di Riccardo Orioles (dalla e-zine Catena di San Libero) *
27 luglio 2004 n. 241
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Antiterrorismo 1. Tredici parenti di Bin Laden, completi di segretari, gorilla, camerieri, cuochi e tirapiedi furono portati al sicuro fuori dagli Stati Uniti dai servizi americani subito dopo l’undici settembre. Questa notizia e’ nota da tempo (ci si e’ divertito moltissimo Michael Moore in Fahrenheit 9/11) ed e’ uno dei tanti indizi dei rapporti molto amichevoli fra l’establishment repubblicano e – alla faccia del terrorismo – la dinastia saudita. Il primo commercia petrolio, e la seconda lo produce: Riad sta in Texas, e il Texas e’ in Medio Oriente. Quel che ancora non si sapeva, e’ che l’operazione salvasauditi non e’ stata condotta con un aereo qualunque ma con un aereo – identificativo: N521DB – praticamente di Bush in persona. Si tratta infatti dell’apparecchio che di solito viene utilizzato per trasportare i giornalisti al seguito del presidente. Lo rivela il senatore democratico Frank Lautemberg, New Jersey, che ha ottenuto la relativa documentazione (completa di lista di volo) dai dirigenti del Logan International Airport di Boston. L’aereo, un Boeing 727 della DB Air, parti’ da Los Angeles con destinazione Riad via Boston, Parigi e Ginevra. A bordo c’era, fra gli altri, Omar Awad bin Laden, nipote del boss e vicino ad Abdullah bin Laden, capo della World Assembly of Muslim Youth, sospettata di connessioni con Al Quaida.
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Antiterrorismo 2. In base alle leggi speciali contro il terrorismo (Patriot Act) l’amministrazione degli Stati Uniti puo’, fra l’altro, assegnare direttamente e senza gara gli appalti relativi alla sicurezza nazionale. La security dei venti principali aeroporti e’ stata in particolare assegnata a una serie di ditte di fiducia dell’amministrazione. Fra queste ditte figura la InVision Tecnologies (scanner, check-point, ecc). Si tratta evidentemente di un incarico delicatissimo, che coinvolge direttamente la prevenzione degli attentati e il controllo degli aeroporti, attraverso cui possono transitare non solo i terroristi islamici e non ma anche i trafficanti di droga, i corrieri mafiosi, ecc.
La InVision e’ stata di proprieta’, fino al settembre 1998, di una famiglia italiana, anzi siciliana, e precisamente la Famiglia Rendo. Di costoro ebbero a occuparsi, a meta’ degli anni Ottanta, diversi protagonisti dell’antimafia di allora: dal generale dalla Chiesa (“I principali imprenditori catanesi vallo alla conquista di Palermo con la tolleranza della mafia”) a Giuseppe Fava (“I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa”), dal giudice Carlo Palermo (che emise mandati) al questore Luigi Rossi (che propose misure di prevenzione).
Alla fine degli anni Ottanta la Famiglia Rendo, che era stato oggetto di numerose campagne di denuncia da perte del movimento antimafioso (a partire da I Siciliani) dovette praticamente ritirarsi da Catania e ridurre notevolmente le sue attivita’ nel resto d’Italia. In effetti (il comando essendo passato nel frattempo dal vecchio patriarca Mario Rendo al giovane erede Eugenio) la Famiglia aveva investito gran parte delle proprie risorse negli Stati Uniti, dove l’attenzione su questo tipo di vicende era allora molto inferiore che in Italia.
Nel 1990 venne fondata la Invision, attraverso una partnership fra un’azienda della Famiglia Rendo (la Fimai Holding) e una societa’ di elettronica, la Imatron Inc. La nuova societa’, dotata di ingenti capitali, si sviluppo’ rapidamente fino a diventare leader nazionale del settore; top manager ne Sergio Magistri, un ingegnere elettronico vicino ai Rendo. La proprieta’ di InVision transito’ successivamente per altre societa’ come la Harax (una finanziaria dei Rendo) o la Kroshagen, intestata a un ignoto avvocato del Lussemburgo.
Cosi’ sono passati gli anni. Alla fine, dopo una serie di trasferimenti e operazioni societarie, e’ arrivato il colpo grosso: per ordine del Presidente, tocchera’ alla InVision controllare gran parte degli accessi agli Stati Uniti. Uno degli appalti piu’ succosi degli ultimi anni. E anche, probabilmente, il piu’ strategicamente delicato, il piu’ importante. Ai cancelli del Paradiso, come tutti sappiamo, vigila san Pietro. E ai cancelli degli Stati Uniti? La Famiglia Rendo.
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Tante pubblicita’ fanno una propaganda.
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Estate. Ancora una persecuzione a danno dei milanesi. Dopo la Milano-da-bere, il Brianza-uber-alles e la Caccia-al-tranviere un’altra trovata dell’Ufficio Rinco per convincere i milanesi di essere gente realizzata e felice: sabbia, sdraio e ombrelloni all’Arco della Pace, in piena (orribile) citta’. Alegher, alegher…
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Politica. L’alleanza “communisti-cattolici” (chiamiamola cosi’) e’ il dato centrale, pero’ non e’ piu’ quella dei tempi di Berlinguer e Andreotti. Sono talmente mutati tutt’e due, da meritarsi a stento i rispettivi appellativi. Nessuno dei due e’ piu’ un’area compatta e manovrabile da un apparato. Entrambi portano valori piu’ ampi di se stessi e potenzialmente trasversali. Roma, da questo punto di vista, e’ la citta’ dove quest’alleanza e’ diventata common sense, fusione, ma cio’ non sarebbe stata possibile, o lo sarebbe stato solo a un livello molto politichese, senza le bandiere della pace. Sono queste ad aver sparigliato tutto e a fare di rispettabili politici come Veltroni dei simboli d’unita’ popolare.
Personalmente, sospetto che dietro questo tipo di situazioni ci sia anche il crescere di una nuova classe sociale, una specie di nuova borghesia metropolitana, che in Europa pesa molto; e fra le citta’ italiane, da un punto di vista strutturale, Roma e’ una delle piu’ “settentrionali” (mentre Treviso e’ una tipica cittadina del sud, con le sue zolfatare tecnologicamente arretrate e alimentate a “carusi”).
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Societa’. La Sicilia e’ una societa’ talmente spaccata in due (ricchi e poveri, “galantuomini” e “cappeddi”: mica tanto diversa dall’Ottocento) che la gente riesce a percepire solo dei progetti politici molto radicali. Quando li trova, li prende seriamente in considerazione (il fronte popolare nel dopoguerra; l’antimafia dei primi anni novanta); quando non ne trova, o li riscontra fasulli, rifluisce nel suo povero ma rassicurante clientelismo. Da questo punto di vista, Claudio Fava e’ piu’ emblematico di Crisafulli o Cocilovo. A differenza di costoro, infatti, ha avuto una fase “radicale” (in cui ha vinto) e una fase “politica” (in cui ha perso): gli stessi elettori l’hanno prima premiato e poi punito; per tornare infine a premiarlo nel momento in cui, a torto o a ragione, ha dato l’impressione di esser tornato “radicale” e comunque apertamente ostile al potere.
In questo, ci sono elementi di arretratezza prepolitica (i siciliani hanno il concetto di “re-buono”, non quello di politica collettiva) ma anche, tutto sommato, di una certa lucidita’ complessiva: fra Garibaldi e i Borboni, meglio Garibaldi che forse ce la fa; fra il (liberal) duca della Verdura e i Borboni, meglio tenersi buoni i Borboni che almeno danno farina e feste.
Nel caso di Fava (e di Orlando, Pintacuda, ecc.) c’e’ l’aggravante di avere emarginato la giovane classe dirigente alternativa che aveva cominciato a crescere attorno all’antimafia e che era la vera speranza “politica” di quegli anni. Questa classe, per quel che le resta da fare (che non e’ poco) deve imparare a contare esclusivamente su se stessa, senza mai piu’ affidarsi a re buoni o cattivi che siano, a sviluppare una cultura unitaria e non da setta, a viversi come cittadini e non come seguaci. A civilizzarsi, insomma.
