[ da www.carta.org ]
Riccardo Bottazzo
19 febbraio 2007
Sette chilometri di festa, musica, tamburi, trombe, trombette e pure una cornamusa. Sette chilometri di grandi bandiere e di lunghi striscioni colorati d’arcobaleno. Ma quello che è sfilato sabato scorso a Vicenza è stato soprattutto un corteo di fortissime emozioni. In queste righe, proviamo a dare voce a qualcuna di loro. Coraggio
Alla manifestazione con carrozzina e due bambini. Alice, una giovane professoressa di Verona, è una delle tantissime mamme che non si è fatta spaventare dai titoloni che i mass media sparavano in prima pagina nei giorni antecedenti la manifestazione. “Hanno cercato di fare un vero e proprio terrorismo psicologico. Ieri sera ho fatto un po’ di zapping con la televisione. Il primo canale, il secondo, Rete Quattro e Canale Cinque facevano a gara a chi trasmetteva le più cruenti scene di guerriglia urbana! Devo ammettere che una certa paura me l’hanno messa addosso. Con mio marito abbiamo discusso a lungo se era il caso di portare i bambini alla manifestazione. Poi ci siamo detti che, proprio per loro, per la loro educazione e per il loro futuro, non potevamo arrenderci alla paura! Abbiamo scelto la speranza e non ne siamo rimasti delusi. Noi adulti abbiamo ribadito il nostro diritto a manifestare liberamente senza farci condizionare da falsi timori costruiti ad arte da giornalisti venduti. Per i bambini poi, è tutto una bella sfilata di carnevale”.
Delusione
“Siamo stati traditi noi dalla Lega, come siete stati traditi voi da Prodi” commenta Giacomo, leghista doc di Conegliano. Sventola un povero Leone Marciano ingraffettato con un l’arcobaleno della pace. “Io ho litigato in sezione e poi ho addirittura restituito la tessera per protestare contro la svendita della nostra terra agli americani. E quelli mi hanno risposto dandomi del comunista! A me! Dica lei, ho la faccia da rosso?”
L’unico rosso con cui avrà a che fare immagino, è quello dentro i bicchieri…
“Sì, quello non mi dispiace proprio! Ma qui, a Vicenza, siamo venuti in oltre una trentina dalla marca trevigiana. Ci saranno anche le bandiere rosse, non dico di no, ma soprattutto c’è gente sacrosanta che vorrebbe soltanto comandare in casa loro! Guardi le facce che sfilano. Guardi quelli vestiti da alpino. Altro che sinistra radicata!”
Radicale… “Sì, quella cosa là!”
Orgoglio
L’Assemblea Permanente non aveva forse chiesto di lasciare a casa le bandiere di partito?
“L’Assemblea ha il diritto di chiederlo, ma noi abbiamo il diritto di portale dove vogliamo le nostre bandiere -spiega Maurizio di Mestre- Non abbiamo nulla di cui vergognarci. La nostra posizione è sempre stata chiara anche in Parlamento. Il problema non è far cedere il Governo, ma non cedere sulla base. Per questo siamo qui a sfilare con le nostre bandiere”
E domani? “Domani sfileremo un’altra volta. E dopodomani un’altra volta ancora. A Vicenza come in val di Susa. Quello che la politica tradizionale non può fare, lo faremo noi in piazza”. Sempre sotto la bandiera rossa per non sentirvi orfani? “Sempre sotto tutte le bandiere rosse che serviranno” Hasta la victoria.
Allegria
Manuela, costume azzurro da pagliaccio, nasone di plastica rosso. E’ arrivata da Milano con un numeroso gruppo di amici, tutti dell’area dei Centri Sociali, tutti conciati alla stessa maniera. Ballano come ossessi a ritmo di tamburo per tutta la sfilata. Approfittiamo di uno dei suoi rarissimi momenti di tregua per parlarle. “Non mi dica anche lei che Venezia e il suo Carnevale erano la fermata dopo! E’ una battuta che oggi ci hanno rivolto tutti… ” Va bene. Prendo atto che non avete sbagliato stazione. Ma voi fate i pagliacci in tutte le manifestazioni? “No. E’ la prima volta che ci vestiamo da circo. E’ il nostro modo di rispondere a chi ha cercato in tutti i modi di buttarla sulla violenza, a chi finanzia e sostiene le guerre in Afghanistan, in Iraq e fra poco anche in Iran, ma ipocritamente accusa noi di essere violenti. Che cosa abbiamo a che fare noialtri con gli ultras degli stadi? Metterci tutti nello stesso brodo è solo un trucco per non darci risposte sulle cose che poi contano davvero. E’ stata fatta una campagna di stampa vergognosa per terrorizzare la gente e spingerla a non partecipare a questa grande manifestazione. Ma non c’è cascato nessuno. Siamo una moltitudine e pretendiamo delle risposte serie anche se siamo vestiti da pagliacci!”
Ironia
“Più basi sì! Ma co la lengua” Lo striscione alzato da due studentesse vicentine non dovrebbe aver bisogno di traduzione. Una volta si diceva “facciamo l’amore e non la guerra”. Slogan sempre applaudito soprattutto quando le ragazze in questione sono piuttosto carine. Anna studia architettura. “Abito proprio sopra l’area che vorrebbero far diventare una caserma. Sono pacifista, non mi piacciono i generali e le armi, avrei manifestato anche se la base la volessero costruissero, che so, a Rovigo o in Germania. Ma un’inconcepibile scempio urbanistico tale e quale quello che vorrebbero fare sotto le mie finestre non riuscirei ad immaginarlo in nessuna parte del mondo! Ecco, vorrei dire a Prodi, vieni a casa mia… ti faccio vedere dal vivo di che cosa si parla quando si discute dell’allagamento della Ederle. Non posso credere che non cambierebbe immediatamente idea!”
Magari valutando l’alternativa proposta sul tuo striscione.
“Sì. Da sua moglie però. Il cartello risponde ad un tramite comunicativo che si chiama ironia. Io sono felicemente fidanzata e mio moroso è la dietro che mi tiene d’occhio. Credi di essere il primo che si fa avanti con la scusa dell’intervista?”
Ho capito. Niente basi. Neanche co la lengua.
Risolutezza
E adesso che il corteo è arrivato in piazza? Alfonso arrotola la bandiera No Tav E’ un vecchio valsusino ed è stato tra i primi a partecipare ai comitati contro l’Alta Velocità. Da allora non si è perso una manifestazione in tutta l’Italia.
“Adesso si torna a casa ma la bandiera non la si porta in soffitta ad ammuffire. La si lascia vicino alla porta. Pensi che io la metto nel portaombrelli. Un po’ perché non ho altro posto a casa, un po’ perché penso a lei come ad un ombrello da tirar fuori tutte le volte che piove. Ogni volta che viene giù qualche porcheria, la si srotola e si parte. In val di Susa come a Vicenza. A differenza dell’ombrello che ripara solo una testa, le bandiere funzionano solo se le si sventola tutte insieme per riparare tutte le teste. Sia che piova a casa tua, che a casa del tuo vicino. Una lezione che abbiamo imparato bene, noi della val di Susa. La bandiera della No Tav, quella dei verdi, dei comunisti, dell’Italia o di chi volete voi. Son solo stracci. L’importante è piantarle per terra e resistere almeno un minuto più di loro”.
Voci dal corteo di Vicenza
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