Lo sgombero notturno dei presidi in Val di Susa è un atto gravissimo: mostra con una chiarezza estrema qual è la filosofia che ispira i nostri governanti, e anche il grado di accettazione della violenza e delle pratiche autoritarie raggiunto dall’opinione pubblica. Da un lato il governo manda centinaia di poliziotti a “risolvere” la questione, perché ritiene che questo sia il modo di affrontare un vasto, radicato e trasversale dissenso politico delle popolazioni locali alle scelte infrastrutturali compiute dall’esecutivo. In aggiunta lo fa con un’operazione di ordine pubblico che avviene di notte, cosa inaudita: nelle democrazie decenti, quelle che considerano i diritti di cittadinanza come cardine della convivenza, questo non dovrebbe mai avvenire, per nessuna ragione: tutto quello che c’è da fare, lo si fa di giorno, letteralmente alla luce del sole, proprio perché si agisce istituzionalmente per il bene collettivo.
Dall’altro lato, avremo qualche iniziale grido, alcune proteste, ma il dibattito sarà catturato dal tema della legalità, intendendo dire che la protesta in Val di Susa è di per sé al di fuori della legalità, visto che i presidi impediscono di svolgere le attività tecniche previste dal piano dell’opera. Alla fine destra e sinistra “di governo” comvergeranno su questa valutazione, la sinistra dirà che si potevano usare metodi meno brutali e tutto finirà lì. Per milioni di persone, per il senso comune, lo sgombero notturno sarà stato una normale operazione di polizia per garantire l’ordine pubblico.
L’idea che la democrazia sia fatta di confronto, persuasione e rigoroso rispetto delle minoranze, resterà in secondo piano, come dimenticata, in quanto percepita come un ammuffito cascame del passato.
Da qualche mese, da quando è uscito La seduzione autoritaria, vado in giro a dire che stiamo scivolando perso una democrazia di tipo autoritario con il consenso – che ci piaccia o meno – di larghissime fasce della popolazione. E che una fetta di colpa è della cultura democratica e progressista, che sui temi dei diritti civili e della libertà di espressione del dissenso è stata assente e cedevole, da Genova in poi.
Dispiace dirlo: ma oggi in Val di Susa raccogliamo quel che è stato seminato negli anni scorsi. Si è minimizzato, si sono fatte spallucce di fronte agli allarmi sugli spazi eccessivi concessi alle forze dell’ordine e alla loro involuzione militarista. Si è guardata l’indignazione perenne di chi ha seguito il dopo Genova (per le promozioni degli imputati, il silenzio generale sui processi, la “impunità preventiva” garantita a tutti i dirigenti) come agli strepiti di noiosi gruppi di reduci. Si è insistito – nonostante tutte le evidenze – a considerare il ministro Pisanu un moderato…
Chissà se questi nuovi fatti riusciranno a fare aprire gli occhi, a far capire che già viviamo una condizione di democrazia sotto tutela.
Lorenzo Guadagnucci, giornalista, autore tra l’altro dei libri “Noi della Diaz” e La seduzione autoritaria”, tiene il blog “Distratti dalla libertà”: http://noidelladiaz.splinder.com/ .