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Economia. Straordinario successo della Kodak, che annuncia un aumento dei profitti di quasi il quaranta per cento (da 112 a 154 milioni di dollari nel giro di un anno). Per festeggiare l’evento, la Kodak ha annunciato il liceziamento di milletrecento lavoratori.
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Sante parole. Fassino: “Non vogliamo un Berlusconi e se in passato abbiamo pensato di poterne avere uno anche noi abbiamo sbagliato”. Meglio tardi che mai.
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Antimafia. Incendiati i terreni della cooperativa Libera Terra di Corleone, proprio nelle giornate in cui si preparava la trebbiatura del grano. La cooperativa, che e’ intitolata all’eroe antimafioso Placido Rizzotto, e’ una delle poche ad aver ottenuto in assegnazione terreni confiscati alla mafia (solo duecento su quasi cinquemila beni confiscati).
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Mani Pulite: ricominciamo?. Al via la raccolta di adesioni dei parlamentari per sottoscrivere un disegno di legge sul sequestro cautelativo e preventivo dei beni dell’indagato per corruzione nella pubblica amministrazione, estendendo in pratica la legge antimafia 109/96. Alla proposta, avanzata da Cittadinanzattiva in collaborazione con Libera e Quelli del 118, finora hanno aderito Cgil, Cisl, Movimento di Difesa del Cittadino, Movimento Consumatori, Lunaria, Legambiente , Confconsumatori, Federazione Italiana Superamento Handicap, Movimento del Volontariato Italiano, Unione Nazionale Consumatori, Fondazione Cesar, Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia e Coldiretti.
Bookmark: www.cittadinanzattiva.it
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Cronaca. Messina. Attirava i gatti di strada con dei bocconcini, poi cominciava a bersagliarli con arco e frecce. Sorpreso da una volante, e’ stato arrestato e condannato: purtroppo a soli dieci mesi di arresti domiciliari e non, come sarebbe stato piu’ equo, a qualche po’ di galea con annesse nerbate. Il ragazzo si chiama Rosario Magri’ ed ha quarant’anni.
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Persone. Alcuni vedono piu’ lontano degli altri, e cosi’ Otello Urso, che e’ stato un compagno siciliano. Non giocava in squadre importanti e presuntuose ma da semplice mediano, nell’Arci, il primo pezzo della sinistra “ufficiale” a credere decisamente – dalla stagione dell’antimafia, quasi vent’anni fa – non piu’ nelle burocrazie di partito ma nella societa’ civile. Come una pianta su un terreno difficile, ma che alla fine e’ cresciuta. Non so come la chiameranno alla fine, questa forma moderna di democrazia. Comunque dentro di di se’ avra’ anche un pezzetto di lui.
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avv. Linarena wrote:
< Non ricordo se in passato abbiate segnalato il caso di uno strano "stagista" di nome Marco Benanti che ha lavorato per sole 150.000 al mese in un ufficio Ansa di Catania (annesso se non incorporato con l'edificio de "la Sicilia" di proprieta' del vicepresidente dell'Ansa Mario Ciancio). Il buon Benanti, quando e' stato cacciato via dopo essere stato spremuto alla perfezione, ha avuto la cattiva idea di fare causa per chiedere almeno il pagamento dei compensi maturati negli anni di servaggio. Il lavoro all'interno dell'Ansa e per conto dell'Ansa e' stato svolto dal Benanti con la promessa di una definitiva assunzione da parte della stessa Agenzia. Promessa che non e' stata mantenuta. Intanto le varie amministrazioni del Comune e della provincia hanno dato vita a uffici Stampa conferendo gli incarichi a giornalisti legati con il potente Ciancio. Il Benanti e' rimasto fuori da ogni incarico perche' non gradito al potente della citta'? Giudicate voi. Non risulta che vi siano stati giornalisti locali che lo abbiano difeso. Sono stati tutti proni.
Questo strano stagista non ha ottenuto nulla e nessun giornalista a Catania ha alzato la voce. Il bavaglio lo hanno tutti e ben stretto. Il nostro giornalista per vivere e non morire di fame e' stato costretto a cercare un posto di scaricatore a termine, presso l'azienda "Algese 2" (carico e scarico degli aerei a Sigonella. La sinistra locale pur godendo di nomi illustri, tipo la Finocchiaro e Fava, non muove un dito. Non riesce a dire nulla. E' muta, incapace >
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Alleanza Nazionale, Coordinamento Catania, Ufficio Stampa, wrote (non a noi, ovviamente):
< Dibattito tra il vice ministro alle Attivita' produttive, Adolfo Urso, e i giornalisti Nino Milazzo (direttore del Tg di Telecolor) e Tony Zermo (inviato speciale de La Sicilia), giovedi' 22 luglio alla Terrazza del lido Bellatrix a Cataia. L'incontro sara' presentato dal parlamentare Fabio Fatuzzo. Alla manifestazione prenderanno parte anche i rappresentanti delle categorie produttive, degli ordini professionali e diversi esponenti istituzionali della provincia di Catania >
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Giovani Colombo (Rosa Bianca) wrote:
< Il progetto della scuola Agnesi di Milano di istituire una classe speciale riservata a studenti islamici egiziani e' giustamente naufragato. La buona volonta' dimostrata dal preside e dagli insegnanti nel tentativo di assecondare l'istanza dei genitori e di frenare l'abbandono scolastico si e' spinta troppo in la', scivolando in una soluzione inaccettabile. Il ghetto e' sempre uno sbaglio, sia quando viene imposto come un'infamia sia quando viene preteso come un diritto.
Gli islamici accettino dunque di entrare nella scuola pubblica, di diventare compagni di banco di cattolici, ebrei, atei, agnostici, di fare lo sforzo di confrontarsi con la cultura della nazione in cui hanno deciso di vivere. Attraverso la contaminazione dei diversi nasceranno pure nuove sintesi per il futuro. Siamo infatti tutti in viaggio verso l'inedito, verso mondi spirituali e culturali ancora sconosciuti e le fatiche che sperimentiamo sono le doglie del parto >
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redrage wrote:
< Le minacce e gli occhi torvi, i capelli corvini del compagno a me vicino, il sangue per la manganellata, che gli scende dalla fronte, sangue intriso di sudore e di trascinamento sull'asfalto: una scena apocalittica di una manifestazione, per i divieti di potere accogliere gente inerme: popoli di altri e grandi culture. Le bandiere e gli slogans sono rotti da urla di imprecazione, chi afferra le aste, a chi si stringe il petto in un respiro affannoso, 10 100 1000 avremmo dovuto essere, in tanti, invece solo poche decine, soprattutto donne. Non sono clandestini, ne' containers di rifiuti che viaggiano per mare in cerca di un porto per essere scaricati, cosi' dice Lori, romana, laureata il 6 di luglio in sociologia. Sono stati accerchiati e incarcerati e chi li ha salvati da morte sicura e' stato inquisito e oltraggiato >
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Articolo 136: “Quando la Corte dichiara l’illegittimita’ costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione”. Articolo 96: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione”.
Il ministro dell’Interno Pisanu, avendo ordinato di non tener praticamente conto della sentenza della Corte costituzionale che invalida la Bossi-Fini, si e’ reso responsabile di un preciso reato ministeriale, per il quale e’ punibile ai sensi di legge. Non potendo manganellare gli articoli della Costituzione che puniscono la sua fellonia, il ministro ha dato ordine di picchiare almeno i giovani siciliani che protestavano contro di essa.
