Avevamo capito male. I pestaggi operati dai poliziotti dentro la scuola Diaz, durante il G8 di Genova non erano altro che un’iniziativa del personale subordinato e, per dirlo con le parole del leader dell’Udc Pierferdinando Casini, la sentenza di ieri risconosce che “al vertice della Ps ci sono stati e ci sono autentici galantuomini e servitori delle istituzioni”. E, dunque, sempre per citare l’ex presidente della Camera da molti osservatori indicato come futuro alleato di ferro del Pd, “il tentativo di criminalizzare, per i fatti del G8 di Genova, i vertici delle forze dell’ordine si è rivelato per quello che era: un’autentica persecuzione”.
Questo proprio mentre si ripetono, sull’onda della mobilitazione studentesca, episodi che vedono le forze dell’ordine sotto accusa per un uso gratuito della violenza.
Leggermente divergente da quello di Casini il commento del giornalista britannico Mark Covell, che nel 2001 fu tra le vittime di quella che in aula il dirigente di polizia Michelangelo Fournier (ieri condannato a due anni di reclusione con la non menzione) aveva definito “un’operazione di macelleria messicana”. Il reporter britannico è lapidario: “In Italia non c’è giustizia, non c’è democrazia”. Vediamo qualche altro commento “a caldo”, dopo la sentenza di ieri che – giunta dopo sette anni – prelude, peraltro, a una probabile prescrizione, senza che i condannati in primo grado scontino la pena Nè siano interdetti dai pubblici uffici.
Laura Tartarini, avvocato di parte civile
“L’impressione è che in questo Paese ci siano soggetti che possono esercitare i loro diritti in una sede giudiziaria ed altri no. La cosa scandalosa è che alle parti civili è stato riconosciuto un risarcimento dei danni modestissimo, pari a quello che prende dal giudice di pace chi è stato ingiuriato. E questo è insultante. Siamo comunque tenuti ad accettare la decisione del tribunale e, in questo caso, il rispetto è molto difficile”.
Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista
“Si tratta davvero di una delle pagine più cupe e vergognose della storia repubblicana. Una pietra tombale alla verità e alla giustizia che chiediamo da sette anni e mezzo è stata messa e, ancora una volta, ci troviamo purtroppo di fronte ad una giustizia forte con i deboli e debole con i forti”.
Alfio Nicotra, responsabile nazionale movimenti del Prc e portavoce del Social forum durante a G8
“Che questi teppisti in divisa che tutto il mondo ha visto entrare in forze alla scuola Diaz , pestare a sangue persone inermi, fabbricare prove e raccontare palesi menzogne sbugiardate ampiamente nel corso del dibattimento, agissero di propria testa non sta nè in cielo nè in terra.
Questa sentenza è un colpo mortale, una ferita profonda alla credibilità della Repubblica italiana. I giudici hanno legittimato uno scempio che ora potrà ripetersi di nuovo, garantendo ai responsabili impunità per nuove macellerie messicane contro i movimenti. È una sentenza politica una sentenza di regime che ci farà vergognare nel mondo”.
Paolo Beni, presidente nazionale Arci
“Ci sono vicende giudiziarie al termine delle quali non si può dire ‘giustizia è fatta’ e il processo ai responsabili del massacro alla Diaz, o meglio per quelli che è stato possibile identificare e processare, è sicuramente uno di questi. Dalla sentenza era però lecito attendersi un pò di giustizia, unitamente ad un gesto d’orgoglio da parte dei magistrati giudicanti in risposta all’arroganza dei legali del ministero e degli imputati. Una polizia che usa la forza non per impedire reati, ma per commetterne, non può essere considerata ‘forza dell’ordine’. I magistrati genovesi potevano concorrere a ricostruirla almeno in parte, ma una prima lettura della sentenza odierna induce a ritenere che non sia accaduto. E
questo costituisce un elemento di grave preoccupazione per chi da sempre si batte per la difesa della legalità vera, e non di quella a senso unico”.
Haidi Giuliani
“In quest’aula ho visto persone coraggiose che hanno testimoniato e pm coraggiosi, ma non ho visto altri atti di coraggio e neppure rispetto per la nostra Costituzione”.
COMITATO VERITA’ E GIUSTIZIA PER GENOVA
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CREDIBILITA’ AZZERATA
Lo stato ha perso anche l’ultima occasione per tutelare la credibilità della polizia e la dignità delle istituzioni, perdute nella strade, nelle scuole e nelle caserme di Genova nel luglio 2001: la sentenza di ieri al processo Diaz dimostra che siamo di fronte a una gravissima emergenza democratica.
Le 13 condanne confermano ciò che non si poteva negare: la “macelleria messicana”, gli arresti arbitrari eseguiti sulla base di prove false. Il 21 luglio 2001 la Costituzione fu sospesa, i diritti umani e le libertà civili calpestati.
La mancata risposta dello stato a questa gravissima lesione ha reso più allarmante il quadro: nessuno ha ripudiato quell’operazione indegna né chiesto scusa ai cittadini umiliati; si è negata l’istituzione di una commissione d’inchiesta; l’azione della magistratura è stata ostacolata; gli alti dirigenti imputati, che andavano sospesi, sono stati addirittura promossi; gli stessi dirigenti hanno rifiutato di presentarsi al processo, esercitando un loro diritto di imputati, incompatibile però sul piano etico e professionale con le responsabilità di così alti funzionari dello stato, che dovrebbero sempre rendere conto del proprio operato e collaborare con la magistratura.
Alla fine il vertice della polizia italiana ha ottenuto tutto ciò che voleva – protezione e legittimazione politica, assoluzione sul piano giudiziario, impunità per tutti – ma l’onta non è stata cancellata e la sua credibilità è azzerata davanti ai cittadini e agli occhi del mondo. In aggiunta si è mandato ai lavoratori di polizia un messaggio gravissimo e pericoloso: anche a fronte di comportamenti brutali e illegali, non c’è nessuno che paga; nel peggiore dei casi, i condannati saranno salvati dalla prescrizione.
Per le istituzioni democratiche è un prezzo altissimo da pagare. Passati sette anni, finiti i processi, oggi dobbiamo dire che la Costituzione italiana e la tutela dei diritti che vi sono sanciti, non sono in buone mani.
Sabato 15 novembre invitiamo tutti all’incontro pubblico “Genova G8, parola chiave: impunità”, Genova, sala Sant’Agostino, piazza Sarzano 35 r, ore 11. Intervengono: Vittorio Agnoletto, Giuliano Giuliani, Lorenzo Guadagnucci, Gilberto Pagani, Giuliano Pisapia, Mario Portanova.
Genova, 14 novembre 2008