Nonluoghi Archivio Polveri microsottili, l’inquinamento occultato e i danni alla salute

Polveri microsottili, l’inquinamento occultato e i danni alla salute

di Zenone Sovilla

Tre giorni fa, a Trento, al convegno «Ambiente e salute», promosso da Coldiretti, Italia nostra e Nimby trentino con il patrocinio dei Comuni di Lavis e Mezzocorona, che ha riempito la sala della Cooperazione, il direttore dell’Unità operativa tutela dell’aria all’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, Giancarlo Anderle, ha riferito che da un paio d’anni vengono monitorate, accanto alle note polveri Pm10, anche le polveri più sottili, definite Pm2.5. L’esperto ha tuttavia precisato che i risultati di questi rilevamenti non sono resi pubblici, perché il legislatore non ha ancora determinato valori massimi di riferimento.
Un altro esponente delle agenzie provinciali, Silvano Piffer dell’Osservatorio epidemiologico trentino, ha confermato l’attendibilità di una serie di studi che indicano un peggioramento (di intensità variabile secondo le specificità locali) del quadro sanitario in territori nei quali alle fonti di inquinamento esistenti si è aggiunto un inceneritore di rifiuti. Proprio per evitare questo tipo di impianto, previsto dalla Provincia a Ischia Podetti (periferia nord di Trento), e per gestire diversamente i rifiuti, si battono i promotori del convegno. Il particolato atmosferico Pm10 include tutte le particelle di dimensioni molecolari fino, appunto, a dieci micrometri di diametro, mentre il Pm2.5 comprende tutte le particelle fini, di diametro fino a due micrometri e mezzo; ma esistono altre micropolveri di dimensioni ancora inferiori. La letteratura scientifica rivela che le fonti principali di questi contaminanti sono le combustioni a elevate temperature (automobili, inceneritori, acciaierie eccetera) e le esplosioni.

Per cercare chiarimenti sul rischio potenziale dell’inquinamento da micropolveri, ci siamo rivolti a uno dei principali esperti italiani, il dottor Stefano Montanari, che con la moglie, il bioingegnere Antonietta Morena Gatti, svolge ricerche di livello internazionale sulle nanopatologie, nel laboratorio dell’istituto Nanodiagnostics, fondato a Modena dai due studiosi.

Montanari, lei il 9 febbraio scorso era sul palco di Gardolo con Beppe Grillo e ha illustrato i processi determinati da queste microscopiche particelle che penetrano facilmente nell’organismo umano. Ce li può riassumere?

«È un dato di fatto inoppugnabile che il particolato atmosferico è tanto più dannoso quanto più le sue dimensioni sono piccole. Il particolato grossolano penetra meno profondamente nelle vie respiratorie e passa con difficoltà dalle vie aeree al sangue, mentre, diminuendo la taglia, aumentano la capacità di andare più in profondità nei bronchi e la facilità di passaggio. Particelle di qualche centinaio di nanometri di dimensione vanno dagli alveoli polmonari al sangue in un minuto e vengono sequestrati da vari organi, fegato, reni, linfonodi, cervello eccetera entro un’ora. Chi desidera letteratura precisa in merito non ha che da cercare in un qualsiasi motore di ricerca scientifico. Chi vuole vedere fotografie di particelle entrate direttamente nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana cellulare non ha che da rivolgersi a me».

Ma come agiscono le polveri microsottili, una volta inalate dalle persone penetrate a basso livello?

«Spesso questo particolato non è biodegradabile e, di conseguenza, una volta che si è installato in un organo vi rimane per sempre, perché non abbiamo meccanismi di eliminazione. Si innesca un’ovvia reazione da corpo estraneo che si estrinseca di norma in una granulomatosi. Patologia che, a sua volta, può trasformarsi in una forma tumorale. Inoltre, questo particolato non biodegradabile è con grande frequenza anche non biocompatibile e dunque, per definizione, chimicamente tossico e patogeno».

In questo quadro come si inseriscono fonti di contaminazione quali gli inceneritori?

«Continuando con i dati di fatto, questi impianti bruciano i rifiuti trasformandoli in fumi, ceneri e acqua. Questi elementi, messi insieme, pesano circa l’80% più dei rifiuti infornati. Ciò, perché insieme con i rifiuti si mettono acqua e calce e nella reazione entrano l’ossigeno dell’aria e una quantità di sostanze che sono già presenti in atmosfera le quali si combinano con alcuni componenti dei fumi, costituendo il cosiddetto particolato secondario. Dunque, noi ci “liberiamo” di una tonnellata di rifiuti estremamente grossolani trasformandoli in una tonnellata di fumi, 280-300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti, 650 kg di acqua di scarico e 25 kg di gesso. Le ceneri dovranno essere smaltite in discariche speciali, secondo il decreto Ronchi, e i fumi – contenenti una notevolissima quantità di sostanze tossiche impossibili da elencare perché se ne viene a conoscere una nuova ogni giorno – li ritroveremo nell’aria che dovremo respirare».