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Zonker wrote:
< Da un po' di tempo la solita, insistente vocina tra la panza e la coratella mi ripeteva: "Baghdad! Baghdad! Baghdad!". Ho dovuto cedere. Come sempre, quando si prepara un viaggio importante, cominciano a grandinare le coincidenze. E chissa' quanto sono segni e quanto le provochiamo noi. Ancora una volta, prima di partire, mi sono sdraiato sotto le stelle, nella Romagna dei miei nonni e della mia infanzia, in cima a Monte Bora, sulla terra notturna ancora calda del sole di luglio. La terra, sotto, mi riscaldava il corpo. La brezza, sopra, lo rinfrescava. Lucciole, profumo di fieno tagliato, il canto di milioni di grilli. E' qui che da piccolo studiavo spagnolo su un libro trovato in soffitta. E' qui, davanti a un piatto di tagliatelle, che tre anni fa si e' fatta sentire la solita vocina che ripeteva: "Colombia, Colombia, Colombia!"... >
< Caro R., sono in partenza per Baghdad: da qui cerchero' di raccontare un po' di quello che i giornalisti di solito non raccontano. (O magari me ne staro' dieci giorni nella piscina del Palestine, chi lo sa). Se ti va, puoi invitare i tuoi lettori a dare un'occhiata al mio, a iscriversi alla mia newsletter (basta inviare una mail vuota a: enzob-subscribe@yahoogroups.com ) o a visitare il mio blog. Un abbraccio!>
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AntonellaConsoli wrote:
< Liberta', liberta', liberta',
sei il cielo, sei il mare,
sei lo spazio infinito che l'occhio
non controlla.
Liberta', liberta'
i capelli narrano i volumi,
ancora soffici
dove il vento dondola spirali.
Liberta', quello che non ho.
La lacrima trafigge il petto,
sefardita.
Ti amo, liberta',
ti inseguo nel silenzio della notte.
Liberta',
mia sfinge >
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rafael wrote:
< Se mai perisse la mia voce a terra voi me la deporrete in riva al mare presso la sabbia, dove l'onda e' lieve e la nominerete Capitana. O mia voce, decorata con le insegne marinare! Porti un'ancora sul cuore sopra l'ancora una stella sobre la estrella el viento y sobre el viento, alta, una vela >
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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a riccardoorioles@libero.it — Fa’ girare.
“A che serve vivere, se non c’e’ il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)
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riccardo orioles
La Catena di San Libero
3 agosto 2004 n. 242
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E bravo Bossi. E’ stato l’unico, in tutto il governo, a muoversi con lucidita’ e coerenza e alla fine a salvare, almeno per ora, la baracca. La crisi, piu’ che governativa, era aziendale: prodotti difettosi, clienti scontenti, vendite a picco e tutti i vari figli generi e cognati che cominciano a mugugnare, a litigare fra loro, e infine a puntare il dito contro il padre-padrone. Il piu’ accanito di tutti era quell’acqua cheta con gli occhiali, quello la’ che ha studiato, il Follini. “Perche’ ci ostiniamo a piantare cavolfiori? Non li vuole piu’ nessuno!”. “”Quand’ero giovane io i cavolfiori li vendevamo a camionate!”. “Ma papa’, siamo nel duemila, lo vuoi capire?”. E cosi’ via. Alla fine, la situazione era la seguente: ultimatum di Follini; ultimatum di Fini; Bondi (il figlio scemo, quello che non sa dire altro che “si’, papa'”) seduto in un angolo con la testa fra le mani; le vacche che muggivano nella stalle in mezzo al letame; e i clienti che aspettavano fuori mugugnando “Ostia , ma che l’e’ chesto chi? Quasi quasi mi vado alla fattoria Mortadelli…”. E lui in persona, il proprietario-fondatore, il padrone, che si agitava qua e la’ minacciando, rispiegando, sbraitando, fermandosi improvvisamente ogni tanto e buttandosi su una sedia, senza parole. “Papa’, che hai? Stai male?”. “Tutta commedia, e’! Lo so io qual e’ il suo male! Gli rode che vuol comandare sempre lui, come nel novecento!”. E la rissa continuava.
Il Bossi, come abbiam detto, e’ quello che ha stoppato per il momento la situazione. “Va bene – fa – io mi contento di un pezzo di fattoria, quello a nord, che e’ una vita che papa’ me l’ha promesso; del resto fate quel che volete voi, che io firmo tutto. Pero’ lasciatelo in pace, pover’uomo! Tanto lo sapete, che se va in malora lui si va in malora tutti quanti”.
“Tu firma, bravo – fa il Follini, con quell’aria saccente – Firma e vattene, che noi tanto qua dentro siamo tutti d’accordo. Non e’ vero, ragazzi… Ehi, ma che stai contando, tu? Chi te li ha dati?”. “Ehm… io… – Rocco sorrise col suo solito sorriso scemo, continuando a contare i soldi – Me li ha dati papa’, dice che debbo viaggiare, debbo andare in Europa…”. “Ma che vuoi viaggiare, tu, a farti ridere in faccia da tutti! Di’ piuttosto che il vecchio t’ha comprato! Ma ora ci pensiamo noi, non e’ vero Gianfranco?”.
Ma Gianfranco sorrise imbarazzato. “Senti… io… veramente…”. “Ehi, ma eravamo d’accordo! Che cazzo dici?”. “Guarda, io… davvero, non me la sento… del resto vedi cos’ha detto l’Umberto, se ci veniamo incontro un po’ tutti…”. “Frocio! Stronzo! Senzapalle! Eravamo d’accordo!”. “Va bene, saro’ senza palle, pero’ io qua a sfasciare tutto non me la sento… Qua, se la ditta va a ramengo, ci tocca andare tutti a lavorare davvero!”. “Io sono amico di Putin, io! Io quando ci dico una cosa a Bush, lui si’ che mi da’ retta!” sbraito’ improvvisamente il vecchio.
“Buono, papa’, statti zitto che e’ meglio – fece il Bossi – Allora, ragazzi, siamo d’accordo? L’ala nord a me, il resto fra tutti voi appena vi decidete, papa’ resta qua nella sua stanza, ai clienti raccontiamo che non s’e’ potuto fare le consegne perche’ i communisti hanno guastato il camion ma ora lo ripariamo e torna tutto a posto”. “Mah. Io quasi quasi ci sto”. “Boh. Vediamo se funziona. Un paio di mesi…”. “Io vado in Europa, io vado in Europaaa…”. “Vabbe’… tanto, peggio di cosi’…”. “Casomai ne riparliamo a settembre…”. “E allora io a Putin ci ho detto…”. Bravo Bossi.
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Valori. Qualche giorno fa sui giornali sono uscite in contemporanea – del tutto casualmente – due notizie. La prima era sul dibattito finalmente in corso fra i piu’ laici in Egitto: la condizione tradizionale della donna nei paesi arabi e’ una vergogna, in questo bisognerebbe prendere un po’ dall’occidente. La seconda dall’amministrazione americana in Iraq: la quale “amministrazione”, a quanto sembra, oltre che vessatoria e incivile e’ stata anche ladrona, tanto che almeno ventisette scandali sono attualmente sotto indagine per ruberie d’ogni tipo.
Alcuni valori “occidentali”, a quanto pare, suscitano nostalgia anche anche altrove. Se pero’ a portarceli provvediamo noi occidentali in prima persona, la faccenda va in mona e dei valori restano solo quelli contabili, quelli a cui in fondo noialtri siamo piu’ attaccati. L’ideale sarebbe che ognuno si occidentalizzasse da se’, se e quando vuole. Ma cosi’ noialtri che abbiamo il copyright non ci guadagneremmo una lira. Il che, evidentemente, non sarebbe giusto.
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O le cinque ragazze, studentesse coraniche, annegate in Turchia perche’ tutti quei veli islamici le hanno tirate a fondo. I loro colleghi di fanatismo le hanno lasciate annegare per non dovere – orrore, orrore! – toccare delle donne impure. Incivile, vero? L’Islam fanatico e l’occidente civile. Noi invece le lasciamo annegare, al largo di Lampedusa o di Pantelleria, per non dovere – orrore, orrore! – ammettere delle donne cclandestine. Chi e’ piu’ incivile dei due? Chi e’ civile?
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America. Comunque vadano le elezioni, qualcosa e’ gia’ cambiato nel sistema elettorale. La strategia dei due partiti e’ sempre stata la “corsa al centro”: poiche’ a determinare le elezioni erano gli elettori incerti fra i due, l’obbiettivo era essenzialmente di catturare i piu’ affini dello schieramento avverso, e dunque viva i “centristi” delle due parti. Questo pero’ ha funzionato finche’ l’America e’ stata tranquilla e in pace, con un ceto medio forte e incontrastato. Un bel giorno questo paese felice, con valori complessivamente condivisi da quasi tutti – dalla Colt 45 alla torta di mele – si e’ svegliato diverso: due milioni di milionari, due milioni di carcerati, ceti medi in crisi, futuri incerti e magma occupazionale. Un paese, fra l’altro, in cui erano sempre meno gli elettori che andavano a votare.
