una città che registra forti aumenti di produzione dei rifiuti e una percentuale di differenziata tra le più basse del nord Italia.
Siamo Trento, non Brescia.
Trento, 28.9.2005 – Carlo Biasi per i Verdi e democratici per l’Ulivo