di Cristiano Morsolin* da Lima
Dopo il Forum Sociale Mondiale di Mumbai, l’agenda politica dei movimenti popolari e sociali dell’America Latina ha ripreso il suo intenso corso, testimoniando la ricchezza di un laboratorio culturale-socio-politico che continua a rappresentare un’alternativa di cambiamento e di governo dal basso. Dal 26 al 29 gennaio si è svolto a l’Avana (Cuba) il terzo incontro continentale dei movimenti sociali contro l’Alca. Il 30 gennaio si è concluso a Quito il consiglio del Coordinamento dei movimenti indigeni della Conca Amazónica COICA (www.coica.org ) che raggruppa le organizzazióni dell’Ecuador, Colombia, Brasile, Perú, Bolivia, Surinam, Venezuela, Guyana y Guyana Francese.
Dal 5 all’8 febbraio a Cochabamba (Bolivia) si e’ svolto il secondo incontro latinoamericano di organizzazióni popolari autonome (www.bolivia.indymedia.org ).
Dall’8 al 10 marzo si e’ svolto a Quito l’incontro preparatorio per il Forum sociale continentale delle Americhe (www.forosocialamericas.org ), che e’ stato posticipato a fine luglio.
Buenos Aires e’ stata la sede delle giornate popolari contro ALCA e il pagamento del debito illegittimo e ingiusto l’8 e 9 marzo scorso.
A Porto Alegre l’11 marzo scorso si è tenuta l’udienza del Tribunale Internazionale Popolare contro gli organismi Transgenetici.
Si tratta di mobilitazioni importanti inserite in un panorama latinoamericano desolante caratterizzato dalla concentrazione del potere e della terra nelle mani di pochi, dalla rapina delle risorse naturali biostrategiche come succede in Amazzonia, da una corruzione selvaggia che inceppa la macchina pubblica e statale, da una poverta’ strutturale che affama migliaia di campesinos, di ragazzi di strada, di indigeni, da un debito estero che cancella gli investimenti nei servizi sociali pubblici, nella sanita’, nell’educazione, dalla sottomissione alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale che viola le sovranita’ nazionali, da guerre commerciali a bassa intensitá come l’ALCA o da strategie militari esplícitamente guerrafondaie ed imperialiste come il Plan Colombia, il Plan Puebla-Panama.
Eppure i popoli dell’Abya Yala non si stancano di lottare ed opporsi al sistema neoliberale come ci testimoniano i 20 anni di storia del MST e dei sem-terra del Brasile o i 10 anni dall’insurrezione zapatista nel Chiapas.
Documento finale del WSF di Mumbai
Nel documento finale del WSF di Mumbai emergono varie questioni strategiche particolarmente importanti per la regione latinoamericana come il diritto alla terra e all’acqua, la resistenza di fronte al sistema neoliberale: “Le nostre mobilitazioni contro le guerre e le profonde ingiustizie sociali e economiche sono servite a smacherare il neoliberismo. Ci siamo riuniti qui per organizzare la resistenza e lottare per costruire alternative al capitalismo. Le nostre resistenze, iniziate in Chiapas, a Seattle e a Genova, ci hanno condotto alla mobilitazione mondiale contro la guerra in Iraq il 15 febbraio del 2003, che ha delegittimato la strategia della guerra globale e permanente del governo degli Stati uniti e dei suoi alleati, e alla vittoria contro l’Omc a Cancún. Noi movimenti sociali riaffermiamo il nostro impegno a lottare contro la globalizzazione neoliberista, l’imperialismo, la guerra, il razzismo, le caste, l’imperialismo culturale, la povertà, il patriarcato e tutte le forme di discriminazione ed esclusione economica, sociale, etnica, di genere, sessuale, così come a favore dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
(..)Siamo partigiani della pace, della cooperazione internazionale e promuoviamo società sostenibili, capaci di garantire i diritti di base e i beni e servizi pubblici alle persone. Allo stesso tempo, rigettiamo la violenza sociale e patriarcale contro le donne.