A questo punto, i guru si sono accorti che il problema non era tanto di togliere voti al nemico, quanto di conservare i propri: che minacciavano di fuggire non dall’altra parte del fronte, ma semplicemente nel non voto o in qualche voto strano, alla Nader. Da quel momento in poi, i democratici hanno cominciato a chiedere i voti ai democratici e i repubblicani ai repubblicani, sottolineando ciascuno la proprie identita’ e gridandola a gran voce. I democratici, cosi’, sono diventati piu’ “di sinistra” di quanto non fossero mai stati: Michel Moore viene invitato ufficialmente al congresso, e ci si trova benone. Dal canto loro, i repubblicani ormai fanno i mangiafuoco senza pudori: guerre, bombe, America uber alles, cose che neanche Reagan aveva mai osato teorizzare.
Ciascuno dei due, in sostanza, adesso e’ costretto non piu’ a rincorrere i moderati altrui, ma a rassicurare i propri radicali. Il “nucleo duro”, dicono gli esperti ora, e’ quello a cui rivolgersi per primo: perche’ se il nucleo duro non va a votare, addio moderati ormai inutili e addio elezioni.
La lezione e’ stata appresa bene da Bossi e Berlusconi. Nella sinistra, invece, sono ancora persuasi di dover conquistare il ragioniere di Voghera, e non perdono occasione di sottolineare che loro sono di sinistra si’, ma “cum juicio” e solo fino a un certo punto. I suoi massimi esponenti, riportati miracolosamente a galla dal plebiscito communista-cattolico contro la guerra, ogni mese trovano un pretesto diverso (l’ultimo: se vince Kerry, la guerra diventa buona) per dire che tutto sommato in Iraq ci si potrebbe anche restare. Con tutta la buona volonta’ che abbiamo di votarli, l’ostacolo principale sono le loro stesse dichiarazioni. A volte ho la sensazione che a far propaganda per Fassino e Prodi siamo rimasti solo noi giacobbini impolitici, mentre loro non fanno altro che ripetere “Non votate per noi!”.
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Narco. Il ragazzo – che a dire il vero sara’ sui ventitre’-ventiquattro: cresciutello – esce tutto felice dal bar con un altro imbecille accanto e due fighette. Ha una bella maglietta nera con rotte colombiane e scritta “NARCO”, che mi dicono e’ una maglietta alla moda e siamo in Sicilia. Molti anni fa di questi tempi – il 6 agosto del ’95, per l’esattezza – un altro ragazzo come lui si fece ammazzare dai narcotrafficanti a Palermo per difendere un suo collega-poliziotto e amico, che si chiamava Ninni Cassara’. Il ragazzo Roberto Antiochia, che aveva ventitre’ anni come quello della maglietta, non aveva alcun obbligo di esserci: lui stava a Roma, l’avevano trasferito la’ dopo anni di prima linea, ma quando senti’ che Cassara’ era in pericolo fece domanda per tornare a Palermo a fargli da scorta. E torno’ appena in tempo per esserci ammazzato, i due amici insieme sotto casa della fidanzata di uno dei due.
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Metodo. Che differenza c’e’ fra il manager “comunista” di Shangai e quello “capitalista” della Enron? Nessuno dei due, tecnicamente, possiede i “mezzi di produzione”; entrambi comandano, con poteri assoluti, sulla sovrastruttura finanziaria; come definiremmo cio’, in termini di classe, rispetto ai vecchi tempi? “Coercitivo” e’ un termine – tecnicamente – piu’ etico che strutturale; noi non diciamo che un feudatario era stronzo, diciamo che era un latifondista militare. Se adottassimo il metodo della provvisorieta’? Difendere l’umanesimo e il singolo, finche’ non arriviamo anche a capire dei meccanismi piu’ ampi; cosi’ almeno siamo sicuri di non far danno; cercando (brechtianamente) di estrapolare dati e modelli sempre piu’ ampi, trattando ad esempio Linux come la locomotiva, dalla quale discesero poi le nuove classi industriali, il positivismo e il sindacato. Tutto datato storicamente, s’intende, strumento di lavoro; unico punto fermo “ideologico” il rifiuto di ogni lager, comunque motivato.
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Borsa. Bonaparte, nel caso peggiore, ha la possibilita’ di far casino in Europa ancora per uno o due anni, se gli va bene anche una sola battaglia. Un paio d’anni d’appalti, questo va bene, ma anche di sterline che se ne vanno per sostenere russi, austriaci, portoghesi e Dio sa quanti altri alleati non disposti a muovere uno stivale senza cash pronta cassa. Un paio d’anni di blocco continentale, e quindi con mezza Europa chiusa ai cotoni, con la flotta da spedire su e giu’ per le Antille a quindicimila sterline al giorno…
Beh, sarebbe effettivamente un po’ lungo stare a riportare tutte le preoccupazioni, tutte le supposizioni e i boatos che giravano per i club di Londra, quelli nei dintorni della Borsa naturalmente. Ci vuole una giornata abbondante, per avere notizie precise dall’Europa. Un po’ di piu’ quando si tratta di notizie complicate come quelle relative al movimento di un esercito, anzi di tre o quattro (Bonaparte, il nostro, i prussiani, quello che Bonaparte avrebbe distaccato – ma sara’ vero? – al comando di un certo Groucy). Da stare col fiato sospeso, con tutti i soldi che ci sono in ballo. E siamo nel giugno del 1815: Borsa ferma e in attesa.
In realta’, “quasi” ferma. Qualcuno infatti, nonostante l’incertezza, sta comprando a metri cubi titoli di Stato, sta rastrellando azioni delle Antille e della Martinica (che da quando c’e’ la guerra sono carta straccia) e sta vendendo, senza dare troppo nell’occhio, partecipazioni nei salnitri che servono per fare la polvere da sparo. A questo qualcuno, poco prima di pranzo, sono arrivate poche parole via telegrafo ottico, un marchingegno francese di corde e pali che le autorita’ britanniche non hanno mai voluto adottare ma che un intraprendente privato ha organizzato alla meglio per proprio uso personale. Il “qualcuno”, adesso, e’ nella sala da fumo col suo porto in mano, e beve distrattamente con aria molto rilassata. Andra’ in Borsa fra poco, stando molto attento ad arrivare un po’ in ritardo e con una certa noncuranza. Poco prima dell’ora del te’, buttera’ sul mercato le azioni della fabbrica di fucili di Sheffield, che saliranno immediatamente per poi precipitare poco prima della chiusura.
Nello stesso momento Napoleone, avendo perso – da poche ore – l’ultima battaglia della sua carriera, e’ sballottolato dentro una carrozza sulla via di Parigi. Non ci saranno piu’ guerre europee per novantanove anni: ma questo, salvo Napoleone nella carrozza e Rotschild col suo bicchiere in mano al tavolino del club, non puo’ immaginarlo ancora nessuno.
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Trend 1. Aperta a Ravanusa (provincia Girgenti) “la prima agenzia di pompe funebri in Italia specializzata nel trattamento estetico”. Si chiama, naturalmente, Funeral House.
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Trend 2. Un “look man” specializzato, il drammaturgo e regista Aldo Sarullo, e’ stato assunto dal boss Vito Palazzolo per “ricostruirgli l’immagine”, alquanto deteriorata in seguito le indagini del pool antimafia palermitano, dalla magistratura svizzera, degli inquirenti di “Pizza Connection” e di numerosi altri investigatori e magistrati del pianeta. Palazzolo, che vive esiliato in Sudafrica per sfuggire alle angherie di costoro, dichiara di essere pronto a tornare in Sicilia (dopo una utile sentenza di Cassazione) e di aver grande fiducia nelle capacita’ di restyling del Sarullo. Costui a sua volta, pur non riuscendo a capire perche’ il suo cliente “sia stato considerato tanto meritevole di attenzione giudiziaria”, e’ deciso a salvarlo dal destino di quei siciliani che “per talento o per destino percorrono una strada dura e spietata come quelala della finanza e degli affari”. L’ultimo cliente eccellente del “look man” siciliano, prima di don Vito, e’ stata Forza Italia di Palermo.
