di Nando Sigona *
Quattro milioni di sterline in aiuti umanitari, questo è quanto Blair ha offerto a Tanzania e Sudafrica in cambio della costruzione nei due paesi di centri di raccolta e detenzione per richiedenti asilo politico provenienti dalle regioni limitrofe. In questi campi, il governo britannico progetta di inviare migliaia di persone giunte in Gran Bretagna in cerca di protezione. Secondo Charles Kennedy, leader dei liberaldemocratici, “il governo ha inaugurato un mercato internazionale dei profughi”, costruendo un precedente estremamente pericoloso. Fino ad ora, infatti, il rimpatrio in massa in paesi terzi non è mai stata un’opzione, almeno ufficialmente. I conservatori hanno anche loro motivi per protestare. Blair, infatti, è accusato di aver rubato un loro progetto, quello di processare le domande d’asilo politico quanto più lontano possibile dal Regno Unito.
“Questa è pura e semplice ipocrisia. Il governo ha in più occasioni deriso il nostro progetto e ora ha deciso di adottarlo”, ha detto un portavoce del partito. Nonostante Blair cerchi di vendere le nuove misure come interventi umanitari e non punitivi per i destinatari è evidente che il governo, in crisi di supporto da parte del suo elettorato storico, cerca di spostarsi a destra e rubare voti ai conservatori in ripresa. I negoziati con la Tanzania vanno avanti da mesi.
Il ministero degli interni inglese ha inviato un emissario a Dar es Salaam per negoziare l’accordo, e un viceministro del paese africano si è visto nei giorni scorsi a Londra. La cifra messa sul tavolo sono quattro milioni di sterline, la controparte umana sarebbero alcune migliaia di somali, o, dicono gli inglesi, ‘finti’ somali che hanno visto respingersi la domanda d’asilo in Gran Bretagna. La popolazione somala nel Regno Unito è cresciuta significativamente negli ultimi tre anni, e ora i somali rappresentano il gruppo più consistente tra i richiedenti asilo (più di 6000 nel 2003). Tempo di correre ai ripari. Dal momento che la guerra civile in Somalia e il diritto internazionale non permettono il rimpatrio dei ‘veri’ somali, sempre più spesso l’Home Office nega l’asilo giudicando falsa la nazionalità del richiedente, ma anche così facendo, mancando la nazionalità, non è possibile il rimpatrio, dice sempre il diritto internazionale. La soluzione del ministro dell’interno Blunkett è allora il rimpatrio da qualche parte nei pressi della Somalia, tanto per dei “falsi” somali che differenza fa.
La Tanzania, d’altra parte, ospita già quattrocentomila rifugiati dai paesi limitrofi, alcune migliaia di persone in più non fanno molta differenza. Oltre la Tanzania, anche il Sudafrica e un non ancora identificato paese del Africa occidentale avrebbero avviato negoziati con Londra per ‘accogliere’ i rifugiati respinti dalla Gran Bretagna. In Sudafrica finirebbero i rifugiati provenienti dallo Zimbabwe, nel Africa occidentale invece sarebbero dirottati i profughi francofoni, in particolare i congolesi. Queste iniziative fanno parte di un programma più ampio, sul quale Blair sta cercando di trovare supporto nell’UE, che mira alla costruzione di una rete di campi di raccolta profughi nelle vicinanze delle principali regioni di ‘produzione’ di profughi e ai margini dell’Unione Europea, come in Ucraina e Albania.
“Non si tratta di esaminare le domande di asilo più vicino ai paesi d’ origine”, ha detto Kennedy alla BBC, “qui parliamo di spedire persone che sono venute in Gran Bretagna a cercare protezione in un potenziale paese terzo con un assegno in accompagnamento, in modo da potercene lavare le mani e la coscienza”.
Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale Diario n. 9, 2004.
Nando Sigona (Agropoli, 1975), attivista per i diritti dei Rom a Napoli, attualmente vive a Oxford dove svolge ricerca universitaria.
Si occupa di politiche di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, di etnicità e di politica Rom.
Collabora con vari giornali e riviste; segue in particolare l’Europa dell’Est.
Per Nonluoghi Libere Edizioni ha pubblicato nel dicembre 2002 il volume “FIGLI DEL GHETTO. GLI ITALIANI, I CAMPI NOMADI E L’INVENZIONE DEGLI ZINGARI”.