(..)Rivendichiamo la lotta di contadine e contadini, lavoratrici e lavoratori, movimenti pìopolari urbani, di ogni persona minacciata di perdere la sua casa, il lavoro, la terra e i suoi diritti. Si stanno moltiplicando le lotte per fermare e rovesciare le privatizzazioni, proteggere i beni comuni e il loro carattere pubblico (come quelle che hanno avuto luogo in Europa sulle pensioni e la sicurezza sociale). La vittoria della gigantesca mobilitazione del popolo boliviano in difesa delle sue risorse naturali, la democrazia e la sua sovranità è una testimonianza della forza e delle potenzialità dei nostri movimento; allo stesso tempo avanzano le lotte contadine contro le transnazionali e le politiche agricole neoliberiste, che esigono sovranità alimentare e una riforma agraria democratica. Chiamiamo all’unità con le contadine e i contadini nella mobilitazione mondiale del 17 aprile, giorno internazionale di lotta contadina.
(..) Siamo milioni in lotta e stiamo unificando le nostre mobilitazioni contro un nemico comune: l’Omc. I popoli indigeni lottano contro i brevetti su ogni forma di vita e l’assalto alla biodiversità, all’acqua, alla terra, l’ambiente, all’educazione e alla salute; e siamo milioni a contrastare le privatizzazioni dei servizi pubblici. Chiamiamo tutte e tutti a mobilitarsi per l’acqua come diritto fondamentale e fonte di vita che non può essere privatizzato; così come a recuperare il controllo sui beni comuni e sulle risorse naturali che sono stati ceduti a interesi privati e alle transnazionali
(..) Con questi obiettivi, riaffermiamo la nostra ferma volontà di rafforzare la Rete dei Movimenti Sociali e di allargare la nostra capacità di lotta. Globalizziamo la lotta, globalizziamo la speranza! “.
Terzo incontro latinoamericano contro l’ALCA
Subito dopo il WSF di Mumbai, a l’Avana si è realizzato il terzo incontro latinoamericano contro l’ALCA dal 26 al 29 gennaio scorso.
Mille delegati proveniente da 32 paesi dell’America Latina e del Caribe hanno discusso su come articolare la campagna continentale contro l’Area di Libero Commercio delle Americhe ALCA.
Osvaldo Martinez, presidente del comitato organizzatore cubano, nell’inaugurazione ha sottolineato che “l’ALCA è molto di piú di un accordo per creare un’area di libero commercio: e’ un progetto di dominazione continentale, uno schema per il saccheggio sistematico della regione con funzioni degli statu nazionali orientati ad uno sviluppo socio-economico non sovrano”.
Joao Pedro Stedile del Movimento del senza terra SMT del Brasile ha sintetizzato le principali sfide della lotta contro l’ALCA: organizzare iniziative politiche di mobilitazione senza dipendere dall’agenda de profitto; informare e coscientizzare il popolo attraverso il lavoro di base, coinvolgere altri settori sociali come il settore productivo, i municipi e le universita’; articolare la campagna contro ALCA in relazione con le altre campagne come per esempio contro FMI, debito estero, militarizzazione; organizzare azioni di massa simultanee per sviluppare una lotta globale anche nel cuore dell’impero, negli USA come nelle ambasciate statunitensi, contro la ri-elezione di Bush, e per costruire una alternativa sostenibile contro l’ALCA.
Uno dei principali risultati raggiunti durante l’incontro continentale e’ quello di aver contribuido a capire con maggior chiarezza il momento attuale che attraversa il processo dell’Alca e la necessitá di aggiustare le strategie e i piani di resistenza e di lotta del movimento sociale e dei popoli di tutto il continente. Affinche’ questo obbiettivo sia efficace, si devono ricercare alternative non solo di fronte all’ALCA, ma anche nei confronti delle nuove variabili che il governo USA ha introdotto come l’Alca light o i trattati di libero commercio TLC bilaterali.
Il dibattito ha approfondito i pericoli del libero commercio per l’agricoltura, la sicurezza alimentare, per l’ambiente, l’identita’ e la cultura. Si e’ enfatizzato che il debito estero e la militarizzazione che implementa il governo USA attraverso il Plan Colombia e Puebla-Panama, sono aspetti intimamente legati alla lotta contro ALCA e rappresentano una battaglia comune contro il neoliberismo e l’imperialismo.