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L’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 comunica che la Relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, presieduta dall’on. Tina Anselmi e’ disponibile nella versione integrale nel proprio sito.
Bookmark: www.stragi.it http://www.stragi.it/index.php?pagina=vicenda&par=p2
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Cronaca. Palermo. Retata della polizia nella Palermo-bene per u traffico di cocaina gestito da Cosa Nostra per rifornire numerosi imprenditori e professionisti palermitani. I rifornimenti di droga venivano regolarmente richiesti da questi ultimi via e-mail.
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Cronaca. Palermo. Sit-in dei senzatetto al santuario di santa Rosalia. I manifestanti (una trentina di famiglie provenienti dai quartieri poveri) protestavano perche’ il comune non aveva mantenuto la promessa di assegnare alle famiglie bisognose gli appartamenti sequestrati ai mafiosi in citta’.
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Cronaca. Catania. Rinviato a giudizio per associazione mafiosa ed estorsionel’imprenditore Sebastiano Scuto, 63 anni, il “re dei supermercati” siciliani. Scuto, uno dei personaggi al centro del “caso Catania”, e’ accusato di avere utilizzato amicizie con mafiosi della cosca Laudani per espandere il proprio impero commerciale. Secondo alcuni pentiti, consegnava le videocassette delle rapine consumate nei suoi centri ai mafiosi per fargli identificare e “punire” gli autori. Scuto controlla l’Aligrup Spa (trecento milioni di euri di fatturato). Per la sua liberazione sono piu’ volte “scesi in campo” anche i suoi dipendenti con presidi organizzati davanti al Palazzo di giustizia di Catania e al carcere di Parma dove era detenuto. (m.b.)
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Persone. E’ morto un giornalista, Tiziano Terzani. La stanza di quelli che scrivono (e non fanno enterteinment, ne’ propaganda) e’ sempre meno affollata.
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marcobenanti@tiscali.it wrote:
< Cartoline dalla Sicilia. Grande serata all'ex lido "Longobardo". L'avv. Vito Branca, presidente Sac, gia' tesoriere dei Ds, ha parlato del nuovo comitato pro Amatori, di cui e' uno degli animatori. Il giornalista Lazzaro Danzuso, consigliere regionale dell'Ordine di Sicilia, ha presentatoil nuovo club Amatori: prima tessera al sindaco Scapagnini presente alla serata e seconda per il comico Gino Astorina, anche lui ospite della bella serata, allietata dalle performance dei nuovi giocatori dell'Amatori. Nel corso della piacevole serata, sono intervenuti anche il vicepresidente del Catania Football Club Petrina, l'on Benito Paolone e l'avv. Silvestro Stazzone, componente del Consiglio d'Amministrazione del "Giornale di Sicilia". Nelle prime file il dott. Sergio Cassar, Presidente dei costruttori etnei. Al centro della serata alcune emergenze isolane: il campionato del Catania, quello dell'Amatori, la "voglia di riscatto" del Sud, animato da Benito Paolone. Alla fine, abbracci e baci fra tutti i partecipanti e finale con pizzette, arancini e spumante. (Ansamai) >
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Marco Palomba wrote:
< Riccardo, Ricca', un discorso lungo sulla tecnologia in mano (anke) alle donne. Evviva. L'immancabile strale sul controllo di preti & affini censori sul sesso e il peccato inventato dall'uomo e bla... Poi, alla fine, cosa kiedi alle donne, a questa dignitosa & imprescindibile meta' del ns cielo vilipesa - dici bene- durante la storia.. cosa kiedi e auspiki?? "Mi auguro vivamente che non aboliscano (almeno non del tutto) i siti porno...". Proprio uno dei luoghi dove anzitutto la LORO strumentalizzazione puo' (x un piacere idiota molto maskilista e commercialissimo) essere perpetuata...! Quantunque fosse una battuta, mi sei sceso un po'. Io sono esigente, amico mio. Lo immagino anke di altri lettori.. E questa, sulla falsariga di analoghe uscite, non ci sta bene. Semplicemente. E anche secondo il genio femminile (Karol '94) >
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Caro Marco, purtroppo hai ragione. Ovviamente scherzavo, ma e’ uno scherzo brutto, di quelli maschilisti, da bar. L’unica giustificazione – no, spiegazione – e’ che ho irrimediabilmente piu’ di cinquant’anni. Invece sbagli sul “controllo di preti & affini”: quella e’ (o meglio, e’ stata) una cosa vera e pesante; non e’ necessariamente legata a questa o quella religione, e forse e’ semplicemente legata alla fase primordiale, autoritaria e “maschile”, di ogni religione: compresa, a ben vedere, anche quella communista (i gay perseguitati a Cuba sono una cosa molto “cattolica”). Non c’e’ da mettere pezze su questo, ma da riconoscerlo onestamente per contrastarlo. Nascondersi le persecuzioni cubane significa tradire Che Guevara, confonderlo coi poliziotti “comunisti”; nascondersi le persecuzioni cattoliche significa tradire san Francesco, confonderlo coi preti dell’Inquisizione.
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riccardo.perricone@selital.it wrote:
< Ti segnalo due probabili sviste. Henry Potter: in realta' si chiama Harry Potter. Ci sono affezionatissimo, fa parte del periodo in cui iniziai a rendermi conto di quanto fosse meravigliosamente bello avere un bambino; rileggo quasi ogni sera Potter, proprio per ricordare quanto non mi e' piu' dato vivere giornalmente, ma soltanto "ogni tanto". Quanto a Torretta Granicola: ma non si chiama Capo Granitola, dove c'e' il faro e dove ho fatto tantissime volte il bagno in un periodo lontanissimo nel tempo? Dove ci sono state risate, luce, tantissima luce e deliziosa gioia di vivere ? Dove non posso tornare perche' resterei annichilito dalla stessa luce? >
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Enzo Baldoni wrote:
< L'americano coi baffoni da tricheco si sposta al mio fianco. Attacchiamo discorso. E' del Texas, si chiama Lee e, come immaginavo, e' un contractor che sta andando a Baghdad. Lavorera' a rimettere in piedi una fabbrica di corn flakes per la Kellog's. Ha gia' lavorato in Cile, in Brasile, in Colombia. Molto americano: prima i Bradley, poi i Caterpillar. E' convinto di riportare la liberta' all'Iraq. Gli iracheni sono contenti che noi americani siamo intervenuti, dice. E probabilmente, per una buona fetta della popolazione, e' anche vero. Nel cuore tatuato sul braccio sono incise tre lettere: "L.A.L." Qualche societa' segreta? Ma no. Piu' modestamente, sono le iniziali di Lee And Linda: "Venticinque anni di matrimonio e una figlia di diciassette anni" borbotta con orgoglio. Ha l'aria di un brav'uomo >
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Galina Padovanskaya wrote:
Limmerick
< Un ragioniere di Trento aveva un televisore perfino nella giacca a vento e guardava la partita anche quando era finita. Ma c'era un professore, precisamente di Bari, con due televisori: per i giorni dispari e pari. Se li portava in moto, e in piscina quando andava a nuoto. Una casalinga di Vicenza aveva un televisore perfino nella credenza. Lo accendeva a tutte le ore e non poteva piu' farne senza. Insomma, la televisione comanda pure alla gente? Allora questa filastrocca si puo' rovesciare come niente: Un televisore di Trento aveva un ragioniere perfino nella giacca a vento... >
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American Express
< Da Baltimora
a Baltibionda
viaggia una tizia
bella rotonda.
Non ha bisogno
della carriola,
e poi non naviga,
nemmeno vola.
Non ha bisogno
nemmen del treno:
ci mette un solo
battibaleno.
La veste solo
una lattuga,
lei svelta rotola
sul bagnasciuga.
E cosi' viaggia
bella rotonda
da Baltimora
a Baltibionda. >
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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a riccardoorioles@libero.it — Fa’ girare.
