Nonluoghi Archivio Giornalisti, “noi non daremo il Tfr ai fondi pensione…”

Giornalisti, “noi non daremo il Tfr ai fondi pensione…”

Chiamati come tutti i lavoratori delle aziende private a scegliere la destinazione futura del Tfr, abbiamo deciso di lasciarlo in azienda, senza aderire ai fondi pensione. Vogliamo spiegare pubblicamente le ragioni di questa scelta, perché ci sembra che sui principali media sia in corso una “campagna d’informazione” del tutto insufficiente, e quasi sempre a senso unico.
Ecco dunque perché abbiamo scelto di non cambiare la destinazione del nostro Tfr. 1) IL SENSO DELLA RIFORMA.

La creazione del “secondo pilastro” previdenziale, quello affidato ai fondi pensione, implica una “rivoluzione” concettuale: lo spostamento del rischio previdenziale – o almeno di una parte di esso – dallo Stato ai singoli lavoratori.
Il Tfr lasciato in azienda, o in custodia all’Inps per le aziende con piu’ di 50 dipendenti, viene infatti rivalutato secondo parametri fissati per legge e garantiti dallo Stato; quello affidato ai fondi pensione è rimesso sostanzialmente all’andamento delle Borse: se le quotazioni crollano o i rendimenti restano a livelli insufficienti, chi ci rimette è il lavoratore. E’ un cambiamento epocale, che meriterebbe maggiore attenzione da parte di tutti, anche perché l’operazione-Tfr potrebbe essere la premessa – politica e culturale – a ulteriori riduzioni della previdenza pubblica.
Vanno in questa direzione anche il principio del silenzio-assenso pro fondi pensione (Il Tfr di chi non dice nulla entro il 30 giugno, finirà così ai fondi), il trattamento fiscale privilegiato riservato ai fondi e il mancato varo dei fondi gestiti dall’Inps; un recente intervento del presidente della Covip (la commissione di controllo sui fondi pensione) che paventa il trasferimento forzato del Tfr al “secondo pilastro” se le adesioni ai fondi saranno poco numerose; l’indicazione data dal governatore della Banca d’Italia durante la sua relazione annuale: Draghi ha suggerito di indirizzare ai fondi una parte (oltre al Tfr) della contribuzione individuale oggi destinata alla pensione pubblica.

2) LA FINANZIARIZZAZIONE.

Il trasferimento del Tfr ai fondi pensione comporta un oggettivo contributo alla finanziarizzazione della previdenza e, in seconda battuta, dell’economia: è una tendenza che ci preoccupa e alla quale non vogliamo contribuire. La finanziarizzazione ha reso più instabili le economie dei paesi più ricchi e impoverito quelle dei paesi più poveri. Spesso si leggono sui giornali simulazioni e ipotesi sui rendimenti del Tfr investito in Borsa, quasi mai si ha l’accortezza di segnalare che nessuno può oggi prevedere quale sarà l’andamento delle Borse fra dieci o venti anni.

3) L’INFORMAZIONE.

In questi mesi non è mai decollato un serio confronto sulla riforma previdenziale e sulle opzioni in campo, nella nostra come in altre categorie. Molto spesso l’informazione sul tema è stata affidata agli stessi gestori dei fondi di categoria (co-gestiti dai sindacati), nonostante l’evidente conflitto di interessi. Le ragioni dell’opzione zero, cioè la scelta di lasciare le cose come stanno, sono state raramente illustrate in modo serio e completo. Le stesse “guide” pubblicate da molti quotidiani hanno palesemente mostrato una predilezione per i fondi pensione, anche a causa – temiamo – dei cospicui investimenti pubblicitari compiuti da banche, fondi e società di gestione del risparmio.
Tutte le “Guide al tfr” sono infarcite di queste inserzioni pubblicitarie, tutt’altro che neutre. Crediamo che l’argomento meriterebbe un’ampia discussione soprattutto nella categoria dei giornalisti, che sono investiti doppiamente dall’operazione-Tfr: da un lato come lavoratori, dall’altro come responsabili delle informazioni diffuse ai cittadini attraverso i media. Vorremmo che questo nostro intervento fosse interpretato come un contributo alla discussione nelle ultime settimane che precedono la scadenza dei termini per la scelta.

Francesco Ghidetti – Senza Bavaglio Firenze
Lorenzo Guadagnucci – Senza Bavaglio Firenze
Domenico Sartori – Ex Cdr l’Adige, Trento
Zenone Sovilla – Consigliere Nazionale FNSI – Senza Bavaglio Trento/Bolzano
Massimo Alberizzi – Consigliere Nazionale FNSI – Senza Bavaglio Milano

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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