Si e’ sottolineata anche l’importanza delle reti nazionali, internazionali e continentali per continuare a rafforzare gli spazi di incontro, coinvolgendo anche altri settori come la gioventu’, i movimenti ambientalisti e i settori religiosi per aumentare la capacita’ di mobilitazione cittadina.
Leonidas Iza, presidente della Confederazione delle Nazionalita’ indigene dell’Ecuador CONAIE ( al suo rientro a Quito sará vittima di un attentato di cui si responsabilizza il Governo Gutierrez (www.llacta.org ), ha letto il documento finale (www.movimientos.org/noalca ) in cui si ricordano i “milioni di abitanti del continente che si sono raggruppati nelle consulte popolari pronunciandosi chiaramente contro la creazione dell’ALCA”. Si sottolinea che “non si puo’ intendere la lotta per la giustizia economica e sociale senza opporsi attivamente alla strategia militare del governo Bush”.
Si cita “la vera ribellione popolare che ha visto protagonista il popolo boliviano contro la perdita della sovranita’ sulle proprie risorse naturali e contro l’ALCA”.
Consiglio di leggere l’importante articolo “Donne e ALCA” scritto dall’antropologa venezuelana Mailer Mattie, presente all’incontro a l’Avana, per l’Osservatorio Indipendente sulla regione andina SELVAS:
http://www.selvas.org/dossAL05.html
La mobilitazione popolare contro ALCA continua…
La mobilitazione popolare contro ALCA continua in questi giorni e coinvolge l’indignazione anche di settori come i bambini e adolescente lavoratori organizzati nei Movimenti NATs, che troppo spesso una visione eurocentrica tenta di annicchilire.
A fine gennaio si e’ realizzata a Lima (Peru’) la ventesima assemblea nazionale del Movimento di bambini e adolescente lavoratori figli di operai cristiani MANTHOC che da 28 anni rappresenta un’esperienza storica per il protagonismo, l’auto-organizzazione, la micro-imprenditorialitá di tanti piccoli attori sociali.
Gli 80 delegati rappresentanti di 5.000 bambini e adolescenti lavoratori organizzati nella Selva amazzonica come nella Sierra andina, a livello rurale come urbano, ha approfondito la loro opposizione all’ALCA e TLC elaborando un interessante documento: http://movimientos.org/noalca/show_text.php3?key=2632
http://www.alainet.org/active/show_text.php3?key=5741
Il 20 febbraio scorso ho avuto il piacere di partecipare a Lima al seminario intitolato “Per una strategia comune andina di fronte all’ALCA e TLC con gli Stati Uniti” che ha visto la partecipazione dei delegati dei movimenti popolari e sociali contro l’ALCA proveniente da Colombia, Ecuador, Bolivia, Venezuela, Peru’.
Rappresentanti dei movimenti indigeni come CONAIE e giovani di Pachacutik dell’Ecuador (www.llacta.org ) come delle organizazioni delle donne contadine della Bolivia, delle organizzazioni della societa’ civile in Colombia e Peru’ hanno approfondito la comune identita’ andina come ricchezza culturale, come “patrimonio naturale e capacitá dei popoli della regione andina che costituisce una base di solidarieta’ per costruire un’integrazione sub-regionale che puo’ giocare un ruolo piu’ autonomo nello scenario globale”.
Raul Weiner – coordinatore della campagna nazionale contro ALCA in Peru’ (www.alcano.com.pe ), comenta: “si tratta di un’importante tappa per forgiare l’unita’ dei popoli andini contro TLC con USA e ALCA per costruire una alternativa di integrazione sub-regionale che assicuri sovranita’, benessere e vita dignitosa”.
Dall’8 al 10 marzo Quito e’ stata la sede dell’incontro generale per la preparazione del Forum Sociale delle Americhe (www.forosocialamericas.org ), in programma a fine luglio, e la lotta contro l’ALCA e’ al centro del dibattito di varie assemblee.
