Lo chiamano “spoil system” e tradotto nella lingua che ci dovrebbe essere propria significa pressappoco rivoluzionare politicamente tutti i vertici delle varie istituzioni esistenti nel paese ad ogni cambio di colore della maggioranza di governo. In una dimensione politica come quella del nostro paese, ormai da un paio di decenni in balia dell’alternanza, la pratica d’insediare sulle varie “poltrone che contano” l’amico o l’amico del partito, scalzando il predecessore senza curarsi dei risultati del suo operato, si qualifica come esercizio scarsamente virtuoso e spesso nocivo nell’ottica di una buona gestione della “cosa pubblica”. In questa sorta di resa dei conti quinquennale sarebbe auspicabile che i “tagliatori di teste” facessero ricorso almeno ad un minimo di logica e sensibilità quando si apprestano a falcidiare settori altamente delicati quali la salute pubblica e la ricerca. Settori laddove i programmi portati avanti nelle singole strutture sono spesso a medio termine e travalicano abbondantemente il battito di ciglia di una legislatura.
Logica e sensibilità non sono certo venute in soccorso del neoministro della Salute Livia Turco che procedendo nell’applicazione dello “spoil system” ha pensato bene di sostituire alla Direzione scientifica dell’Istituto dei tumori Regina Elena di Roma, il professor Francesco Cognetti (reo di essere stato a suo tempo nominato da Berlusconi) oncologo di fama internazionale, con l’epidemiologa dottoressa Paola Muti.
Senza sindacare sulla valenza professionale di entrambi i soggetti in questione, (su quella del ministro sarebbe invece logico azzardare più di qualche ragionevole dubbio) fermo restando la convinzione che trattandosi di lotta ai tumori la figura di un oncologo fosse quanto mai appropriata, ciò che colpisce maggiormente è l’assoluto disinteresse dell’autorità politica nei confronti dei risultati che il professor Cognetti ha ottenuto durante questi anni.
In un paese come l’Italia dove per acquistare la proprietà di una farmacia occorre per forza essere medici ma può bastare una laurea in filosofia per diventare ministri della salute tutto sembra piegarsi alla logica dei partiti che distribuiscono il potere talvolta in spregio alle più elementari regole del buon senso.
Il filosofo Livia Turco non ha tenuto conto del notevole prestigio di cui il professor Cognetti gode anche a livello internazionale e neppure del fatto che in 5 anni sia riuscito ad incrementare concretamente dell’800% le ricerche scientifiche sul cancro. Non ha tenuto conto del fatto che nello stesso periodo grazie all’attività “promozionale” del professor Cognetti l’entità dei finanziamenti sia pubblici che privati verso l’Istituto sia più che raddoppiata, nonostante i tagli ai fondi per la ricerca presenti nelle ultime finanziarie.
Così come non ha tenuto conto del fatto che il professor Cognetti ha recentemente elaborato un interessante progetto nel campo dell’oncologia molecolare che, se portato avanti, nei prossimi anni potrebbe produrre ottimi risultati.
La decisione ha sollevato molte polemiche non solo da parte degli esponenti del mondo scientifico, ma anche di molti uomini politici sia di opposizione che di maggioranza, fra i quali Rizzo dei Comunisti italiani, Di Pietro dell’Italia dei valori e Ronchi di Alleanza Nazionale.
E’ drammatico constatare come in un mondo politico che si finge sensibile alla meritocrazia e al conseguimento dei risultati i pochi personaggi che si sono distinti per la propria competenza e professionalità finiscano immolati sull’altare delle tessere di partito, con il risultato spesso disastroso di vanificare l’ottimo lavoro che stavano portando avanti.