Alberto Castelli
Aggiungo anche io qualche riga scritta di getto ai fiumi di inchiostro che vengono versati in questi giorni sullo “scandalo” della protesta dei sessantasette docenti de La Sapienza contro la proposta di far inaugurare l’anno accademico a Ratzinger.
A me pare che per rifiutare il discorso di un Papa in un’università non sia necessario chiamare in causa discorsi sullo strapotere della chiesa cattolica in Italia o sull’oscurantismo di Ratzinger. Basta ricordarsi che l’università è il luogo della scienza, non quello della fede. E aggiungere che la prospettiva dell’uomo di scienza è alternativa e incompatibile con quella dell’uomo di fede. Si tratta di due prospettive alternative e inconciliabili per questo motivo: l’uomo di scienza è profondamente anti-dogmatico, mette tutto in discussione; al contrario per l’uomo di fede esistono dei dogmi irrinunciabili. Il compito dell’uomo di scienza è quello di provare a falsificare qualsiasi affermazione, anche quella che appare più ovvia, anche quella che è condivisa da tutti. L’uomo di fede invece concede il proprio assenso a una serie di affermazioni che considera veritá indubitabili.
Tracciando questa distinzione non intendo affatto sminuire la prospettiva di chi crede. Non ho niente contro gli uomini di fede. Sono convinto anzi che nessuno possa evitare di esserlo in qualche misura; penso cioè che nessuno possa fare a meno di essere “credente” in qualche cosa (che sia Gesù crocefisso, il Comunismo, il Libero Mercato, l’Anarchismo o la Ragione). Non ho niente contro gli uomni di fede, dicevo, ma non capisco perchè li si debba invitare a parlare nelle università che sono la casa degli uomini di scienza. Nelle università parlino gli scienziati, nei luoghi della fede gli uomini di fede.
Un’ultima precisazione. Escludere gli uomini di fede dalle università non significa soltanto tener lontano il capo della chiesa cattolica, ma anche i capi di qualsiasi altra religione, (comprese quelle religioni secolarizzate che sono le fedi politiche).
Si potrebbe obiettare che Ratzinger non è solo il capo di una chiesa ma anche un importante intellettuale dei nostri tempi. Benissimo, entri allora in università in quanto professor Ratzinger, lasciando a casa i suoi “paramenti sacri” e la sua autorità religiosa. Parli cioè come un semplice studioso tra altri studiosi, confrontandosi, discutendo e accettando obiezioni, come fa qualunque uomo di scienza che, nel momento in cui veste i panni dello scienziato, si libera (o cerca di farlo) delle sue fedi e dei suoi dogmi.
Scienza e fede, prospettive incompatibili
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