I Movimenti indigeni organizzati nella CONAIE dell’Ecuador hanno annunciato che in occasione della Giornata internazionale per il diritto alla terra che Via Campesina sta organizzando per il próssimo 17 aprile, concentreranno la mobilitazione anche sulla lotta contro l’ALCA e in particolare per la difesa de las semillas e contro la privatizzazione dell’acqua.
A Buenos Aires (Argentina) si sono organizzate le “giornate popolari contro ALCA e il pagamento del debito illegittimo e ingiusto” (www.noalalca.org.ar ), l’ 8-10 di marzo, in occasione di una riunione ufficiale promossa dagli USA per trattare di sbloccare le negoziazioni dell’ALCA che sono entrate in un empasse a Puebla, lo scorso 6 febbraio. Nel documento introduttivo si evidenzia come “non sia casuale che il governo USA viene qui a pressionare per l’ALCA giusto lo stesso giorno della scadenza del próssimo pagamento dell’Argentina al Fondo Monetario Internazionale FMI. Per il nostro Paese come in tutta la regione, il debito estero illegittimo e ingiusto, insieme alle esigenze del FMI, della Banca Mondiale e della maggioranza di creditori, sono gli strumenti principali di estorsione utilizzati dagli USA per imporre le politiche di aggiustamento, privatizzazione, libero commercio e militarizzazione che affamano, criminalizzano e reprimono i popoli, calpestando la sovranita’ e concentrando la ricchezza nelle mani di pochi. Contro queste politiche manifestiamo perchè si colpisce tutto il popolo e sopratutto le donne, per la discriminazione, esclusione e violenza di cui sono vittime dirette e per le conseguenze di questo sistema ingiusto.”
In occasione della giornata mondiale di mobilitazione contro la guerra, in programma il próssimo 20 marzo, i gruppi aderenti alla campagna contro l’ALCA di Sao Paulo (Brasile) hanno deciso di dedicare la manifestazione di protesta contro la guerra, il neoliberismo ma anche contro ALCA.
Debito ecologico e movimenti indigeni
C´è una stretta connessione tra le ingiustizie perpetrate nei confronti dei paesi in via di sviluppo da parte dei paesi ricchi durante l´epoca coloniale e la odierna globalizzazione economica. Attraverso commerci ingiusti e investimenti esteri, le risorse continuano a fluire dal Sud al Nord provocando la distruzione e il saccheggio del patrimonio ambientale. I debitori sono in realtà creditori, i creditori sono i veri debitori.
La nozione di Debito Ecologico è sia morale, economica e politica. Le popolazioni del sud del mondo chiedono il risarcimento ma ancor più sperano di fermare l´aumento ulteriore del Debito Ecologico.
Quali soluzioni dunque per l´annullamento del debito economico e il riconoscimento del debito ecologico? Di questo si è parlato al seminario sul debito ecologico organizzato al WSF di Mumbay
da WCC World Council of Churches, SOUTHERN PEOPLES ECOLOGICAL DEBT CREDITORS ALLIANCE (SPEDCA) ACCION ECOLOGICA – Ecuador, ENRED – European Network on Ecological Debt, CADTM – Comité pour l´Annulation de la Dette du Tiers Monde (www.cadtm.org ), JUBILEE SOUTH (www.jubileesouth.org ), OILWATCH (www.oilwatch.org.ec ) e
JADES (Env. Justice, Ecological Debt and Sustainability – a group of Alliance 21).
Ne ho discusso direttamente con IVONNE YANEZ, coordinatrice per l’America Latina della rete di resistenza OILWATCH contro lo sfruttamento petrolifero, una carissima amica fin da quando lavoravo con le giovani militanti ambientaliste di Accion Ecologica a Quito; Ivonne a Mumbai ha presentato il libro : “No more looting and destruction! We the Peoples of the South are ecological creditors” – Oilwatch e sta preparando un’interessante articolo per il pubblico italiano.
Il debito ecologico concentra l’attenzione sul legame con la Madre Terra, la Pachamama, che continua ad essere violato come denunciano i movimenti indigeni della Conca Amazónica COICA (www.coica.org ) che raggruppa le organizazióni dell’Ecuador, Colombia, Brasil, Perú, Bolivia, Surinam, Venezuela, Guyana y Guyana Francese.
