Ad avere dubbi sullo stato penoso dei mass media in Italia sembrano ormai essere soltanto alcune delle più potenti voci che li possono utilizzare a piacimento proprio e del governo/amministratore delegato del Paese, per svuotare/manipolare le coscienze.
Una cofnerma viene dal nuovo rapporto dell’organizzazione americana Freedom House che quest’anno, per la prima volta, declassa l’Italia da «paese libero» a «parzialmente libero» in fatto di libertà di stampa. La decisione viene giustificata con l’«un aumento della concentrazione dei media e delle conseguenti pressioni politiche». I curatori dell’indagine osservano che «il primo ministro Silvio Berlusconi è stato in grado di esercitare indebita influenza sulla Rai, un fatto che ha ulteriormente esacerbato un già preoccupante clima mediatico caratterizzato da un ’coveragè squilibrato nell’enorme impero dei media di Berlusconi». A far compagnia al Paese guidato da Silvio Berlusconi nella avvilente graduatoria dei parzialmente liberi o libberi a meta o un po’ censurati che dir si voglia, è la Turchia. Per quanto riguarda gli altri che hanno subito un declassamento, si tratta di: Bolivia, la Bulgaria, Capo Verde, Gabon, Guatemala, Guinea Bissau, Moldavia, Marocco e Filippine.
L’organizzazione Usa, fondata negli anni ’40 da da Eleanor Roosevelt, annuncia che dei 193 paesi esaminati, 73 sono risultati “liberi”, 49 “parzialmente liber” e 71 “non liber”.
«Sempre meno persone in tutto il mondo hanno accesso a informazioni sul proprio paese prive di censura e di restrizioni. Una parte di questo declino è avvenuto in paesi democratici in cui una stampa libera è una componente essenziale a una vibrante vita democratica», osserva la direttrice di Freedom House Jennifer Windsor.
I dati completi dell’indagine sono disponibili nel sito di Freedom House (www.freedomhouse.org/research/pressurvey.htm).