Mentre le polveri sottili continuano a uccidere in Italia e in Europa, la commissione Ue guidata dal neoliberista portoghese Barroso propone una direttiva che calerebbe la guardia – già assai bassa – sui livelli di inquinamento. In proposito, ecco una preoccupata lettera che un autorevole gruppo di ricercatori e di esperti della materia ha inviato a Karl-Heinz Florenz, direttore della commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare alla Ue. “Il 21 settembre 2005 la Commissione europea ha pubblicato una prima bozza della Direttiva sulla qualità dell’aria. Come ricercatori che studiano gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute, siamo preoccupati da questo nuovo provvedimento legislativo e vorremmo proporvi tre considerazioni che speriamo possano aiutarvi nella discussione.
In breve, questi sono i fatti che destano in noi preoccupazione:
1. il limite proposto per il PM2,5 è troppo alto perché la salute pubblica venga adeguatamente salvaguardata;
2. la scelta di questo valore così alto è stata motivata con l’incertezza sulla sua pericolosità, nonostante diverse ricerche, alcune finanziate dalla stessa Commissione europea, abbiano dimostrato la necessità di una politica di riduzione dell’inquinamento;
3. l’esclusione di tutte le polveri sottili “naturali” dal conteggio annuale da dichiarare riduce la protezione della popolazione dagli effetti dannosi del PM10.
1. La proposta di legge riconosce che attualmente in Europa l’esposizione alle polveri sottili (PM2,5) ha gravi ripercussioni sulla salute pubblica: 348.000 morti premature ogni anno secondo le stime europee. In particolare, la direttiva propone che nei prossimi 15 anni tutti gli Stati membri dell’Unione europea riducano di almeno il 20% la concentrazione di PM2,5, a meno che il livello medio non sia già inferiore a 7 mcg/m3. Questa parte riflette bene la crescente preoccupazione sugli effetti avversi del PM2,5 sulla salute pubblica e la necessità di un rapido e forte incremento delle politiche decisionali volte a ridurre l’esposizione a queste polveri in tutti i Paesi europei, con eccezione delle sole aree pulite. A dispetto di queste premesse, temiamo che le regole imposte in proposito dalla direttiva non siano giuridicamente vincolanti. Infatti, l’unico vincolo legale proposto è di mantenere una media annuale della concentrazione di PM2,5 pari a 25 mcg/m3. Un valore significativamente più alto dell’intervallo di 12-20 mcg/m3 proposto in precedenza da Clean Air For Europe (Cafe) e, soprattutto, un livello associato a effetti avversi molto pesanti per la salute pubblica. La nostra preoccupazione è che, a seguito di questo provvedimento, molti degli Stati membri che sono già al di sotto del valore di 25 mcg/m3 non saranno più stimolati a ridurre ulteriormente il livello di inquinamento dell’aria.
2. Nel documento della Commissione la scelta del livello massimo di 25 mcg/m3 è motivato con il fatto che “attualmente non ci sono dati certi sul rischio per la salute dovuto al PM2,5”. Per quanto non ci siano ancora dati conclusivi, la ricerca europea, finanziata in buona parte proprio dalla Commissione, ha prodotto nell’ultimo decennio una grossa quantità di risultati in proposito. Tra questi ci sono dati sull’esposizione dei singoli individui al PM2,5 (studio Expolis), sulla variabilità spaziale e sulla differenza tra l’inquinamento degli ambienti interni ed esterni (studi Rupioh), sugli effetti del traffico sulla concentrazione di polveri sottili e sulle relative conseguenze sulle allergie e sull’asma nei bambini (studi Trapca e Airallerg), sulla composizione chimica e sulla tossicità delle polveri raccolte in molte regioni europee, tra cui i nuovi Stati membri (studi Hepmeap, Raiap e Pamchar), sugli effetti cardiovascolari del PM2,5 (studi Ultra e Heapss). Molti di questi studi sono stati condotti per rispondere alle cosiddette “Cafe questions” poste all’Organizzazione mondiale della sanità nel 2002-2004. Inoltre, più di 100 stazioni di monitoraggio sparse per l’Europa forniscono regolarmente dati sul PM2,5. Le conoscenze sulla presenza delle polveri sottili in Europa sono quindi aumentate notevolmente e molti degli studi sopra citati hanno dimostrato chiaramente che il PM2,5 può avere pesanti ripercussioni sulla salute anche nei Paesi con livelli al di sotto del livello di guardia. Certamente rimangono delle incertezze ed è ragionevole pensare
che le nostre stime degli effetti avversi potranno rivelarsi più basse o più alte di quelle sopra citate. Sono quindi necessari studi ulteriori. Tuttavia, scegliendo una soglia massima per il PM2,5 che non è protettiva, la Commissione mostra di ignorare gran parte delle ricerche che essa stessa ha promosso, così come la ricca mole di dati internazionali in proposito.
3. Nella proposta di legge della Commissione si consente agli Stati membri di sottrarre dal valore ufficialmente dichiarato tutte le emissioni “naturali” di polveri sottili. La direttiva del 1999 permetteva questa sottrazione soltanto quando si poteva dimostrare che il superamento della soglia consentita era dovuto a eventi naturali, come per esempio tempeste di polvere. In effetti la nuova proposta consente livelli di PM10 generalmente più alti rispetto alla direttiva del 1999. Il che potrebbe portare a lunghe discussioni tra la Commissione e gli Stati membri su quanto effettivamente è alto questo contributo “naturale” in aree specifiche. È importante sottolineare che questa sottrazione è ingiustificata dal punto di vista scientifico. Le relazioni esposizione-effetto su cui vengono stabiliti i valori soglia hanno sempre preso in considerazione il background “naturale”. Per esempio, non ci sono indicazioni che gli effetti del PM10 sulla mortalità siano inferiori in Paesi come la Spagna dove parte del PM10 viene dalla sabbia del Sahara, come hanno dimostrato gli studi Aphea finanziati dalla Commissione europea. Consentire di sottrarre tutte le emissioni “naturali” di PM10 implica un’esposizione a livelli più elevati di queste polveri, con maggiori ripercussioni sulla salute pubblica in Europa.
Come scienziati che per molti anni si sono occupati di studiare gli effetti sulla salute delle polveri sottili, temiamo che la proposta di legge non consideri adeguatamente i solidi dati scientifici che sono stati prodotti, per quanto siamo consapevoli che le politiche ambientali non sono guidate unicamente dalla scienza. Inoltre, non ci è molto chiaro quanto questa Direttiva possa contribuire a raggiungere l’obiettivo ambizioso di ridurre l’inquinamento atmosferico in Europa, emerso nella Clean Air For Europe (Cafe) Thematic Strategy.
Siamo pronti a rispondere a qualsiasi domanda o dubbio suscitati da questa lettera”.
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Seguono le firme di esperti tedeschi, britannici, svedesi, norvegesi, svizzeri, olandesi, finlandesi, italiani, francesi e di altre nazioni.
[Per conoscere i nomi e avere altre informazioni si veda il sito Epicentro da cui abbiamo tratto il significativo documento.