[Questo è il testo din un intervento tenuto il 25 aprile a Bolsena al meeting dei Radicali di sinistra]
di Fabio Galluccio
“I pochi buoni sono pochissimi, mentre gli ambiziosi e facinorosi non si contano, pronti a risaltare fuori.”
Così scriveva nel suo diario il 31 maggio 1944 parlando dei politici che stavano assaltando la nuova ed esile democrazia, Elena Carandini Albertini, moglie di Nicolò e figlia di Luigi Albertini, direttore de “Il “Corriere della Sera” , quel direttore che Mussolini rimosse nel 1926, proprio come il cavaliere ha fatto con Ferruccio De Bortoli.
Il 10 dicembre del 1955 nasceva il Partito radicale dei democratici e liberali europei dalla scissione del PLI di Malagodi. In quella segreteria entravano proprio Nicolò Carandini, Leo Valiani, uno dei “padri” del Partito d’azione, insieme a Mario Pannunzio fondatore de “Il Mondo”, che fu uno degli animatori delle lotte per la creazione di una democrazia economica e dei diritti, contro gli oligopoli e il dominio e lo strapotere delle maggioranze. E in quel movimento aderì anche Ernesto Rossi, implacabile nel denunciare l’asservimento agli interessi finanziari e dei grandi imprenditori come fu il fascismo e come oggi purtroppo sono i poteri più subdoli, ma anche smaccatamente e volgarmente manifesti come quelli del cavaliere.
Ma furono anche questi nomi accanto a quelli che ebbero parte attiva al movimento di Giustizia e Libertà da Calogero a Salvemini, da Rosselli a Lussu ad affermare il valore insostituibile della democrazia laica, dello Stato neutrale di fronte alle religione come all’agnosticismo e all’ateismo, come di fronte alle diverse ideologie e associazioni, come di fronte alle differenze di genere che devono animare uno Stato pluralista. In questo senso questi uomini si batterono per la scuola pubblica, come agorà e palestra di tutte le idee e della crescita civile degli individui.
La difesa incrollabile dello stato di diritto, che ebbe uno dei padri in Piero Calamandrei, fu una delle battaglie di quel mondo. Proprio in questi giorni ho riletto “La catena ” di Emilio Lussu, scritto nel 1926, soffermandomi in quel passaggio tremendamente attuale “Al Regime urgeva sottrarli (Lussu parla di alcuni detenuti accusati di svolgere attività politica) alla possibile serenità di alcuni giudici naturali, e lo ha fatto passando tranquillo sulla retroattività della legge penale. È questo un principio giuridico, universalmente accettato in tutti gli Stati civili.”
A nessuno può sfuggire l’analogia con i nostri giorni.
In questi valori si diffondevano i concetti base della comunità e della partecipazione. Come l’idea di Adriano Olivetti che operò non solo per una democrazia nelle fabbriche attraverso forme di cogestione, ma anche nel territorio attraverso un’erogazione dei servizi sociali, non intesa solo come politica redistributiva, ma come qualità della vita e qualità del lavoro. La gestione dei servizi sociali doveva essere, per Olivetti, socialmente partecipata da tutti i lavoratori. Voleva fare delle aziende dei luoghi di animazione e rinnovamento della comunità.
E come non ricordare in questo contesto Aldo Capitini che con Guido Calogero fondò il movimento liberalsocialista.
Capitini cercò di realizzare un primo esperimento di democrazia diretta e di decentramento del potere, fondando a Perugia il primo Centro di orientamento sociale (COS), uno spazio politico aperto alla libera partecipazione dei cittadini. E pose alla base del suo pensiero la nonviolenza e il “Tu” per capire la società e sfuggire dall’egoismo e dall’intolleranza.
È proprio dal Tu che dobbiamo ripartire per la nuova stagione della sinistra.
E come non parlare di Piero Gobetti, morto a soli 26 anni, che capì fin dai primi suoi scritti che il fascismo era “autobiografia di questa nazione” e che avremmo dovuto far i conti anche dopo la sua fine, fino al berlusconismo : “Il mussolinismo è dunque un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l’abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza.”
Riscoprire le radici: è forse questo che dobbiamo fare. Tutti, cominciando dalla sinistra. Senza ideali, senza etica, un’altra delle grandi battaglie di questi uomini, non possiamo rifondare la politica, non possiamo, permettetemi, fare politica. Da questo nucleo, da questo laboratorio dei Radicali di Sinistra, possono rinascere Energie Nuove.
Permettemi di finire con una grande filosofa della libertà Hannah Arendt. Lei amava dire che “Il deserto è lo spazio polticamente incolto; mentre le oasi, il mondo nel quale possiamoci muovere in libertà, sono uno spazio creato dalle leggi e che le leggi proteggono, e questo vale per la politica interna come per quello della politica estera. In tal senso, “deserto” equivale da un lato a totalitarismo e dall’altro a guerra totale, ma si riferisce anche a fenomeni totalitari nelle democrazie di massa.
Ecco qual è il nostro, vostro compito: piantare tanti alberi all’interno della sinistra di “Giustizia” e di “Libertà” perché questa oasi diventi un parco rigoglioso.