“A che serve vivere, se non c’e’ il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)
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riccardo orioles
La Catena di San Libero
10 agosto 2004 n. 243
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Mare. Non si sa, ancora una volta, quanti siano gli emigranti morti nell’ultima – al momento in cui scrivo – “tragedia del mare”. Del mare? Il mare non ha colpa. Anche questi emigranti, come tutti gli altri che annegati prima di loro, avrebbero potuto arrivare in Italia tranquillamente, a bordo di un regolare traghetto, pagando normalmente il biglietto come tutti gli altri. Cosi’ erano le nostre leggi d’un tempo, cosi’ eravamo noi. Queste leggi sono state abolite non perche’ ci fosse bisogno di fare barriera contro gente pericolosa – i delinquenti e i mafiosi arrivano per aereo o in Mercedes, mica hanno bisogno di andar per mare – ma semplicemente perche’ a un certo punto il popolo italiano, invecchiato, ingrigito e ingrassato, decise arbitrariamente che bisognava tenere i poveri lontani.
L’Italia, come tutti ormai sanno, non funzionerebbe senza gli emigranti. Come la Svizzera senza i gasterarbeiter o il Belgio senza i minatori siciliani. Se essi se ne andassero, noi ci fermeremmo. Criminalita’? Ma non dipende dagli emigranti: in un paese in cui c’e’ – tollerata dai governi – la massima organizzazione criminale del mondo, Cosa Nostra, e’ ridicolo pensare che il pericolo stia nei nigeriani. Il terrorismo, infine: ma Bin Laden e’ un miliardario anticomunista, alleato dell’America per la maggior parte della sua vita; e Piazza Fontana, o l’Italicus e Bologna e le altre stragi, non l’hanno certo fatta i poveri emigranti africani.
E allora? Gli dei non ci vogliono piu’ bene; o forse sono i santi del paese che ci hanno abbandonato. San Nicola dei naviganti, san Francesco del lupo, sant’Antonio, santa Lucia – di quand’eravamo emigranti – non ci proteggono piu’. Lasciano che l’impazzimento nostro vada avanti, che il popolo distrattamente mostri pollice verso ai disperati. Un ministro ha detto subito che bisogna rispedirli via “con le buone e con le cattive”, e che questo non e’ razzismo ma “legittima difesa preventiva”.
Di fronte a un “ragionamento” del genere non si puo’ piu’ ragionare. Si puo’ solo pregare, chi ci crede, che tanta inumanita’, alla fine, non ci porti sfortuna.
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Petrolio. Quando cadde la Russia, quindici anni fa, il paese era gia’ infartuato da tempo e il “riformista” Gorbaciov stava tentando di rianimarlo con mezzi democratici, o perlomeno civili. L’America lo sgambetto’, l’Europa non c’era ancora, e la Russia tiro’ le cuoia. Le spoglie del paese furono divise fra i vecchi boss “comunisti” (che gia’ dal tempo si facevano i fatti loro) e i nuovi “kommerzant” (il primo giornale “liberal” si chiamava cosi’) che non erano altro, in realta’, che i delinquenti comuni piu’ svelti nel trasformarsi in mafiosi.
Cosi’ fu rifondato lo stato. Eltsin, il primo dittatore postsovietico, partecipava dell’una e dell’altra figura. Nomenklatura e mafia, sotto il suo regno, si divisero le ingentissime risorse siberiane; il monopolio del petrolio fu svenduto per pochi milioni di dollari e passo’ sanguinosamente da una cosca all’altra. Tutto cio’ fu chiamato privatizzazione. L’ultimo precedente risaliva all’alto medioevo, quando i mongoli invasero Russia e Ucraina, uccisero parte dei nobili, ne asservirono altri, ne presero per soci d’affari degli altri ancora, e infine sfruttarono tutti insieme – mogoli, mongolizzati, e ex nobili ora boiardi – gli sventurati contadini.
Questo e’ un ricordo profondo nella tradizione russa, una delle due spirali del suo Dna. L’altra spirale, che non e’ piu’ gradevole, e’ quella dello zar-tiranno che improvvisamente “salva la Russia” con astuzia e ferocia. Ivan il Terribile, Pietro il Grande, Stalin, ora Putin; in tutta la storia della Russia i capi “democratici” – Pugaciov, Martov, Troskij, Gorbaciov – durano molto poco e il loro destino naturale e’ di finire o squartati dai cavalli, o ammazzati a picconate in testa, o se gli va bene esiliati a cantare Kalinka nei cafe’ occidentali.
Tutto questo per dire che non c’e’ russo, in questo momento, che non sappia quale sia esattamente la politica di Putin in questo momento. Puo’ ingannare Berlusconi, puo’ ingannare Bush. Ma per Ivan Ivanov, Putin e’ esattamente lo zar che torna ora a salvare il suo popolo: mozzando teste, uccidendo i nobili, confiscando i castelli e le proprieta’. Ivan sa benissimo che nulla di tutto cio’ andra’ a suo vantaggio: e’ stato appena cancellato con un tratto di penna tutto il welfare ereditato dal “socialismo” e trenta milioni di russi, da un giorno all’altro, sono stati gettati sotto la soglia di sopravvivenza. Ma che importa: il mugiko muore ma la Russia – grazie alla spietatezza dello zar – vivra’. In qualunque altro paese questa sarebbe retorica. Ma in Russia (“guardala dall’alto – scriveva Majakovski – solcata dai segni dei fiumi come dalle frustate”) forse no. O almeno, nella storia della Russia c’e’ anche questo, e pesa.
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La crisi petrolifera attuale ha due radici, di cui una – l’incapacita’ americana a saccheggiare con efficienza il Medio Oriente – e’ legata alla contingenza e si puo’ rimuovere ma l’altra – la decisione dello zar sovietico di riprendersi le risorse della Russia non tollerando piu’ alcun oppositore – e’ invece fisiologica e non si puo’ cambiare. Kerry riuscira’ probabilmente a trar petrolio dagli oleodotti irakeni meglio di Bush (che non ne ha cavato una goccia) ma ne’ lui ne’ alcun altro, ne’ col bastone ne’ con la carota, riuscirano mai piu’ a gestire il petrolio russo. Non perche’ Putin sia migliore di Eltsin, ma perche’, storicamente, viene dopo.
L’ultima atrocita’ di Saddam Hussein e’ consistita cel cercare di farsi pagare il petrolio in euri e non piu’ in dollari. Su questo, l’amministrazione Bush (che della democrazia in Medio Oriente non poteva infischiarsene di piu’: vedi sauditi, emiri, sultani e sultanelli vari, tutti fedeli alleati e uno piu’ barbarico dell’altro) non poteva transigere e ha fatto quel che qualunque governo americano, conservatore o liberal, avrebbe fatto. Solo che l’ha fatto male, con rozzezza, facendosi beccare a compiere atrocita’, sparando indiscriminatamente sulla folla, trattando i negri da negri e gli altri bianchi da fighetti, cosa che nel Duemila teoricamente non va piu’ bene. Soprattutto, ha rubacchiato alla meglio, senza grazia ne’ stile (Cheney, Hallyburton, le truffe sulle forniture militari) invece di rubare in grande e imperialmente
La prossima amministrazione dovra’ cercar di riparare queste cadute di stile, puntellare il regime (criminale) saudita sempre piu’ sputtanato,trovare il modo di ritirarsi da Bagdad, bloccare l’euro sui mercati del petrolio dovunque si presenti, e tutto questo senza poter piu’ contare sull’immensa riserva strategica russa che Bush padre e Clinton aveva comprato, in un certo senso, dai provvisori gestori della Russia. Ci riuscira’.? Speriamo di si’, per il bene di tutti. Attualmente gli americani sono molto incazzati perche’ la benzina gli costa piu’ di mille lire al litro, mentre noi siamo lievemente irritati perche’ ce ne costa piu’ di duemila. Noi siamo preoccupati per la diminuzione del Pil. Loro dormono tranquilli con un debito pubblico superiore del loro Pil non si sa quanto.
Noi tristi, e loro allegri, e da cinquant’anni a questa parte e’ cosi’: eppure sono loro quelli che hanno i debiti, che pagano a “poi passo” e che, fatto il pieno di super, ripartono strombazzando col fuoristrada. Alla faccia degli arabi, alla faccia dei russi e alla faccia nostra.
