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L’Andreotti festeggiato

di Riccardo Orioles (dalla e-zine Catena di San Libero) *

Andreotti. Il senatore Giulio Andreotti, piu’ volte capo del governo italiano, non e’ iscritto a Cosa Nostra. Ha invece intrattenuti “personali, amichevoli relazioni con esponenti di vertice di Cosa Nostra”. Ha commesso “reato di partecipazione all’associazione per delinquere”, “concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980”, che oggi è semplicemente “estinto per prescrizione”. La cessazione del comportamento criminoso dopo una certa data e la sua successiva disponibilità a collaborare con la giustizia ne fanno, tecnicamente, un “pentito”. Non un mafioso pentito, ma un amico-dei-mafiosi pentito. Se questo basta per festeggiarlo, allora festeggiamolo pure.
Memoria. La lotta contro Andreotti e il suo potere non e’ stata, come credevamo allora, la crescita civile e la progressiva presa di
coscienza di tutto intero un popolo, ma la battaglia di una combattiva minoranza azionista – a quei tempi si diceva giacobina – della societa’
siciliana. Non perche’ fosse particolarmente diffusa, in Sicilia, una qualche forma specifica di “cultura mafiosa” (quella, se mai e’
esistita fuori dalla letteratura, e’ morta con la civiltà industriale), ma perche’ il dominio mafioso in Sicilia corrispondeva
perfettamente alle esigenze profonde – ordine, illegalismo, pace sociale, mantenimento dei piccoli e grandi privilegi, parassitismo
sociale – della borghesia siciliana. Nel complesso d’Italia, identiche esigenze erano soddisfatte con meccanismi analoghi, ma con un meno
frequente ricorso all’omicidio. Fino alla fine degli anni Settanta, il potere mafioso e’ stato semplicemente la variante meridionale
dell’andreottismo, subalterna sia ai poteri politici de jure (la democrazia cristiana) che a quelli de facto (l’ambasciata americana e
le massonerie).
Il periodo andreottiano, con la sua sub-variante mafiosa, è terminato in un momento imprecisato verso la fine dei Settanta, quando si sono
verificate in rapida successione le seguenti evenienze, del tutto – benche’ in fondo logiche – inaspettate: il cambio di velocita’ della
politica americana nel Mediterraneo (di li’ a poco, Comiso);
l’infiltrazione di personale specializzato nelle logge massoniche piu’ potenti, e in ispecie nella P2, e la loro conseguente utilizzazione a
fini non piu’ clientelari ma terroristici; l’allevamento di tutta una nuova generazione di personale politico eterodiretto e la creazione
artificiale di nuovi indirizzi politici (il Midas e il “nuovo corso” del partito socialista: ogni resistenza al quale venne stroncata dal
rapimento del figlio del vecchio leader De Martino); e infine, nel campo della mafia, l’eliminazione dei vecchi “uomini di rispetto” e la
crescita di nuovi boss legati non piu’ solo ai politici ma anche ai servizi segreti. Sono gli anni in cui – per fare un esempio
significativo – a Catania emergono improvvisamente, da un momento all’altro e senza alcun radicamento apparente, politici come Ando’
(commissione P2, servizi segreti, partito socialista), mafiosi come Santapaola (personaggio minore di un clan periferico), imprenditori
come Graci o Rendo (appalti pubblici, velocissime accumulazioni) e diventano rapidissimamente e del tutto inspiegabilmente protagonisti di
rilievo nazionale. Sono gli anni di svolta, e Andreotti comincia a decadere gia’ da allora (sara’ utile ancora, sul piano internazionale,
come garante dello schieramento filoamericano dell’Italia; ma anche quest’ultima utilita’ verra’ a mancare, ovviamente, alla fine della
guerra con l’Unione Sovietica).

