di Riccardo Orioles *
Ma Aznar era iscritto ad Al Quaeda? Naturalmente no: fra l’altro è troppo buon cattolico per farlo. Mettiamo però, per ipotesi impossibile e del tutto surreale, che lo fosse. Chessò, per qualche miliardo di dollari di qualche banca saudita; oppure semplicemente per conversione. Bene, a questo punto che cosa potrebbe chiedere Al Quaeda a un capo di governo occidentale? Imbottirsi di tritolo e fare il kamikaze? Ma di quelli ne hanno gia’ abbastanza. Andare in tivvù a predicare il califfato di Cordova e la sharia? Ma no: si sputtanerebbe subito; e del resto ho i miei dubbi che Al Quaeda s’interessi davvero ai califfati. Tutto ciò che a un Aznar verrebbe chiesto sarebbe di fare gran dichiarazioni contro il terrorismo, di mandare magari qualche soldato a far da bersaglio da qualche parte – e però di stare in campana, di segnalare subito appena qualche indagine minacci di farsi pericolosa e in questo caso, forte della sua autorità di uomo di governo, creare delle false piste e dichiarare a gran voce che l’attentato non è di Al Quaeda ma di qualcun altro. Aznar, come abbiamo detto, non è un agente di Al Quaeda. Ma ha fatto esattamente ciò che avrebbe dovuto fare se lo fosse stato. L’ha fatto gratis, nel senso che non e’ stato pagato; l’ha fatto per fazione politica, per ambizione, per strategia elettorale o per quel che volete. Rimane che l’ha fatto, e che – oggettivamente – ha commesso favoreggiamento nei confronti di Al Quaeda. In guerra, per cose del genere, si fucila. La Spagna non fucila più, grazie a Dio, e tutto s’e’ risolto democraticamente.
Ma nessun paese civile avrebbe potuto mantenere al governo un momento di più un uomo che, magari “in buona fede”, favorisca per fini politici il nemico. In Italia, una faccenda così sarebbe durata a lungo. Con sei televisioni di proprieta’ del governo, non è difficile persuadere la gente dell’ammissibilità di qualunque favoreggiamento, di Al Quaeda o di Cosa Nostra che sia. Ma in Ispagna la stampa è libera. E i cittadini spagnuoli, da poco democratici, sentono ancora molto la dignità della democrazia (da noi, uno come Galante Garrone viene seppellito senza che il governo mandi una bandiera. Da loro, il parlamento compatto vota, destra e sinistra senza distinzioni, per onorare i superstiti delle vecchie Brigate Internazionali). “Hanno votato per paura”. Ridicolo: di tutto si può accusare uno spagnuolo, meno che di essere vigliacco. La Spagna non è un paese in cui il re scappa lasciando la capitale in mano ai tedeschi. E nemmeno un paese in cui il capo del governo cerca le scuse per non andare a visitare i soldati al fronte perché, fisicamente, ha paura. Infine, bisogna dirlo, Aznar ha avuto sfortuna. Tradire la volontà popolare, facendo esattamente l’opposto di ciò che essa vuole, da un po’ non solo è ammesso ma è anche portato a esempio di carattere forte. In Spagna, in Italia, in Inghilterra i governi hanno mandato truppe contro la dichiarata e esplicita volontà dei cittadini, espressa nei sondaggi e sbeffeggiata da tutti. I media hanno esaltato la “capacità di comando” di questi leader, il loro virile infischiarsene della gente. Bene, Aznar ha avuto la disgrazia di farsi beccare proprio il giorno prima delle elezioni, l’unico giorno ogni millecinquecento in cui i cittadini possono dire la loro senza che tv e governi gli ridano in faccia. Quello che i cittadini volevano era semplicemente “combattere quei bastardi di terroristi e fargliela pagare”. Aznar non era d’accordo ed è stato cacciato. Che c’è di strano?
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Adesso, due anni e mezzo dopo l’undici settembre e prima delle altre cose terribili che sicuramente si stanno preparando, è tempo di cominciare finalmente – il che finora non s’è fatto – a combattere il terrorismo. Il terrorismo nasce in Arabia Saudita e in Pakistan: ma entrambi questi paesi – dittature ferocissime – sono “alleati dell’Occidente” e nessuno li tocca.
