«Il testo di legge del tutto inadeguato rispetto alle osservazioni della Corte di Strasburgo e agli standard normativi internazionali»: lo scrive il Comitato verità e giustizia per Genova. «È una legge beffa: la tortura è definita come reato generico, soggetto a prescrizione ed è resa di difficile applicazione giudiziaria a causa delle eccessive specificazioni. Manda alle forze dell’ordine un messaggio sbagliato, rende la prevenzione più difficile», affermano in una nota congiunta Arnaldo Cestaro, il promotore dell’azione legale europea che ha visto l’Italia condannata dalla Corte di Strasburgo per i fatti della scuola Diaz al G8 di Genova 2001, Enrica Bartesaghi, madre di una ragazza vittima di violenze a Bolzaneto, Lorenzo Guadagnucci, giornalista che fu fra le persone picchiate alla Diaz (autore di vari libri sulla vicenda di Genova e sul contesto politico in cui si inserisce: fra i volumi anche “La seduzione autoritaria. Diritti civili e repressione del dissenso nell’Italia di oggi”, che fu pubblicato da Nonluoghi nel 2005 e ora è liberamente scaricabile in questo sito).
«Crediamo – proseguono – che la nostra democrazia e le nostre forze dell’ordine abbiano bisogno di un intervento di riforma più serio e più coerente. Non c’è alcun motivo per cui l’Italia debba avere normative meno rigorose di quelle definite negli altri Paesi democratici.
Chiediamo che la legge sia rivista al Senato secondo gli standard internazionali, con la tortura definita come reato proprio e imprescrittibile.
Il grave richiamo della Corte di Strasburgo sulle carenze strutturali del nostro sistema istituzionale rende indispensabili anche altri interventi: – l’introduzione di codici di riconoscimento personale sulle divise degli agenti; – la riforma dei criteri d’accesso professionale alla polizia, ora riservati a chi abbia prestato servizio militare volontario; – la formazione degli agenti secondo logiche di prevenzione e tecniche di non violenza. Chiediamo il sostegno dei cittadini, della società civile organizzata: è una questione di civiltà, di dignità e di qualità della nostra malandata democrazia».
«La sentenza della Corte di Strasburgo – scrive in un post del suo blog lo stesso Guadagnucci – è uno schiaffo alle istituzioni italiane, che dopo 14 anni di risposte inadeguate e inaccettabili sono chiamate a reagire secondo una logica democratica e civile. Non basta dire “ora una legge sulla tortura”. Serve una buona legge sulla tortura, diversa da quella attualmente in discussione in parlamento: una legge che qualifichi la tortura come reato specifico del pubblico ufficiale, che escluda la prescrizione e preveda un fondo per le vittime.
La formulazione attuale sarebbe una beffa, una non-risposta alle indicazioni della Corte di Strasburgo. E non c’è alcun motivo che giustifichi il rifiuto di introdurre l’obbligo per gli agenti in servizio di ordine pubblico di indossare un codice di riconoscimento sulle divise. Ma sullo sfondo c’è un impegno più grande, addirittura urgente, visto le carenze strutturali evidenziate dalla Corte di Strasburgo: una nuova, seria riforma democratica delle forze di sicurezza. Comitato verità e Giustizia per Genova».