di Marco Cedolin
I ministri dell’istruzione Letizia Moratti e dell’Economia Giulio Tremonti hanno firmato il decreto ministeriale attraverso il quale erogano 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2003, 2004, 2005, come contributi a parziale rimborso delle spese sostenute dalle famiglie che iscriveranno i loro figli presso le scuole private paritarie.
Il decreto non fissa alcun tetto di reddito e prevede come unico requisito per poter accedere al finanziamento l’iscrizione all’anagrafe tributaria e il domicilio in Italia. L’industriale brianzolo benpensante o il ricco notaio timorato di dio della Napoli bene potranno così da domani mandare i loro pargoletti nelle “scuole che contano”, spesati nientemeno che dalle trattenute sulla busta paga dell’operaio di Marghera o di Bagnoli, senza che questi con il proprio stipendio da fame possano ovviamente fare altrettanto.
Il parossismo che giunge al proprio acme con l’introduzione del nuovo decreto alberga ormai da molto tempo nel martoriato mondo dell’istruzione pubblica.
La sistematica opera di demolizione della scuola-cultura in funzione di una scuola-apprendistato non è l’unico danno che il Moratti-pensiero sta scelleratamente producendo.
Mentre i presidi, gli insegnanti e tutti gli operatori della scuola pubblica stanno cercando con ogni mezzo di fare sopravvivere una struttura ogni giorno più moribonda per la mancanza di finanziamenti, ecco che improvvisamente i danari latitanti compaiono come per magia col compito precipuo di foraggiare gli istituti privati che, nell’ottica invero un poco miope della “Fatina buona” dovranno costituire la spina dorsale del nuovo sistema scuola a due velocità.
Praticando lo sport oggi più in voga, (visto che ormai anche il calcio è prossimo a defungere) che consiste nello scimmiottare inopinatamente ogni modello americano, anche il più desueto e controproducente, si sta tentando d’imporre fin dall’infanzia una divisione di classe netta e definita.
Ottime scuole private per i rampolli di ricchi, arricchiti e rampanti in genere, destinati per volontà divina a ruoli di potere e come contraltare fatiscenti scuole pubbliche che perseguono l’unico scopo d’introdurre a qualche lavoraccio interinale mal pagato, destinate ai figli di chi nella vita ha mancato l’agognato treno del successo.
Anche nello scimmiottare occorre però un minimo di acume ed intelligenza, vezzi che, ahimè non si comprano neppure alla Bocconi, ed accade così che la Letizia dall’angelica voce in questo suo nobile proposito non sia stata informata da chi di dovere che fino ad oggi in Italia le scuole di qualità erano quelle pubbliche e non le private (sarebbe stato in verità facile desumerlo dal livello culturale dei mentecatti che ci governano, quasi tutti alunni d’istituti privati).
Il risultato sarà inesorabilmente quello di distruggere una scuola di buona qualità in funzione di un sistema privato che si è sempre manifestato scarsamente formativo. Il tutto ovviamente gravando sulle tasche dei contribuenti che si troveranno costretti a sovvenzionare il sogno di “esclusività” di tante famiglie che non perdono occasione di sfoggiare la loro “invidiabile” disponibilità economica.
Bravi Moratti e Tremonti, la novella “scuola della libertà” ci riempie veramente l’animo di orgoglio.