* * *
Sono anche anni di lotta: man mano che diventa – che e’ obbligato a diventare – piu’ feroce, il potere mafioso incontra un’opposizione
popolare crescente. Cose che prima erano vissute come “normali” incontrano improvvisamente una resistenza inaspettata. Il popolo
siciliano – allora non eravamo ancora “la gente” – diffidente, passivo, abituato da millenni a farsi i fatti suoi, scopre con meraviglia alcune
bellezze civili e, timidamente, vi mette mano. Una scoperta del vivere, a ripensarla ora, adolescenziale. E’ una scoperta costosissima, perche’
ogni passo fuor della gabbia costa sangue. Ma per alcuni anni, con timidezza ed entusiasmo, i neo-cittadini siciliani vanno avanti.
“Sicilia quanta gloria/ E chiantu e cori ruttu/ La mafia e li parrini/ t’hanno vistuta a luttu…”. Da Eboli in su, solidarizzano alla
televisione. Dell’antimafia a Catania alla fine e’ rimasto questo, che i ragazzini pagano il biglietto salendo sull’autobus; mi cedono il
posto vedendomi zoppicante e col bastone, si alzano sorridenti e gentili. A volte penso che gia’ per questo valeva la pena. Abbiamo
vinto, contro Andreotti abbiamo vinto noi. Sono passati gli anni, e dopo Andreotti hanno votato Berlusconi. Dopo i Borboni i Savoia, altro
che Garibaldi. E d’altra perche’ usare Toto’ Riina, quando basta la tivvu’? Una televisione vale mille lupare. Ordine, illegalismo, pace
sociale, mantenimento dei piccoli e grandi privilegi, parassitismo sociale: tutto ok. Non c’e’ piu’ bisogno di sparare.
Una cosa di cui non c’eravamo pienamente accorti allora, o meglio ce n’eravamo accorti ma non nelle budella, non fino in fondo, e’ questa:
che uomini son venuti fuori da queste Catania e Palermo, da questo popolo gramo, da questa Sicilia. Io non mi ero mai accorto, in realta’,
di avere conosciuto Borsellino. Avevo conosciuto un buon giudice, io che facevo il giornalista, in un posto che si rischiava la pelle; tutto
qua. O Calogero Zucchetto, o Montana, o Cassara’. Storie di quotidiano lavoro, persone che s’incontrano, routine; cerimonie di Stato, quando
tutto – alla fine – era concluso. Invece, erano eroi greci. Non roba da monumento, non da telegiornale: da poeti. “Voi che siete caduti per
l’Ellade…”. “Se passi per la mia citta’, straniero, digli che noi siamo caduti qui, obbedienti alle leggi…”. “Mio figlio, Robertino
Antiochia, che faceva il poliziotto a Palermo…”. Da una distanza infinita, da un’epoca in cui non ci sono piu’ baroni ne’ meschini ma
solo un grandissimo silenzio e il vento che passa lieve e il mare e il cielo.

* * *
Eppure, una carta c’era da giocare, in quegli anni, una carta che avrebbe potuto – forse – cambiare tutto. C’era una minoranza, abbiamo
detto, una minoranza giacobina. Ma era una minoranza giovane, anche anagraficamente. Per due o tre anni, e forse per quattro, una parte non
indifferente della gioventu’ siciliana e’ stata politicamente schierata.
Politicamente in senso serio, non chiacchiere ma antimafia, democrazia reale, cambiare la vita quotidiana, lotta. Questi giovani hanno trovato
dei capi, delle figure carismatiche, non degli organizzatori e dei maestri. Dei Prampolini, dei Pancho Villa, dei Bakunin, dei fratelli
Bandiera. Non dei Gramsci, non dei Gobetti. Se… Ma la storia non si fa coi “se”. Essi erano, in realta’, la nuova classe dirigente del
Paese. Non guardateli come sono ora, emarginati o integrati o incattiviti o delusi. Ricordateli com’erano allora. Avevano tutto per
esserlo, avrebbero cambiato tutto. La vecchia sinistra non li comprese – era troppo occupata a flirtare con Andreotti o con Martelli. La nuova
non ebbe il tempo – era troppo occupata a litigarsi le candidature, in nome della nuova politica, a questa o quell’elezione.