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Economia 1. Roma. Lettera del governo ai petrolieri: si appella “alla sensibilita’ delle Vostre compagnie” perche’ “facciano uno sforzo” per non alzare troppo i prezzi, che sono gia’ alle stelle.
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Economia 2. A Barcellona P.G. (Messina). E’ diffuso da qualche tempo un nuovo tipo di “pizzo” estorto ai commercianti dalla mafia locale. Il denaro versato ai mafiosi viene reinvestito da costoro in operazioni finanziarie (probabilmente di tipo “piramide”) da cui i taglieggiati ricevono, in caso di successo, una quota proporzionale all’importo versato. Una specie di Bot di Cosa Nostra, insomma.
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Solidarieta’. Dopo traversie di vario genere (diversi reporter ammazzati nell’esercizio delle loro funzioni) finalmente il governo d’occupazione irakeno ha deciso la chiusura dell’emittente Al Jazeera a Bagdad. Non mi sembra, sui giornali, di aver letto espressioni di solidarieta’ dei giornalisti italiani, e delle loro associazioni, a questi colleghi: forse perche’ sono “nemici”. Io invece penso che “la liberta’ e’ indivisibile”, che “non importa per chi suona oggi la campana” e che “detesto le tue idee ma mi battero’ fino all’ultimo perche’ tu possa di esprimerle”. Sono tutte frasi di Maometto, per quel che se ne ricordano i miei colleghi oggi.
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Riad. Avra’ luogo a novembre il primo tentativo di introdurre la democrazia in Arabia Saudita. A titolo sperimentale, infatti, parte dei consiglieri municipale della capitale non sara’ nominata direttamente dal sovrano ma verra’ scelti dai sudditi mediante elezione (i candidati ovviamente dovranno avere il nullaosta preventivo del governo). Questa storica svolta, secondo gli osservatori piu’ ottimisti, potrebbe far sperare che nei prossimi decenni il governo saudita riesca a raggiungere il livello di occidentalizzazione di regimi relativamente piu’ aperti come l’Iraq di Saddam o l’Iran di Khomeini.
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Firenze. La fondazione Antonino caponnetto protesta contro la mancata sostituzione delle auto blindate guaste in dotazione ai magistrati. “Significa favorire la mafia”.
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Monaco di Baviera. Il comune ha congelato il passaggio a Linux dei propri uffici amministrativi (14mila computer in rete). Il motivo non e’ tecnico ma “politico”: si temono azioni giudiziarie, con vari pretesti, da parte di Microsoft e conseguenti fastidi per il comune.
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Popoli. Il nove agosto le Nazioni Unite celebrano – ovviamente nell’indifferenza generale – la Giornata mondiale per i Popoli indigeni. Sono circa centocinquanta milioni di esseri umani, e buona parte di loro e’ a rischio d’immediata estinzione. L’associazione Survival ha raccolto alcune delle loro voci.
Enmei, dei Jarawa delle isole Andamane: “Gli stranieri sono persone cattive, Abusano di noi. La giungla e’ meglio. Anche se devo stare fuori per pochi giorni, vorrei tornare subito dalla mia famiglia, nella foresta”. Un Boscimane del Botswana: “Il nostro modo di vivere e’ moderno tanto quanto il vostro. Non c’e’ ragione per cui noi non possiamo indossare degli abiti e mandare i nostri bambini a scuola pur continuando ad essere cacciatori-raccoglitori”. Un Awa’ dell’Amazzonia, di nome To’o: “I bianchi si avvicinano sempre piu’, e noi siamo finiti ai margini. Siamo costantemente in fuga. Senza la foresta non abbiamo alcuna possibilita’ di sopravvivere e ci estingueremo. Ma lotteremo per la nostra terra. Non lasceremo che i bianchi ci invadano ancora. Non gli permetteremo di appropriarsi di tutta la nostra foresta. Vogliamo crescere i nostri bambini qui.”
Bookmark: www.survival.it
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Fretta. Alabama. Giustiziato mediante iniezione letale James Hobbard, settantaquattro anni, gravemente malato di cancro. Rifiutata dalla Corte suprema la sospensione dell’esecuzione.
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Windows. Council Bluffs, Iowa. Quindicenne colpito da un fulmine mentre gioca al computer. La scarica ha raggiunto il ragazzo attraverso l’alimentazione e, senza ferirlo, l’ha scaraventato ad alcuni passi di distanza. Il pc era equipaggiato con Windows. Se fosse stato Linux, o almeno Mac, chissa’…
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Linux. San Francisco. Presentato da Hp-Compaq il primo portatile equipaggiato direttamente con Linux: l’iniziativa e’ definita propedeutica all’installazione di serie anche sui modelli da scrivania
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Contenuti. Chi ha inventato la stampa? Gutenberg, lo sanno tutti. Beh: Gutenberg veramente e’ stato solo uno degli inventori materiali, fra cui quache migliaio di cinesi che facevano gia’ i tipografi qualche secolo prima. A parte questo, dal mio punto di vista, gli inventori della stampa sono due: Gutenberg e Lutero.
Gutenberg ci ha messo il salto ingegneristico, la new ecnology. Lutero ci ha messo il contenuto. Senza la Bibbia di Lutero, col cavolo che avremmo la stampa, nell’accezione che le diamo da allora. Avremmo avuto una curiosita’ tecnica, di cui sarebbero stati a conoscenza alcuni specialisti, non il libro in tutte le case. La stampa, insomma, non e’ il torchio e l’inchiostro. E’ il torchio e l’inchiostro, piu’ il libro. Quest’ultimo, a sua volta, e’ fatto di carta trattata e di contenuti. Harwdare e software – la vecchia storia. Nel caso della stampa, ha funzionato.
Nel caso nostro, no. E forse e’ il momento di cominciare a chiedersene il motivo. Che la new economy non sia esattamente la terra promessa che si diceva, ormai si comincia a capirlo persino sui giornali. Eppure i computer sono migliaia di volte piu’ potenti che dieci anni fa. L’internet ormai collega (quasi) tutto. Il commercio elettronico, tecnicamente, funziona. Eppure computer piu’ internet piu’ e-commerce, messi insieme, stanno dando un sacco di delusioni. Che cos’e’ che non funziona? Cosa manca?
Risposta: i contenuti. Sul libro puoi mettere il pamphlet politico o il romanzo moderno, che sono contenuti che prima non c’erano e che nascono “dopo” il libro. Col cinema puoi fare il film. Con la televisione, Samarcanda. Ma col computer? Qual e’ quel contenuto veramente e radicalmente nuovo, che dieci anni fa non c’era ed anzi non si poteva neanche immaginare e che ora invece – “dopo” l’internet – finalmente c’e’?
Mistero. Quasi tutto quel che si vede sull’internet (e l’internet in America, per quasi la meta’ degli utenti, significa i quattro maggiori portali) e’ roba di prima dell’internet, masticata, colorata e flashizzata. Ma non riesce a sorprendere nemmeno me, che pure ho visto Lascia e Raddoppia alle prime puntate: figurarsi un ragazzo. Ha sempre un retrogusto di ammiccante e forzato, di “traduzione” in internet di roba nata e pensata altrove.
Quindici anni fa, nello stesso mondo, si vedevano cose (i newsgroups, Pkunzip, Mosaic e poi Netscape…) che non sarebbero state nemmeno immaginabili prima della tecnologia. Adesso… beh, lasciamo andare.
Beh, questo sarebbe il versante pessimista, il bicchiere mezzo vuoto. Che cosa c’e’ in quello mezzo pieno? Tutto il pianeta e-mail, direi. Un bel po’ di siti sconosciuti o semisconosciuti, che purtroppo nessun database collega. Qualche portale (non piu’ d’una dozzina in tutto il mondo, e fra questi nessuno dei primi quattro) che le animazioni cerca di farle funzionare (utilmente) nella testa di chi si collega e non (inutilmente) nella home-page. Qualche ragazzo che conosco. Alcune interconnessioni possibili fra il vecchio computer e strumenti “leggeri”. E l’open-source e Linux, naturalmente.