Esistono anche rischi indiretti derivanti dall’immissione di particolato nell’atmosfera?

«Prima o poi questo inquinante cadrà a terra, sulle verdure di cui ci nutriamo e sull’erba che è cibo per gli animali. Naturalmente ci sono i filtri (anche quelli, comunque, con un contenuto prima o poi da smaltire). Purtroppo, però, questi filtri fermano solo il Pm10, vale a dire la frazione di gran lunga meno numerosa e di gran lunga meno aggressiva del particolato, lasciando invece libero transito alle polveri più fini, il Pm2.5, il Pm1 e il Pm0.1 che pesano poco ma sono formati da particelle miliardi di volte più numerose rispetto al Pm10. Tutto questo è perfettamente noto non solo agli scienziati ma anche ai tecnici a qualunque livello, compresi quelli delle varie agenzie di protezione ambientale».

Ma spesso le autorità spiegano che gli inceneritori di nuova generazione sono poco pericolosi…

«In realtà, con la migliore tecnologia disponibile s’innalza la temperatura degli inceneritori, in modo da ridurre il particolato a dimensioni sempre più fini e, come per incanto, le centraline di rilevamento tacciono: il terribile Pm10, il nemico condannato dalla legge, non c’è più. Se, però, a qualcuno venisse l’uzzolo di andare a controllare il tasso di particolato più fine, cioè quello che non fa venire la bronchite ma qualcosa di peggio, scoprirebbe che è aumentato a dismisura e vedrebbe che avremo barattato ogni ladro di polli che abbiamo eliminato (le Pm10) con alcune migliaia di assassini (dalle Pm 2,5 in giù). Non saremo molto intelligenti, però siamo furbi e per la legge che ci siamo fatti abbiamo presto trovato l’inganno. Un discorso analogo si può fare per alcuni filtri antiparticolato da applicare ai motori diesel, il cui razionale di funzionamento si basa proprio sulla trasformazione di Pm10 in Pm molto più sottile e, dunque, fuori degl’interessi della legge. E chi è maggiormente esposto sono i bambini, compresi quelli non ancora nati i quali potrebbero mostrare qualche difetto di fabbrica a causa delle mutazioni genetiche provocate dalla contaminazione. Sono un ricercatore e tutto questo mi fa particolarmente male; ma anche il cittadino che fa tutt’altro lavoro e che accorda la sua fiducia in chi è chiamato istituzionalmente a difendere la sua salute come da articolo 32 della nostra Costituzione, si ritroverà, per così dire, cornuto e bastonato».

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Inquinamento a Trento, l’imbarazzo delle agenzie sanitarie pubbliche

