Ricordate l’ex sindaco Giancarlo Gentilini? Quello di Treviso. In questi giorni si occupa, da vicesindaco in carica, di ripulire la laboriosa cittadina veneta delle lanterne dei negozi cinesi (forse turbano l’immagine padana di Treviso?): un’ordinanza ne impone la rimozione in quanto non regolamentari. Tempo addietro, ne scrissero tutti i giornali, lo “sceriffo” della Marca (come fu definito dalla stampa) fece parlare di sé, fra l’altro, perché nella sua “politica” sugli immigrati si premurò di togliere le panchine ai giardini della stazione. Bene, l’altro giorno ero a Firenze, seduto accanto alla mia bicicletta su un muretto in quella specie di prato mezzo rinsecchito che sta fra la stazione e la chiesa, accanto a un orribile incrocio. C’erano parecchi ragazzi, apparentemente per lo più turisti, seduti o sdraiati sul prato; capita spesso, anche nelle austere città austroungariche.
Un po’ più appartati c’erano altri esseri umani, seduti o sdraiati, qualcuno dormiva sotto il sole cocente; avevano abiti e somatismi inequivocabili: probabilmente zingari, forse rumeni. Dopo pochi minuti ho notato due guardie (vigili urbani) che si avvicinavano a un corpo sdraiato. Mi davano le spalle e la distanza (una buona ventina di metri) non mi consentiva di sentire che cosa dicessero; le vedevo con lo sguardo chino verso quel corpo inanimato; poi una delle due guardie dava un calcetto alle gambe di quella persona, una paio di colpetti, giusto per sincerarsi… Ed ecco che l’uomo si desta e viene invitato a darsela a gambe.
Pochi metri più in là c’è il gruppo gitano, accovacciato accanto a una siepe sofferente di l’alopecia. Anche in questo caso non sento ma vedo: un paio di colpetti con la punta delle scarpe a uno che non si sveglia, un paio di colpetti a un altro, le braccia che si agitano dal basso all’alto per invitare i malcapitati a levare le ancore (qualcuno che conosce bene il copione aveva anticipato l’uscita di scena).
Poi, a pochi passi, di là della siepe spellacchiata che il guardo non esclude, c’è un altro corpo sdraiato sull’erba. Stavolta le due guardie sono più vicine al mio punto di osservazione e così, oltre a vedere le rispettose pedatine sui piedi del dormiente, posso sentire che i due agenti non svegliano quella persona chiamandola “signore? scusi, signoooreeee?!”; no, sento solo grugniti ufficiali del tipo “AHOOOOOO! OOOOUUUUUHHHH”.
E così il prato è libero; anzi l'”aiuola” come recitano i cartelli che vietano di “calpestarla” (un modo come un altro per dire che lì non si può stare…). Ma se quel’erba rachitica è un’aiuola, io sono il Bakunin (purtroppo le cose stanno diversamente…).
Dimenticavo: naturalmente in quel fazzoletto gialloverde non c’è traccia di panchine. Gli sceriffi padani muovono verso Sud?
z. s.
Dormire a Firenze…
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