di Fabio Galluccio
Caro Alberto, questa è una lettera aperta, quasi un forum di discussione con gli amici di Nonluoghi, per parlare e confrontarsi sul tuo bel pezzo sulla “postdemocrazia” , che condivido di massima nelle sue linee generali. Son convinto insomma anch’io che uno dei mali dell’attuale democrazia è la mancanza di partecipazione alla vita politica e sociale, che si riduce soltanto al mero voto , se non a una massiccia astensione.
Questo favorisce gli oligopoli, una classe politica sempre più rinchiusa su se stessa, non in grado di percepire, ascoltare i fermenti sociali e le spinte innovative o cavalcare gli irrazionali malumori per ricondurli alle regole della democrazia (penso al razzismo o alla xenofobia, ecc.).
Ma c’è un ma, il ma riguarda l’anomalia italiana, priva di alcun confronto con quello che avviene negli altri Paesi, che può scivolare in pericolose derive anti democratiche e autoritarie.
Una coalizione inedita che farebbe rabbrividire i polsi se fosse nata in Germania, piuttosto che negli Stati Uniti o in Francia e che fa… scorrere fiumi di barzellette solo perché il Paese che l’ha generarata si chiama Italia. Un partito che nasce da un’azienda che detiene l’oligopolio dei mezzi di informazione e non solo di quelli, un partito erede del fascismo e un altro con ampolle del Po e parlamenti padani con forti venature razziste.
E soprattutto delle riforme in atto che vogliono escludere il potere legislativo e giudiziario a passivo strumento dell’esecutivo e delle leggi approvate che dalla scuola alla sanità ai beni culturali, in spregio spesso alla stessa Costituzione, vendono ai privati patrimoni essenziali della convivenza civile. Per non parlare di leggi fatte su misura sul premier dal Lodo Schifani al falso in bilancio, alla legge Gasparri.
Se vuoi, non mi interessa sapere se a questa “nuova ideologia” è sbagliato dare il termine “fascismo”, ma mi sembra opportuno dire che l’essersi affidati a un nuovo “dux”, che guida gli Italiani, verso splendidi destini e che riproduce anche nelle movenze e nella simbologia, tristi ricordi del passato, ci pone di fronte ad una seria riflessione su che cosa abbia significato il fascismo nel Paese e quali conseguenze ancora oggi paghiamo in termini di eredità, tanto da farmi spesso pensare di confutare Benedetto Croce quando dice che non è “il fascismo una parentesi della democrazia”: purtroppo potrebbe essere “la democrazia la vera parentesi”.
Concordo con te che una soluzione è quella di limitare il potere delle grandi aziende e delle lobby economiche e che l’Unione europea può avere un ruolo importante, ma quando la lobby diventa partito come nel nostro caso e non fa solo pressioni sui parlamentari, quali antidoti la democrazia deve porre in essere?
Noi siamo già in qualcosa di diverso dalla democrazia: negli altri Paesi si discute ancora di che cosa sta cambiando nelle democrazie occidentali, ma i partiti tradizionali sono “rimasti in sella” dai democratici ai gollisti, alla Spd, ai conservatori, ai liberali ai socialisti ai democratici cristiani Sono ancora nei parlamenti di tutto il mondo, consapevoli che è in atto un mutamento pericoloso cui bisogna dare risposte. Noi, al contrario, lo abbiamo già attuato.
********** La controrisposta di Alberto Castelli
Sono d’accordo con Fabio Galluccio sul fatto che l’Italia sia all’avanguardia nella realizzazione di ciò che Crouch chiama postdemocrazia; e che nel nostro Paese questo processo si colori di inquietanti tinte autoritarie che è dovere di ogni cittadino sinceramente democratico denunciare e combattere. Con la mia recensione però volevo richiamare l’attenzione dei lettori di Nonluoghi sul fatto che occorrono strumenti interpretativi nuovi per comprendere la deriva in cui ci troviamo. Denunciare il disprezzo per la Costituzione, per le procedure democratiche ecc. di questo Governo non basta. Bisogna impegnarsi per una comprensione più profonda del flusso di fenomeni in cui ci troviamo; una comprensione che non si limiti – in modo provinciale – all’analisi del caso italiano, ma che ci spinga a ragionare su questioni più generali e a porci domande fondamentali, non legate necessariamente ai fatti contingenti. Per inciso vorrei fare notare che un buon esempio di questo approccio, a mio parere, ci può venire da di Nino Recupero che, nel suo A chi il potere?, parte proprio da problemi pratici (elettrosmog, smaltimento rifiuti ecc.) per arrivare a osservazioni di respiro molto più ampio, come per esempio il rapporto tra classe politica e governati.
Tornando alla mia recensione, ho ritenuto opportuno pubblicarla su Nonluoghi perché l’analisi di Crouch ci mostra una dimensione del problema della democrazia di oggi che non può essere messo a fuoco con gli strumenti intellettuali di cui molti di noi lettori e collaboratori del sito disponiamo. Non basta, cioè, la dicotomia democrazia/autoritarismo (fascismo) per capire cosa sta avvenendo; servono altre categorie capaci di comprendere non solo ciò che accade in Italia, ma anche il processo più generale in cui il caso italiano si inscrive. Credo che se non si fa questo lavoro rischiamo di trovarci spiazzati di fronte alla realtà (scambiando, per esempio, le cause per i sintomi o viceversa) con la conseguenza poco desiderabile di accorgerci tra qualche anno che Mr B. non c’è più, che i “fascisti” sono stati sconfitti e che continuiamo lo stesso ad avere la cacca fino al collo.
Alberto Castelli
********** E quella di Fabio Galluccio…
Probabilmente, Alberto, è un discorso di priorità. Io credo che bisogna prima sconfiggere il berlusconismo, il bossismo e il postfascismo, e non sarà così facile, per poi instaurare una nuova democrazia.
Probabilmente è anche vero che le due cose possono avvenire in maniera simbiotica. Mi spiego meglio: la nuova democrazia può sconfiggere il berlusconismo, ma io personalmente vedo questo molto più lontano e quindi con pericoli di cancrena democratica molto forti.
Il governo Parri, per parlare di storia, fu un governo che getteva in nuce i semi di una nuova democrazia, frutto della Resistenza, ma fu sconfitto dalle forze della conservazione.
Ma e solo la nuova resistenza che può creare il nuovo. Personalmente non credo nella politica dei problemi pratici senza una visione strategica sulla POLIS e una vis ideale ed etica forte.
A questo va aggiunto un ritorno alla PARTECIPAZIONE dei cittadini negli organismi democratici, che sono anche di controllo sulla scuola come sull’ambiente come sulle aziende.
Fabio Galluccio