L’open-source, in tutto questo, e’ la precondizione per ripartire. Pensare di far funzionare – strategicamente – le tecnologie senza open-source e’ come pretendere di sviluppare la stampa senza che contemporaneamente ci sia un protestantesimo. Tecnicamente, si puo’ anche fare. Ma culturalmente (e dunque praticamente) ha il fiato corto.
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Cronaca. Milano. Assalto di skinheads al centro sociale Conchetta, ai Navigli. Spranghe, coltelli, inni fascisti e sei feriti di cui uno in prognosi riservata.
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Cronaca. Lecce. Ventidue teppisti, cui era stato proibito di assistere per un anno alle partite, sono stati riammessi allo stadio dal Tar dopo un ricorso degli avvocati. Il provvedimento della questura era stato emesso dopo una maxi-rissa in un’area di servizio emiliana, dove si erano casualmente incrociati pullmann carichi di tifosi del Lecce e del Pescara.
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Cronaca. Fregene (Roma). Carabiniere accoltellato mentre difende alcune ragazze dalle molestie di due teppisti.
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redrage wrote:
< Mio figlio mi ha chiesto, da quando gli hanno attivato il computer, di essere iscritto alla Catena di S. Libero. Mi piacerebbe che tu vedessi come l'ho tirato su bene, ha il mio stesso spirito combattivo. Alcune volte, tanto tempo fa, sedeva con me dietro il mixer di Radio Etnea Alternativa (primi anni '80), allora aveva pochissimi anni >
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Linarena wrote:
< Gentile O., su Diaco non ci sono parole per definire i percorsi necessari per diventare giornalista di successo .Lecchino, cretino, banale, interessato a tutto e per finire: curioso. Diaco e' tutto questo e non sorprende che Ferrara e financo Giordano Bruno Guerri gli abbiano accordato uno spazio sui loro giornali. L'Indipendente addirittura gli ha garentito una casella di posta quotidiana. Sara' figlio di una buona donna oppure figlio non riconosciuto di qualche professore universitario (non sorprenda ma la figlia di Rodota', modesta e miserella, e' giunta a dirigere una rivistona femminile) oppure di qualche politico di eccezione. E' incomprensibile il suo successo anche perche' parla a vanvera ed in maniera sconclusionata. Ma forse ho colpito nel segno ed ho commesso un errore: ha le qualita' per essere un vero giornalista >
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sandro@bengodi.org wrote:
< Il 29 luglio e' nato il comitato per il Columbus Day, il giorno della scoperta dell'America, il 12 ottobre. La giornata verra' celebrata in tutte le scuole e gli uffici pubblici e ci saranno mostre, dibattiti, ecc. Quest'anno la manifestazione principale, che si terra' a Genova, sara' coordinata dal ministro Claudio Scajola. Una festa a Genova organizzata da Scajola? Fossi in voi mi terrei lontano da piazza Alimonda e dalla scuola Diaz... Ma non finisce qui: in estate, sotto il patrocinio dei Beni Culturali, hanno organizzato la "giornata della musica popolare". Bennato che canta "brigante se more", Daniele Sepe che canta "tarantella del gargano" e i Modena City Ramblers che cantano "bella ciao"? No: corteo a Roma, con inno di Mameli e discorso di Berlusconi... il tutto nella splendida cornice di Piazza Venezia. Chissa' perche' anche questa mi sembra di averla gia' vista >
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Alessandro Paganini wrote:
< Un altro pezzo di Enel - il 20 per cento - sul mercato per tappare i buchi di gestione. Giova ricordare l'esperienza dalla liberalizzazione elettrica in California, che ha portato caos, blackout e aumenti fino al 300 per cento >
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mimmo lombezzi wrtoe:
< L'altro giorno pispolo e cado su "Veline" il successo dell'estate.Teo Mammuccari fa avanzare una sventola di Catania e la sottopone alla seguente prova: con una bottiglia di gomma le invia uno schizzo di latte che la candidata deve ingoiare "senza farne cadere neppure una goccia". Poi , imbrattatata di latte, le fa eseguire il tradizionale ballonzolo. Il padre, tenendo in braccio il fratellino della ragazza, "eroga" un sorriso tirato >
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From: “David Loepp” davidrichard.loepp@tin.it
Arouet, by till@mercurioproductions.com, wrote:
< Le streghe hanno smesso di esistere quando abbiamo smesso di bruciarle >
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Enzo Baldoni, from Bagdad, wrote:
< Finalmente ho un angelo custode. Si chiama Ghareeb, e' palestinese, e' molto bene introdotto nei posti che contano e di piu' non posso dire. Come l'ho conosciuto? Un colpo di culo, e che altro? Stasera, finalmente a cena fuori dal compound del Palestine - Sheraton, che e' pesantemente controllato dagli americani e dalla neonata polizia irachena. Ceniamo in un kebab sulla strada, nessuno parla inglese, non esistono menu' e nemmeno la birra, ma il pollo e' delizioso (si mangia con le mani, chiaro).
Ghareeb e' ingegnere, e' intelligente e molto colto, come gran parte dei palestinesi, parla un discreto inglese e conosce bene la storia. Una compagnia piacevole. E poi e' piu' grosso di me e somiglia moltissimo a un certo Giodi di cui sono molto amico. Cosa chiedere di piu' alla vita?
Lontano scoppia una bomba. Poi un'altra. Poi un'altra. Allora cominciamo a contare.
Booom! - Quattro.
Boom! - Cinque.
Booom! - Sei.
Boom! - Sette.
Questa e' la reazione alla conferenza stampa del primo ministro Allawi, che oggi non ha dato la minima chance alla resistenza: ha detto che sono fuorilegge, che saranno cacciati e arrestati.
Boom! - Otto. Mmmm ... As Sadr sta veramente incazzato.Nella Zona verde partono le sirene.
- Le suonano adesso, le sirene: a chi e' ferito non serviranno gran che.
Boom! - Nove.
Passano veloci quattro Humvees dell'esercito USA, saettando un faro sulla folla. Sembra che scappino. Tutti gli avventori del ristorante si mettono a ridere e schiamazzano all'indirizzo degli americani.
Boom! - Dieci.
La gente e' tranquilla, continua a mangiare e a ridere. I missili sono diretti sulla Zona Verde, quartier generale dei sempre piu' odiati statunitensi.
Boom! - Undici.
Boom! - Dodici.
Dodici bombe nel giro di un'ora. Difficile sottovalutarne il significato. Fantastici americani. In un anno di arroganza, violenza, maltrattamenti in carcere, arresti illegali e disordini sono riusciti a sprecare tutto il capitale di credibilita' che si erano costruiti con la cacciata di
Saddam. Adesso anche chi li aveva festeggiati all'arrivo non aspetta altro che si tolgano dai coglioni.
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Paolo wrote:
< Via queste vesti, amore! Su, stringiamoci
col tuo corpo ed il mio, nudi, intrecciati
con niente in mezzo: via questa barriera
- la tua camicia - spessa come un muro.
Petto su petto, labbra sulle labbra
e poi silenzio, niente piu' parole. >
* * *
Dioniso wrote:
< S'io fossi vento e tu nell'aria aperta, nuda, alla mia carezza ti donassi S'io fossi un fiore, rosso, e tu volessi prendermi in mano e stringermi al tuo petto >
* * *
Asclepiade wrote:
< Vergine? E per che scopo? Vuoi trovare uno che t'ami giu', la' a casa d'Ade? Solo fra i vivi, qui, vive il piacere, ragazza mia: poi, cenere e niente. >
* * *
Meleagro wrote:
< Eros giocava a dadi con Afrodite stanotte. E la' s'e' giocato il mio cuore. >
* * *
< Vento del Sud, buon vento, vento dei marinai, ti sei preso il mio Andragato, meta' del cuore mio. Felice la sua nave e piu' felice il mare, felicissimo il vento che gli gonfia la vela. Oh se fossi un delfino! Lo trarrei svelto in groppa lo porterei nell'isola dei bei ragazzi, a Rodi. >
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“A che serve vivere, se non c’e’ il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)
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riccardo orioles
La Catena di San Libero
17 agosto 2004 n. 244