[Riceviamo e volentieri pubblichiamo]
Sabato 18 settembre si è tenuto a Pordenone, nella sala della Regione, il convegno sulla conversione delle basi militari e dei poligoni di tiro organizzato dal Comitato unitario contro Aviano 2000 e da L’Ambiente è vita. Un’idea originale, perché a tutt’oggi è la prima iniziativa sul tema della conversione realizzata in Italia, nata da una ricerca di Andrea Licata su un’ipotesi di conversione della base aerea di Aviano.
Un appuntamento importante dal quale sono emersi buoni spunti di dibattito e di analisi, grazie alla presenza di ottimi relatori che hanno approfondito il tema della conversione fornendo molti dati tecnici e scientifici.
Una iniziativa che ha avuto un esito positivo, non solo per la buona partecipazione, con una presenza nell’arco della giornata di oltre cento persone, ma anche perché si è potuto dimostrare che la conversione delle basi è possibile, con effetti positivi per tutta la comunità (ambiente, ricadute economiche, occupazione).
Le recenti polemiche circa le affermazioni dell’assessore regionale Antonaz (“la base è criminale”) pronunciate durante il suo intervento di saluti al convegno di sabato 18 sono la prova della miseria e dell’immaturità della classe politica regionale.
Le reazioni di alcuni esponenti politici locali alle dichiarazioni di Antonaz, con la complicità di qualche organo di informazione, hanno il preciso obiettivo di togliere visibilità al convegno, spostando il dibattito su questioni che assumono il sapore di pura strumentalizzazione politica. L’atteggiamento ideologico e di chiusura che la maggioranza dei politici hanno assunto di fronte alla proposta di un confronto pubblico sulla possibilità di conversione della basi militari non aiuta ad affrontare i problemi del nostro territorio e mette ancora una volta in secondo piano le esigenze della popolazione locale.
Non può sfuggire all’occhio attento di chi segue da anni i processi di militarizzazione della provincia, che la maggior parte dei politici “scesi in campo” a difesa della base di Aviano sono stati onorificiati dai militari americani del titolo di “Comandante onorario” (vedi Illy, Telepn, Salvador, eccetera).
Scarsa è stata la presenza degli amministratori della provincia al convegno e ancor più grave era l’assenza dei sindaci della pedemontana che in questi ultimi anni sono stati tra i sostenitori del progetto “Aviano 2000”. Tra i pochi che hanno partecipato, i più sono rimasti in silenzio o nelle peggiori delle ipotesi hanno assunto un atteggiamento settario e ostile (vedi assessore provinciale Della Mattia).
Tra gli amministratori che sono intervenuti al convegno, va ricordato l’intervento dell’assessore Zanolin, anche lui presente per portare i saluti dell’amministrazione comunale che ha patrocinato l’iniziativa. Zanolin ha messo in evidenza l’importanza della conversione al civile delle aree militari (caserme Fiore e Monti) nella prospettiva di uno sviluppo della città e delle sue infrastrutture. In questo senso, bene ha fatto l’Amministrazione Comunale a vincolare ad uso comune l’area della caserma Fiore che in vista di una sua conversione al civile si potrà utilizzare per attività ospedaliere e spazi pubblici.
Attraverso il Convegno Internazionale “La conversione possibile” il Comitato unitario contro Aviano 2000, ha introdotto alcuni temi nuovi nella discussione. L’avvio immediato di processi di conversione a uso civile delle basi sono stati infatti proposti come iniziative concrete volte a creare alternative, a salvaguardare l’area e ad accelerare la chiusura delle basi.
Al termine del Convegno è stata proposta la nascita di un gruppo di studio sulla conversione della base in grado di aggiornare e coordinare i risultati delle ricerche esposti durante la conferenza, la creazione di un’attività economica alternativa incentrata sulle energie rinnovabili e l’istituzione di un fondo regionale volto a sostenere il processo di riqualificazione dell’area.
È stato ipotizzato l’utilizzo dell’energia fotovoltaica nell’ampia area cementificata, il mantenimento di tutta l’area verde per usi civici comuni, la nascita di un centro per la protezione della montagna, attività turistiche ad artigianali collegate, la ricollocazione della protezione civile provinciale volta a un migliore coordinamento, lo sviluppo di centri di ricerca teorica nell’ambito delle energie rinnovabili e della conversione dal militare al civile in collegamento con i paesi vicini.
Nonostante il governo Usa non abbia ancora annunciato la chiusura del sito, la base di Aviano, analogamente ad altre strutture militari moderne, paragonabili con i dovuti distinguo agli “antichi accampamenti”, potrebbe chiudere, anche in tempi brevi, per ragioni diverse di tipo politico, economico o sociale.
Non ci si può quindi affidare ai militari, condividere le loro intenzioni, credere alle loro promesse: essi, storicamente, utilizzano in maniera sistematica il segreto e la menzogna come strumenti di propaganda e controllo sociale.
Si possono invece creare sin d’ora alternative e immaginare per l’area un futuro “civile”, senza nucleare e inquinamento, economie di guerra, pesanti condizionamenti.
Se la comunità riuscirà a prendere in mano il processo di conversione sarà possibile evitare che la base venga riutilizzata per attività belliche, inquinanti, come deposito di scorie (magari radioattive) o altre scelte disastrose, si eviteranno speculazioni e nuove scelte fallimentari.
Lino Roveredo
(Comitato unitario contro Aviano 2000)