di Zenone Sovilla
I rappresentanti della agenzie pubbliche, sia pure con qualche distinguo, descrivono una situazione sanitaria confortante in Trentino. Gli scienziati ospiti indicano una serie di fattori di rischio – presenti e ipotetici – che, se non prevenuti, la peggiorerebbero ineluttabilmente.
Ma anche gli stessi esperti degli enti provinciali forniscono notizie rimarchevoli. Per esempio, che a Trento si rileva da un paio d’anni anche il livello del particolato atmosferico più sottile (le polveri Pm2.5 e inferiori); ma che i dati non vengono resi noti per l’assenza di norme specifiche. Oppure che studi epidemiologici ritenuti attendibili indicano un incremento di patologie nei territori in cui alle fonti inquinanti si aggiunge un inceneritore di rifiuti. È la sintesi dell’affollato convegno «Ambiente e salute», svoltosi alla Sala della cooperazione e promosso da Coldiretti, Italia nostra e Nimby trentino. Sullo sfondo, il progetto provinciale dell’inceneritore a Ischia Podetti.
In apertura Patrizia Gentilini, specialista in oncologia e ematologia, membro dei «Medici per l’ambiente» di Forlì, si è soffermata sulle correlazioni, ormai «assodate e inconfutabili», fra contaminazione dell’aria e insorgenza di malattie nella popolazione. «Impianti come gli inceneritori – rileva la studiosa – producono sostanze chimiche nocive come diossina, mercurio, idrocarburi; ma anche altri elementi che non sono facilmente identificabili. E purtroppo la letteratura epidemiologica certifica la stretta correlazione tra questo tipo d’inquinamento subdolo e le neoplasie al polmone, alla laringe, al fegato».
Ma se le evidenze sono così trasparenti, come si spiegano le scelte talora «opache» del decisore pubblico? Per Valerio Gennaro, oncologo specialista in epidemiologia al Cor Liguria, una risposta sta nella modalità di trattamento della mole di dati empirici disponibili: «Con una serie di accorgimenti metodologici è possibile sia dimostrare che una popolazione non è a rischio sanitario sia che la qualità della salute è ottima, anche se non è vero. Basta, per fare un esempio, evitare di svolgere indagini epidemiologiche serie».
Quasi un assist «velenoso» per i rappresentanti dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente: Giancarlo Anderle, direttore della tutela dell’aria, in effetti ha illustrato dati empirici tranquillizzanti, precisando che i valori medi annuali dell’inquinamento risultano sotto la soglia di legge. Ciò, nonostante l’incremento degli sforamenti registrato dalle polveri sottili negli ultimi tre anni, un dato ritenuto «statisticamente non rilevante» dall’esperto che però reputa necessari interventi di abbattimento. L’utilizzo dei valori medi è stato peraltro contestato da qualche spettatore in quanto riduttivo del rischio da alte concentrazioni di inquinamento corrispondenti ai periodi di massima frequentazione dei centri urbani.
A proposito di polveri Pm2.5 e inferiori, quelle che l’Appa rileva ma non può raffrontare in mancanza di valori normativi di riferimento, ieri abbiamo raccolto il parere autorevole di Stefano Montanari, esperto di nanopatologie presente a Trento con Beppe Grillo il 9 febbraio scorso: «È scientificamente inoppugnabile che il particolato è tanto più dannoso quanto più le sue dimensioni sono piccole. E che la sua produzione cresce nelle combustioni a temperature elevate. Come quelle dei più “avanzati” inceneritori».
Quanto alla qualità dell’acqua in provincia, l’altro rappresentante dell’Agenzia, Enrico Toso, dirigente del settore tecnico, ha fornito dati positivi ai circa 300 astanti. Per parte sua, Silvano Piffer dell’Osservatorio epidemiologico ha tracciato un quadro eccellente sullo stato di salute dei trentini paragonato al resto d’Italia. Piffer auspica tra l’altro un rapporto ancora più stretto fra l’Appa, che raccoglie i dati ambientali, e l’Osservatorio epidemiologico, che li elabora. Da noi intervistato, Piffer non nasconde, tuttavia, che non sono disponibili le risorse (ingenti) necessarie per uno studio sistematico dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Trentino. Poi, conferma la validità di varie indagini secondo le quali un impianto di incenerimento ha riflessi negativi sugli indicatori di morbilità e mortalità. «Tuttavia – precisa – si tratta di incidenze meno gravi di quanto si ritenesse anni fa. Bisogna poi valutare fattori locali come le caratteristiche specifiche della popolazione e le altre variabili territoriali (ubicazione degli impianti, densità abitativa, correnti d’aria eccetera). I rischi potrebbero anche risultare di scarsa rilevanza statistica. Ma è difficile verificarlo: le patologie si manifestano a distanza di anni… Va da sé che in simili circostanze bisogna effettuare un’attenta analisi e su questa base scegliere a livello politico se ispirarsi o no al principio di precauzione».
Proprio sulle scelte della politica sono nette le parole del noto oncologo triestino Lorenzo Tomatis, il quale l’altra sera, dopo aver insistito sulla prevenzione, ha invitato i trentini a non aggiungere una fonte di inquinamento a quelle già presenti. «Purtroppo – ha detto all’<+corsivo>Adige <+testo>– i tempi della politica sono più brevi di quelli di insorgenza delle malattie causate da scelte sbagliate. Perciò spesso il legislatore preferisce non conoscere i danni che può causare: si riveleranno tanto tempo e non sarà più colpa di nessuno…».

[ questi due articoli sono stati pubblicati sul quotidiano l’Adige di cui l’autore è redattore ].

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APPROFONDIMENTO

Ascolta l’audio del colloquio-intervista di Zenone Sovilla con il professor Renzo Tomatis, luminare di fama mondiale, già direttore del Centro internazionale ricerca sul cancro di Lione.

Streaming in formato libero Ogg Vorbis *, durata 20 minuti: per l’ascolto, clicca qui .

Streaming online in formato mp3, durata 20 minuti: per l’ascolto, clicca qui.

* Per l’ascolto del formato Ogg: su Gnu Linux supporto nella gran parte dei lettori, per esempio Xmms, Rhythmbox, amaroK; con Windows si possono usare software liberi come Zinf, Foobar2000, oppure un software proprietario ma lo stesso gratuito come il noto Winamp; su piattaforma Apple Os X, verificare le possibilità con Fink per installare XMMS.

Sulle micropolveri e le nanopatologie vedi anche la documentazione su Peacelink.it: http://italy.peacelink.org/editoriale .

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