I popoli indigeni dell’Amazzonia non sono colpiti solo per le attivitá delle multinazionali del petrolio ma anche per altri fenomeni che minacciano la sopravvivenza come per esempio gli accordi del libero commercio, la violenza, il desplazamiento forzato e le fumigazioni delle piantagioni di coca con prodotti altamente nocivi per la salute umana, fumigazioni che si realizzano non solo in Colombia ma anche nelle zone di frontiera con l’Ecuador. Sono questi alcuni dei temi che preoccupano i dirigente del Coordinamento delle Organizzazioni indigene COICA che si sono riuniti a Quito dal 26 al 30 di gennaio per approfondire tematiche come lo sviluppo sostenibile, territori e risorse naturali, formazione accademica, rafforzamento organizzativo.
Il coordinatore generale della COICA, il brasiliano Ají Alves Rodrigues Manchineri, ha denunciato il saccheggio indiscriminado della natura provocato dall’estrazione petrolifera, del legname per individui che si appropriano indebitamente della biodiversitá e della saggezza millenaria dei popoli amazzonici.
Escalation di violenza in Ecuador
I movimenti indigeni dell’Ecuador continuano a subire le terribili conseguenze di una conquista che dopo 500 anni non è terminata… Il Premio Nobel Jose’ Saramango, passando per Quito, ha evidenziato il genocidio nei confronti degli originari proprietari dell’Abya Yala, tuttora ridotti in schiavitú e umiliati per ripulire l’America e lasciare tutto lo spazio ai trionfatori. Eppure se pensiamo a tante realtá sparse per tutta l’America Latina come al Chiapas, EZLN, Marcos, Selvas Lacandona scopriamo la speranza, la ricchezza ancestrale dei movimenti indigeni…Certamente un punto di vista nettamente contrario all’altro premio Nobel Mario Vargas Llosa, che dal suo mondo ovattato di Miami considera gli “indios” come un pericolo per la democrazia…Josè Saramango commenta: “ la speranza per l’America Latina nasce proprio dalla crescita dei popoli indigeni e dai fermenti della societa’ civile, ricca di cultura, di questo essere paziente, molte volte silenzioso, pero’ di un silenzio eloquente, una visione comunitaria, una ricchezza ancestrale…”.
Attualmente i movimenti indigeni, con in prima fila la storica Confederazione delle Nazionalitá indigene dell’Ecuador CONAIE e il suo braccio politico Pachacutik (www.pachakutik.org.ec ) si stanno opponendo ad uno stato di repressione con cui il Governo Gutierrez cerca di zittire una resistenza popolare che sta svelando una politica corrota, asservita ai dettami del FMI, della Banca Mondiale e del Governo USA.
La dirigente Nina Pakari dichiara che “in queste ultime settimane la posizione della CONAIE continua ad essere forte e contundente di fronte al regime neoliberale di Gutierrez. Si tratta di una escalation di violenza con il grave attentato al presidente della Conaie Leonidas IZA, il furto di documenti nell’ufficio centrale di Pachacutik, l’arresto ingiustificato del presidente di ECUARUNARI (che rappresenta la parte amazzonica della Conaie) Humberto Cholango, l’assassinio di Patrizio Campana, che stava investigando le irregolaritá nell’area petrolifera. In Ecuador con questa escalation di violenza pare che stiamo vivendo venti fascisti particolarmente pericolosi per la democrazia, che devono essere denunciati a livello internazionale!”.
Il deputato del Chimborazo Rodrigo Garcia del gruppo Pachacutik ha denunciato i” rischi che il Paese Andino corre perchè in Ecuador si sta organizando un terrorismo di Stato che sta perseguendo anche le libertá di espressione minacciando prestigiosi giornalisti come Carrion della FLACSO, Knito Lucas di IPS (www.ipsnews.org ), Rene Baez di ALAI (www.alainet.org ), Paco Velasco della Radio “La Luna”. Con la convinzione che la nostra lotta non puo’ essere bloccata dall’azione di coloro che hanno tradito il popolo, dal Parlamento impediremo che nel paese si instauri una politica di persecuzione e oltraggio a coloro che alzano la voce per difendere la maggioranza degli ecuatoriani”.
