di Ennio Montesi
E’ bene dire le cose come stano oppure no? Bisogna autocensurare le idee o piuttosto bisogna esprimerle queste idee? E una volta espresse le idee si possono confrontare con gli altri per arricchirle, oppure no? Si possono poi diffonderle in maniera globale per cercare di migliorare la vita di tutti? Opss… “globale” mmh… termine pericolosetto meglio non utilizzarlo sennò qualcuno ci si potrebbe appigliare dietro, attenzione alle etichette! Meglio trovare un sinonimo, fammi cercare nel vocabolario qualcos’altro che dica circa la stessa cosa… mmh… ma è proprio quel “circa” che mi preoccupa. Cosa passa il convento dei sinonimi, vediamo… generale, complessivo, totale, d’insieme, completo, compiuto, comprensivo, omnicomprensivo, cumulativo, intero, integrale… Niente, nessuno mi piace! Cosa vuoi che me freghi, io lascio “globale”. Lascio l’appiglio.
Insomma, a queste idee si può dare un giro globale? A me hanno insegnato di sì. E’ quello che insegnano a scuola ai ragazzi o che dovrebbero insegnare. Via via che si confrontano le idee maturano, si sviluppano, diventano entità palpabili, concrete e prendono vita e a volte diventano gigantesche e vanno a interagire potentemente coi complessi meccanismi della società, o meglio dei tessuti sociali, entrano negli ambiti culturali. Insomma fanno un gran casino!
Dài, funziona così davvero? Certo che è così. Ma è meraviglioso, fantastico! Sono davvero le idee che in qualche modo possono cambiare il mondo? E’ tanto semplice da apparire quasi banale. Banale o no la storia si è sempre evoluta grazie alle idee. Scienziati, umanisti, statisti, filosofi, scrittori, artisti, tutti avevano in comune “idee” belle o brutte, ma sempre idee erano. Sia che lavorassero coi numeri, sia coi pensieri, sia con carta e calamaio, tela e pennello, note e spartito, idee, tante idee, tante davvero. Che bello. Forse è per questo il motivo che in questa contemporaneità non ci sono più i Grandi Geni che resteranno nelle pagine dell’umanità per sempre. Sì, tutti quelli che conosciamo come fossero nostri vecchi amici, i nomi li sappiamo. Forse è proprio per la scarsità di idee che nascono e che circolano con difficoltà che i nostri amici Grandi Uomini non nascono più. Qualcuno dice che è stato detto e scritto tutto e non c’è più niente da dire o da pensare di così Grande.
Invece non è vero. Se io sto scrivendo questa cosa e tu la stai leggendo abbiamo ragione noi: non ci sono limiti alle idee. Basta averle e farle girare. Eppure in quest’era di fibra ottica e di satelliti possiamo dire tutto, tranne che scarseggiano i mezzi di comunicazione. Quindi?
E perché allora non tutti lo fanno? Bella questa. Ho posto la domanda ad amici giornalisti, docenti, intellettuali, professionisti. Mi dicevano che non è possibile, ci sono dietro troppe difficoltà oggettive. Sembra che ognuno prima di esprimere un’idea si faccia mille volte la domanda: “Ma questa cosa la posso dire apertamente? A chi potrei dar fastidio esprimendola? Se poi è qualcuno che conta, meglio stare zitti e non esprimere nulla! Figuriamoci poi se l’idea è qualcosa che va contro le idee di qualcuno che mi dà il pane! No, no, no, maledetto me, zitto zitto, sono mica matto.”
Già il confessare questa cosa a se stessi, e ancora peggio a un amico, non è facile. E sì, uno si vergogna di essere in questo stato di abbandono. Lo sappiamo tutti, le cose peggiori accadono sempre agli altri, mai a noi stessi. Quindi queste benedette idee spesso vengono messe sul piatto di una bilancia e sull’altro piatto ci si mette il pane, le ferie pagate e altre cosette a cui teniamo e temiamo di perdere.
Non so spiegare allora i grandi pensatori del ‘900, ‘800, dell’età classica e dell’antica Grecia? Tutti morti di fame e senza ferie… Aristotele aveva le ferie? ah, già le ferie a quei tempi non c’erano. Beati loro che non avevano questo problema di organizzarsi sulle autostrade, negli hotel, sciando sulle piste affollate, a impomatarsi sotto l’ombrellone.
Sì va bene, qualcuno di questi grandi pensatori è stato pure scannato per aver espresso la propria opinione, ma erano altri tempi. Ora, grazie alla democrazia, non ci ammazza nessuno per aver detto una cosa. Però il male dell’autocensura ormai è entrato nelle cellule del DNA, si è impadronito di questa informazione genetica e la sta ritrasmettendo. Come si fa a ripristinare il bellissimo DNA della libertà di opinione e di espressione?
I mass media della tradizionale carta stampata e dei sofisticati network con le loro parabole a forma di bocche urlanti sparse sulla faccia del pianeta, dove sono? dove?! ci sono ancora? e se ci sono, cosa stanno facendo? Tutti dicono ormai più o meno le stesse cose, cambi giornale e cambi pagina, cambi canale, cambi decodificatore, ma i concetti sono più o meno sempre gli stessi, solo conditi con un’altra salsa. E’ come mangiare una polpetta impastata con maionese, poi con senape, poi con ketchup, con pasta tartara, salsa tonnata… e ognuno in base al proprio gusto olfattivo ne preferisce una in particolare. Ma sempre polpetta rimane.
Tiro fuori George Orwell dal cilindro e il suo “1984” nel quale descriveva con assurda ricchezza di dettagli di “autocensura” in maniera talmente visionaria che strabordava nella fantascienza. Ora la visionarità di quel concetto di autocensura è diventato reale e si snoda nelle città, dentro gli uffici, nei palazzi della politica, nei media, nel lavoro, nelle scuole. Un disastro.
John Stuart Mill non era un visionario e nel suo saggio “On Liberty” (1859) benchè riflettesse davanti alle cose del XIX secolo si auspicava una democrazia e una libertà di espressione prerogativa e bene comune di tutti, fondandosi sul principio della massima felicità. Accostare queste due figure è un rischio intellettuale che mi assumo e che non ho alcun problema a correre. Avanti chi vuole. Tuttavia nell’accostamento si percepiscono elementi di grande forza e lungimiranza che dovremmo ahimè invidiare.
La società è esattamente la ricchezza di idee che ognuno di noi è in grado di lanciare e di fare evolvere. Le idee sono il potere del futuro. Una società senza uomini in grado di esprimere in autonomia se stessi è destinata a non continuare nella propria storia, nelle proprie speranze, nei propri valori, nelle proprie emozioni. La democrazia senza le idee è come un’auto senza benzina, ma poi sarà sempre il pilota che sceglierà il percorso e una delle innumerevoli mete dove desidererà andare.
La scelta e la verità ci renderanno liberi.
Ennio Montesi
Questo testo è in regime di Copylef: la pubblicazione e riproduzione è libera e incoraggiata purchè l’articolo sia riportato in versione integrale, con lo stesso titolo, citando il nome dell’autore e riportando questa scritta.