[Riceviamo dal Comitato verità e giustizia per Genova e volentieri pubblichiamo]
Il caso Genova/G8 è tornato improvvisamente alla ribalta a seguito di alcune notizie arrivate dal tribunale di Genova, dalla “macelleria messicana” di Michelangelo Fournier all’indagine su Gianni De Gennaro. Si è tornati anche a parlare del progetto di commissione parlamentare d’inchiesta, chiuso da mesi in un cassetto, ma la scelta più pesante e più importante è stata compiuta dal governo, che ha sostituito il capo della polizia De Gennaro con il suo vice Antonio Manganelli. Lo stesso De Gennaro è stato nominato capo di gabinetto del ministero dell’Interno. Queste scelte, compiute in un momento di grande clamore mediatico, corrispondono a una presa di posizione politica molto forte: il governo ha deciso non solo di proteggere De Gennaro, ma di legittimare di fatto l’intero operato della polizia di stato, sia al G8 del 2001 sia negli anni successivi, segnati da una sconcertante copertura degli abusi compiuti (basti pensare alle promozioni dei massimi dirigenti imputati a Genova e agli ostacoli frapposti all’azione giudiziaria).
Non facciamo una questione di persone, ma di sostanza: il governo, ancora una volta, non ha preso le distanze da quanto avvenuto a Genova, non ha chiesto scusa alle vittime delle violenze, non ha denunciato l’intollerabilità di comportamenti omertosi e ostruzionistici da parte di funzionari sotto processo (che non partecipano alle udienze e non rispondono alle domande dei pm). Gli imputati promossi negli anni scorsi sono stati tutti confermati, uno ha avuto un ulteriormente avanzamento di carriera e responsabilità nel dicembre scorso. Riteniamo molto gravi queste decisioni. Ci saremmo aspettati dal nuovo governo un comportamento di tutt’altra natura, volto al recupero della credibilità perduta dalle forze dell’ordine nel 2001 e negli anni seguenti. Contavamo in un atto di esplicita rottura, e si è scelta invece la strada della continuità. Ormai è legittimo domandarsi se il potere politico sia in grado di esercitare le funzioni di indirizzo e di controllo sulle forze dell’ordine previste dal nostro ordinamento costituzionale.
In questo contesto, dopo scelte così pesanti, la maggioranza di centrosinistra – o meglio, una sua parte – ripropone l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta, stavolta in forma monocamerale, limitata quindi alla Camera dei deputati, per evitare che in Senato le defezioni di alcune forze politiche e di singoli senatori dello stesso centrosinistra boccino la proposta di commissione bicamerale finora in discussione. Siamo stati fra i più convinti sostenitori della necessità di un’inchiesta parlamentare sui fatti di Genova, ma il contesto politico è così cambiato, con le decisioni prese nelle settimane scorse, che siamo costretti a dubitare dell’efficacia di una commissione varata in queste condizioni, ammesso che davvero la si voglia istituire e che non si tratti dell’ennesima, maldestra, operazione di equilibrismo fra fazioni.
Il governo, con le nomine fatte e col silenzio osservato di fronte a tutte le nefandezze emerse in tribunale a Genova, ha compiuto una scelta di campo che svuota la commissione di contenuto politico, e mette in luce il desiderio di chiudere senza ulteriori ‘complicazioni’ il caso Genova/G8, che noi giudichiamo invece apertissimo. Purtroppo non possiamo più fidarci dell’autonomia, dell’indipendenza, dell’autorevolezza di forze politiche che hanno avallato le scelte compiute nelle settimane scorse. Come potrebbero i deputati-commissari, espressione di queste stesse forze, sostenere un’indagine così complessa e delicata, come quella sulle responsabilità operative e politiche della sciagurata gestione del G8 genovese? Come potrebbero mettere in discussione un apparato che ha appena ricevuto una così autorevole benedizione? La commissione, se mai nascesse, sarebbe spuntata e impotente.
Di fronte a un potere politico che rinuncia alle sue prerogative, abbiamo bisogno di un’inversione di rotta a tutto campo. La cultura dei diritti civili e delle libertà politiche in questi anni è stata mortificata e vilipesa, ma dovrà guidare la nostra azione. Dovremo lavorare per una nuova riforma democratica delle forze di polizia, per la smilitarizzazione dei carabinieri e della guardia di finanza, per sostenere chi si batte a favore della sindacalizzazione delle forze armate, per proibire il reclutamento degli agenti in ambito militare, per la creazione di un’autorità indipendente che vigili sull’operato di tutte le forze di sicurezza e alla quale i cittadini possano rivolgersi per denunciare abusi e irregolarità. E’ il lavoro che ci impegnerà in futuro.
Quanto all’inchiesta parlamentare, crediamo che oggi solo una commissione del tipo indicato da Amnesty International nel 2001 potrebbe avere l’indispensabile credibilità: dovrebbe quindi essere internazionale, composta da personalità di indiscutibile prestigio e incaricata d’indagare in tutte le direzioni, senza alcun condizionamento.
Comitato verità e giustizia per Genova
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