Di fronte a questa sistematica strategia di criminalizzazione dei movimenti popolari assume un significato eloquente la Campagna contro la multinazionale Texaco (www.accionecologica.org.ec ), contro lo sfruttamento petrolifero a Sarayacu ed anche il giudizio aperto contro l’ex ministro Macchiavello di cui il deputato Rodrigo Garcia – Pachacutik (www.pachakutik.org.ec ) ha raccolto prove che documentano la corruzione e la gestione irresponsabile di fondi pubblici.
Lo scorso 8 marzo circa due mila donne indigene, provenienti dalle varie province della sierra andina hanno marciato a Quito per far sentire la loro voce di “protesta contro la guerra, la morte, l’impunita’ e l’ingiustizia sociale che vive l’Ecuador”.
Blanca Chancoso, leader indígena di ECUARUNARI, sottolinea: “in questo giorno dedicato da noi donne, le donne kichwas dell’Ecuador, le donne contadine, le pensatrici, le lavoratrici, le casalinghe, tutte coloro che portano il peso della poverta’, dell’indigenza, della dimenticanza dello Stato, coloro che lottano per conseguire la terra, migliore educazione, salute, lavoro, tutte noi donne non abbassiamo la testa ma rivendichiamo queste atrocita’ che si stanno commettendo nel nostro Paese perche’ con dolore e rabbia vediamo che il nostro Presidente della Repubblica sta tradendo la propria Patria. Sta consegnando il paese, le nostre risorse naturali, la vita dei nostri compatrioti, la sovranita’, agli interessi delle potenze straniere.
Nell’ambito delle giornate preparatorie del Forum sociale delle Americhe, 8 -12 marzo, 250 giovani provenienti da Ecuador, Peru’, Bolivia, Brasile, Venezuela hanno approfondito il ruolo da protagonista che la gioventu’ latinoamericana deve assumere nelle varie tematiche come l’educazione, cultura, globalizzazione, militarismo, problematiche sociali.
Verónica Silva, giovane universitaria del comitato organizzatore, commenta: “dobbiamo costruire un’Altra America Possibile con la piena participazione attiva della gioventu’ latinoamericana. Bisogna capire che il Forum Sociale delle Americhe non e’ un evento in se stesso ma si tratta di un processo per incontrare cammini di liberazione dei popoli, per elaborare alternativa di lotta in beneficio dei poveri. Bisogna mettere a frutto l’entusiasmo e la ribellione dei giovani latinoamericani!”.
In questo percorso di liberazione e coscientizzazione e’ impegnata anche la Chiesa di base, la Chiesa dei Poveri. Va citata la renuncia al sacerdocio di Padre Eduardo Delgado, figura di spicco del mondo ecclesiale impegnato nelle lotte sociali a fianco dei movimenti popolari e per questo ha subito presión dal Nunzio Apostolico.Impegnato per 15 anni nel progetto salesiano per ragazzi di strada, Decano dell’Universita’ Salesiana che nel gennaio 2001 ospito’ i movimenti indigeni impegnati nel levantamiento popular, Eduardo Delgado ha assicurato che la sua decisione non e’ una rinuncia, bensi la continuazione di un impegno con tutti i cristiani di continuare a lottare contro il neoliberalismo che aggrava l’ingiustizia sociale e l’esclusione.
Sempre Quito e`stata la sede del 35* congresso mondiale della Federazione Internazionale dei Diritti Umani FIDH – www.fidh.org , che ha visto la partecipazione di 144 attivisti dei diritti umani proveniente da 110 paesi. Tra le tematiche affrontate e’ stato posta molta preoccupazione nella situazione di vilipendio e discriminazione che soffrono i difensori dei diritti umani in Ecuador e sopratutto in Colombia. Alexis Ponce, presidente dell’Associazione Permanente dei Diritti Umani APDH ha denunciato l’assenza del Presidente Gutierrez all’evento mondiale: “non gli conviene dare l’importanza necesaria, dovuto al fatto che l’Ecuador nel primo anno del governo Gutierrez ha sofferto un deterioramento della situazione dei diritti umani, della liberta’ di stampa, di espressione, con attentati e minacce, perche’ evidentemente gli pregiudicava l’immagine”, ha commentato.