Il terrorismo ha utilizzato freddamente le invasioni di Afganistan (colpa dei sovietici) e Iraq (colpa degli americani) per reclutare e addestrare le sue due generazioni, a distanza di vent’anni, di quadri combattenti: ma l’occupazione dell’Iraq, che interessa solo le aziende della “ricostruzione”, viene fatta passare per una vittoria occidentale. Il terrorismo ha un punto intrinsecamente vulnerabile, che è il suo finanziamento: ma esso non viene colpito perchè per indagare sul denaro terrorista bisognerebbe abolire il segreto bancario, e mettere allo scoperto cosi’ anche il denaro “democratico” o semplicemente ladrone (non indaghiamo sui conti dei Bin Laden perchè altrimenti saremmo obbligati a indagare anche sui conti dei Tanzi). Il terrorismo, infine, è spesso aiutato dalla scarsa professionalità o corruzione di chi tecnicamente dovrebbe fargli fronte: la Cia e i servizi americani, dopo decenni passati a reprimere i contadini del Salvador o i poveracci del Brasile, non sono stati capaci di contrastare nemmeno lontanamente la plateale preparazione dell’undici settembre. Ora il tempo precipita, perchè l’attentato di Madrid è un segnale preciso. Le “armi di distruzioni di massa” non le aveva Saddam, ma prima o poi le avrà qualcun altro.
Bisogna che la lotta al terrorismo diventi una priorità assoluta, prima degli imbrogli di Aznar o delle ambizioni di Blair o delle aziende dei Bush o degli affari di Berlusconi. è facile, o era facile fino a ieri, far finta di far lotta al terrorismo sulla pelle dei soldati di Nassirya. Ma, oltre che moralmente ripugnante, è ormai complicità oggettiva con Al Quaeda.
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Ci sono segnali spiacevoli, in giro per il nostro paese. C’è gente che a suo tempo ha fatto l’elogio di Mussolini e che adesso dichiara – scherzando – che non gli dispiacerebbe essere un dittatore e – seriamente – che vuol cambiare la procedura parlamentare perchè gli fa perdere troppo tempo. Ha già detto una volta che un’elezione (quella che l’ha mandato a casa la prima volta) era truccata e senza valore. Non vorrei che la stessa brillante idea gli venisse, con meno timidezza e piu’ incattivimento, una seconda volta. Lui se ne sarebbe andato tranquillamente, al posto di Aznar? O avrebbe dichiarato che il voto era truccato (o “da paura”) e si sarebbe barricato dentro? L’articolo ottantasette dice (di quella cosa “bolscevica”, come lui ha detto una volta, che è la Costituzione) che: il Presidente della Repubblica “ha il comando delle Forze armate”. Di chi è il comando delle Forze Armate, di chi e di nessun altro? Del Presidente. Di nuovo: chi può dare ordini ai militari? Solo Ciampi. Ripeta con me, capitano: chi è il comandante? Ciampi. A lei, colonnello: chi comanda? Ciampi. Mi scusi, generale: lei, da chi prende ordini? Da Ciampi. Va bene. Per oggi basta cosi’. Ma per un pò, questa materia, sarà bene ripassarla spesso.
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Promemoria. Piazza Fontana, 1969. Brescia, 1974. Milano, 1974. Italicus, 1974. Ustica, 1980. Bologna, 1980. Rapido 904, 1984. Firenze, 1993. Milano, 1933. Roma, 1933. Più Falcone e Borsellino, più la Falange Armata, più Via Fani. Tutti questi attentati terroristici, in cui complessivamente sono morti almeno tanti cittadini innocenti quanti a Madrid, hanno due cose in comune: a) sono accaduti in Italia; b) quando ancora non c’era Bin Laden.
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In ogni corteo, perchè sia completo, dev’esserci per regolamento: a) un politico viscido che cerca di intrufolarcisi dentro; b) un compagno imbecille che virilmente lo minaccia in nome della Giusta Linea. E poi qualche milione di gente normale che dei due coglionazzi manco se ne accorge.
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* Questo articolo è tratto dalla Catena di SanLibero del 24 giugno 2002 n° 132, e-zine diffusa da Riccardo Orioles alla quale si può iscriversi inviando un e-mail: ricc@libero.it.