Dunque il capo della Lega (ex Nord) Matteo Salvini diventa ministro dell’interno e agisce e parla coerentemente con il suo ben noto modulo da campagna elettorale permanente. Sorprende chi si sorprende, davanti alle iniziative e alle frasi raggelanti di questi primi giorni del leghista al governo. Per anni ha ripetuto pressoché indisturbato che nei campi rom ci vogliono le ruspe (giocando naturalmente sull’ambiguità e precisando poi che si riferisce ai campi una volta e definitivamente svuotati).
Ora, in veste di ministro della Repubblica, annunciando un inquietante “censimento”, si permette di affermare che i rom cittadini italiani non si possono ovviamente rimpatriare e dunque “quelli dobbiamo tenerceli”.
Con il medesimo tono borioso lo stesso esponente del governo si concede pressoché indisturbato di affermare, riferendosi alle migrazioni, che con la chiusura dei porti italiani “è finita la pacchia” (non è chiaro se per le Ong che salvano vite umane nel Mediterraneo o se per gli stessi naufraghi) oppure che “la rotta della crociera di certo non la decidono loro”.
Ma non c’è da stupirsi.
Come forse alcuni ricorderanno, anni fa (era il 2009) Salvini propose di migliorare la qualità della vita ai milanesi relegando in vagoni speciali sui tram i viaggiatori di nazionalità extracomunitaria.
Nel 2013 Salvini si aggiunse ai vari attacchi verbali rivolti dai leghisti a Cécile Kyenge, di origini congolesi, ministro dell’integrazione nel governo Letta che in tale veste si era espressa sulle tensioni sociali in Egitto: «Perché la sciura Kyenge non va a fare la Ministra in Egitto?», scrisse in Fb.
Nel 2015, invece, presentando un proprio libro, Salvini ebbe parole gentili per la Grecia, attraversata da una pesante crisi economica: “Ma che ca*** ha la Grecia? Isolette e formaggio…”, disse confrontando il Paese ellenico all’Italia.
A rpoposito di gentilezze, non dovrebbero sfuggire dalla memoria le reiterate attenzioni salviniane nei riguardi della presidente della Camera, Laura Boldrini, nella scorsa legislatura.
Quanto ai rapporti con l’alleato di governo (in teoria largamente maggioritario), vien fatto di chiedersi che cosa avrà pensato il leader M5S Luigi Di Maio guardando il video in cui Salvini, alla festa della Lega (Nord) del 2009 a Pontida, cantava in coro “Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani“.
Insomma, non si può certo dire che il personaggio non fosse ben noto, né che si potesse ragionevolmente ritenere che una volta al governo e addirittura al Viminale, Salvini avrebbe subito una mutazione antropologica. Vi è piuttosto ragione di ritenere che il volto “morbido” di Salvini sia quello istituzionale che stiamo vedendo e osservando in questi giorni.
Il che dovrebbe indurre a un supplemente di riflessione autocritica coloro i quali hanno accettato e condotto il capo leghista fino alla poltrona del ministero dell’interno. Altro che gli psicodrammi sul ministro Savona all’Economia…
Di qualche utilità, di fronte allo scenario attuale, può rivelarsi una rilettura della nostra Carta costituzionale.
L’esame comparativo fra la legge fondamentale e l’agire politico del governo potrebbe incoraggiare chi intende contrastare, con un’informazione e una politica profonde, il populismo sovranista e manettaro (coi deboli) così fortunato nel mercato del consenso facile.
Per un approfondimento rispetto alla presente selezione di articoli, basterà leggere per intero la Costituzione.
(Memo per il governo, vedi alla voce: POLITICHE SOCIALI ED ECONOMICHE)
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
(Memo per il governo: vedi alla voce POLITICHE MIGRATORIE E DI ASILO)
Art. 10
(…) Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici. (…)
(Memo per il governo, vedi alla voce: POLITICHE AMBIENTALI, QUALITÀ DELL’ARIA E PAESAGGIO)
Art. 9 (…) La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (…).
(Memo per il governo, vedi alla voce: RAPPORTI INTERNAZIONALI)
Art. 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. (…)
(Memo per il governo, vedi alla voce: SICUREZZA E CARCERE)
Art. 27
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
(Memo per il governo, vedi alla voce: TRASFERIMENTO DI POTERI DAI CENTRI ALLE AREE PERIFERICHE)
Art. 5 La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali (…) e Art. 44 (…) La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.