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Per il rilancio della radio pubblica

Riceviamo dal gruppo RadiochefaRai e volentieri diffondiamo per la sottoscrizione un documento programmatico per la riforma e il rilancio del servizio pubblico radiofonico. RadiochefaRai – Documento Programmatico

La Radio e il servizio pubblico

Il servizio pubblico nel settore della comunicazione è fondamentale nella vita di una nazione civile. E’ servizio per il pubblico, deve offrire informazione pluralista, formazione culturale e intrattenimento di qualità. Risponde all’esigenza di promuovere la cultura, la conoscenza, lo sviluppo umano, la ricerca e l’innovazione, in sintonia con i principi stabiliti dalla Costituzione italiana.

Il servizio pubblico è un diritto di tutti i cittadini, nato in Europa e confermato da precise politiche nei paesi Europei. E’ ancora più indispensabile in un momento come questo, in cui anche a causa dei meccanismi della globalizzazione economica, è sempre più difficile assicurare ai cittadini un’informazione svincolata da interessi particolari.

Il servizio pubblico va garantito attraverso regole che ne consentano la piena autonomia. In Italia, la Rai è passata dalla lottizzazione a diventare terra di conquista per la compagine politica vincente.

La Legge Gasparri non risolve la questione, anzi accentua il potere di controllo del governo.

Radio Rai, per la sua storia, per la tempestività, la specificità e la pervasività del mezzo radiofonico, rappresenta il cuore del servizio pubblico. Ma l’annosa disattenzione dell’Azienda, concentrata sul mezzo televisivo, la dipendenza della Rai dalla politica e la mancata regolamentazione dell’etere sono causa di un progressivo indebolimento della Radio pubblica, della sua presenza e della sua autorevolezza.

In questo momento Radio Rai vive una fase difficile e un progressivo calo di ascolti. Ha gravi problemi, in parte condivisi con l’Azienda di cui fa parte:

– difficoltà a conservare autonomia e indipendenza, perdita di credibilità;

assenza di una adeguata politica editoriale e scarsa capacità di gestione;

– finanziamenti insufficienti, precarietà del segnale, ritardo tecnologico.

A questi limiti, a questi problemi, non vengono date risposte coerenti. La legge Gasparri rischia anzi di peggiorare la situazione, formulando una privatizzazione della Rai senza criteri né garanzie precise, nell’ambito della quale è verosimile immaginare un destino ancora più precario per la radio.

Radio Rai non ha bisogno di un generico progetto di privatizzazione, ma di una nuova attenzione e di un piano di rilancio del servizio pubblico da studiare con rigore e serietà.

Gli impegni da prendere

Le istituzioni e la politica possono fare molto per Radio Rai e per il servizio pubblico:

Occorre modificare la Legge Gasparri, e promuovere nuove regole che consentano alla concessionaria del servizio pubblico di fare il suo dovere.

Gli organismi istituzionali di garanzia devono essere forti e indipendenti.

Il contratto di servizio deve nascere da un ampio confronto parlamentare.

La composizione e la durata del Consiglio di amministrazione vanno articolati in modo da sganciare la Rai dalle pressioni governative e politiche.

Ai professionisti del servizio pubblico di comunicazione va garantita assoluta indipendenza dal governo e dal parlamento.

La Rai ha bisogno di una chiara distinzione tra i compiti di gestione economica spettanti al Consiglio di Amministrazione, e i compiti di elaborazione della politica editoriale e dei contenuti, da affidare a Direzioni Editoriali completamente autonome nelle scelte.

Nel contratto di servizio deve essere esplicitata l’importanza del settore radiofonico come elemento fondamentale e non marginale del complessivo servizio pubblico Radiotelevisivo; sia in quantità di canali e di ore di trasmissione, sia di quota riservata del canone.

Radio Rai ha bisogno di maggiori risorse e di un assetto che all’interno della Rai le consenta più autonomia decisionale per i propri processi produttivi.

Per la radiofonia in generale servono un piano nazionale delle frequenze e una ferma volontà politica per favorire lo sviluppo della tecnologia digitale, anche con incentivi economici, e con il coinvolgimento dei settori produttivi.

Radio Rai ha bisogno con estrema urgenza di una seria politica di rafforzamento del segnale, sia in FM che in Onde Medie, e dell’avvio delle trasmissioni in digitale.

La Rai deve studiare, organizzare e gestire, con fondi e competenze adeguati, il settore delle tecnologie, per quanto riguarda il potenziamento degli impianti, l’adeguamento delle strutture alle esigenze di ordine ambientale, la ricerca e la sperimentazione sulle altre possibilità di trasmissione.

Il servizio pubblico, a cominciare da Radio Rai, deve essere consapevole dei propri doveri e delle proprie potenzialità, rivendicare la propria autorevolezza, e spenderla per ottenere piena salvaguardia delle proprie funzioni, anche attraverso il dialogo con la società civile e le istituzioni culturali.

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Per aderire sottoscrivendo il documento basta un click: www.petitiononline.com/RadioRai/

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Primi firmatari

Roberto Bin (giurista)

Paolo Caretti (giurista)

Sabino Cassese (giurista)

Alfonso Celotto (giurista)

Giovanni Cesareo (massmediologo)

Derrick de Kerckhove (massmediologo)
Paolo Leon (economista)

Ilvo Diamanti (politologo)

Diego Quaglioni (giurista)

Antonio Sassano (massmediologo)

Francesco Siliato (massmediologo)

Michele Sorice (massmediologo)

Salvatore Veca (filosofo della politica)

Alessandro Bergonzoni (attore e autore teatrale)

Luciano Brancaccio (sociologo)

Maurizio Braucci (scrittore)

Pierfranco Bruni (rappresentante MIBAC Commissione Unesco)

Franco Cardini (storico)

Renzo Ceresa, Massimo Cirri, Filippo Solibello (Caterpillar, Radio Due)

Giulietto Chiesa (presidente Megachip)

Nino Crescenti (giornalista e autore televisivo)

Angelo D’orsi (storico)

Franco Fabbri (musicologo)

Paolo Fabbri (semiologo)

Carlo Gubitosa (giornalista)

Italia Nostra

Massimiliano Lussana (giornalista Il Giornale)

Aldo Masullo (filosofo)

Giacomo Mazzone (Dirigente UER-EBU)

Luis Moreno (sociologo – CSIC Spagna)

Roberto Natale (Usigrai)

Moni Ovadia (attore, autore e saggista)

PeaceLink (Associazione pacifista)

Nicola Piovani (musicista)

Raffaele Pastore (Ufficio Studi Censis)

Vittorio Roidi (Ordine Giornalisti)

Paolo Serventi Longhi (Segretario Nazionale FNSI)

Michele Serra (scrittore e giornalista)

Franco Siddi (Presidente FNSI)

Marco Tarchi (politologo)

Fabio Torriero (Direttore “La Destra”)

Marco Trotta (Carta dei Cantieri Sociali)

Enrico Vaime (autore radiotelevisivo)

Benedetto Vertecchi (pedagogista)

Lucio Villari (storico)

Maurizio Viroli (politologo)

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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