O novo che avanza in Brasile
Dopo il primo anno del governo Lula le grandi attese dei movimenti popolari e sociali continuano a pressionare l’8 potenza economica mondiale. In prima fila c’e’ il Movimento dei contadini senza terra MST (www.mst.org.br/informativos/minforma/ultimas104.htm ) che ad inizio anno ha festeggiato 20 anni di storia. Joao Pedro Stedile, presidente MST, commenta:” siamo, prima di tutto, un movimento sociale, ossia, una forma particolare in cui il popolo brasiliano si organizza per lottare per i suoi diritti. Lottare per migliorare la forma in cui la società si organizza e funziona perché tutti possano vivere meglio. Siamo il risultato di un contesto socioeconomico e anche il risutato di un processo politico collettivo, sociale, della lotta di migliaia di persone, che hanno lottato prima e continuano a lottare dopo la costituzione del MST. Quindi celebrare i 20 anni del MST è, prima di tutto, celebrare tutta la lotta che ci ha generato e celebrare la nostra storia. (…) Il nostro destino continua ad essere lo stesso .Il MST continua ad essere un movimento sociale che cerca di organizzare i poveri delle campagne e i loro alleati per lottare per una società con meno povertà e con meno disuguaglianze. E continua a pensare che la lotta contro gli steccati del latifondo, del capitale, della cultura, della dominazione tecnologica, è la forma migliore di costruire una società egualitaria nelle campagne e nell’intero Brasile”.
Il gigante brasiliano continua a rappresentare un laboratorio innovativo di governo popolare, di cambiamento dal basso, di orcamento participativo e per questo si ritornera’ a Porto Alegre per il Forum Sociale 2005.
Nell’incontro del 11-12 febbraio scorso la plenaria nazionale del Coordinamento dei Movimenti Sociali CMS ha lanciato una “grande campagna civica per un nuovo progetto di sviluppo nazionale incentrato sulla sovranita’ e sulla valorizzazione del lavoro”. Questo progetto e’ il risultato di lotte storiche del movimento sociale brasiliano come la riforma agraria, il non ingresso del Brasile nell’ALCA e il rafforzamento di relazioni con l’America Latina, la rottura con la tutela del Fondo Monetario Internazionale FMI sull’economia brasiliana, non pagare gli interessi per il debito ma destinarli a investimenti nell’impiego, nel servizio pubblico per recuperare la capacita’ dello Stato di garantire i diritti sociali universali.
Il Tribunale Internazionale Popolare contro i Transgenetici (www.transgenicosnotribunal.org ) ha condannato le multinazionali Monsanto S.A. e la Federazione dell’Agricoltura dello Stato di Rio Grande Do Sul FARSUL a causa della diffusione illegale di sementi geneticamente modificate.
L’evento – puramente simbolico – si e’ realizzato a Porto Alegre lo scorso 11 marzo e si e’ sottolineato che “e’ necesario che il Parlamento nazionale ascolti la societa’ attraverso un’ampia consulta affinche’ la nuova legge sulla Bio-sicurezza attualmente in discussione nel Senato Federale, siano considerati gli aspetti sociali e ambientali, con la garanzia di realizzare studi di impatto ambientale prima della liberalizzazione degli organismo trasgenetici per fini commerciali”.
Conclusione
Mentre in Italia si stanno organizzando le varie carovane di pace in preparazione alla giornata mondiale contro la guerra, i movimenti sociali e popolari dell’America Latina si stanno mobilitando mostrando i colori della resistenza e dell’alternativa costruendo UN ALTRA AMERICA POSSIBILE.
*Cristiano Morsolin, giornalista e operatore di reti internazionali.
Fondatore dell’Osservatore Indipendente sulla Regione Andina SELVAS – www.selvas.org
Dopo varie esperienze in Italia (Roma, Palermo), Ecuador (Ibarra e Quito), Brasile (Rio de Janeiro e Salvador do Bahia), attualmente lavora a Lima nell’ambito della cooperazione internazionale.
Lima (Perú), 14 marzo 2004