E’ andata cosi’…
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Ochalan. Ricevuta in seduta plenaria dal Parlamento europeo la dissidente curda Leila Zana, gia’ nel ’95 insignita del Premio Sacharov
per la difesa dei diritti umani. Nello stesso momento continua a languire nelle carceri turche il capo del movimento di liberazione
curdo, arrestato all’estero dai servizi segreti turchi dopo che era stato scacciato dall’Italia e condannato – con un processo giudicato
illegittimo dalla Corte europea – a una morte lenta e sospesa. Con Ochalan la sinistra italiana ha un debito preciso. I Ds per averlo
mandato via senza difenderlo (al tempo del governo D’Alema) ne’ osare conferirgli lo status di rifugiato politico cui aveva pieno diritto.
Rifondazione per aver gestito avventuristicamente i movimenti dell’esule, fidandosi su garanzie di sicurezza molto aleatorie.
Sia Rifondazione che Ds, in questo momento, hanno la possibilita’ di chiedere qualcosa a Prodi. E Prodi, autorevolissimo esponente
dell’Unione, a sua volta ha la possibilita’ di sottolineare l’illiceita’ – secondo le istituzioni giudiziarie europee – della detenzione di Ochalan e la gravissima violazione dei diritti umani che essa costituisce. La Turchia, in questo momento, sarebbe costretta a concedere all’Europa qualsiasi cosa.
Bertinotti e D’Alema qualche anno addietro erano grandissimi amici di Ochalan, a parole. Perche’ stanno zitti ora? Perche’ non chiedono ai
deputati del centrosinistra in Europa di chiedere solennemente *ora*, adesso che forse si puo’ ottenere, la liberta’ di Ochalan?
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Viados. Vi ricordate di Follini? E’ quello che quest’estate sfido’ Berlusconi, all’interno del polo, dicendogli che il suo potere non
poteva essere assoluto e che tutte le varie destre hanno pari dignita’.
Panico nel palazzo: ma poi la faccenda s’e’ sgonfiata soprattutto perche’ il macho Fini, all’ultimo momento, non se la senti’ di
giocarcisi la poltrona. Vabbe’: in politica, e’ normale (non solo a destra). Comunque, la carta principale che Berlusconi gioco’ contro
Follini fu la minaccia di una scissione nel suo stesso partito, l’Udc.
E chi fu che si presto’ a questo gioco? Il numero due, Buttiglione. Il quale, nel momento piu’ decisivo della crisi, comincio’ a far distinguo
e a defilarsi dal suo stesso partito. Follini, per un breve ma decisivo istante, resto’ bloccato. E Buttiglione fu immediatamente nominato da
Berlusconi commissario all’Europa. Parti’ tutto contento, lasciando nei guai l’Udc e Follini – ma che importa: intanto il premio suo l’aveva
avuto.
Arrivato in Europa, ovviamente, Buttiglione – che e’ un personaggio molto provinciale – comincio’ a farsi conoscere: dita nel naso,
barzellette sui froci, gran segni di croce davanti a ogni immaginetta. Capirete che i signori europei, che sanno chi e’ Diderot e son gente di
mondo, gli sorridevano dietro. Alla fine hanno perso la pazienza e l’hanno pregato di non ficcarsi piu’ le dita nel naso, di piantarla con
quelle sciocche barzellette da sagrestia, di stare un po’ composto almeno dentro l’aula e insomma di comportarsi da uomo e non da
sacrestano. Se no, meglio che se ne tornasse in Italia, anzi in Padania.
Apriti cielo (letteralmente)! Il balengo comincia a smadonnare come un invasato, e che ce l’hanno con lui perche’ e’ cattolico e che c’e’ la
congiura dei gay e tutto il resto. “Io non sacrifico la mia coscienza per un posto!” e’ sbottato alla fine.
Momento, don Buttiglione, momento. Lei la sua coscienza l’ha sacrificata senza un problema al mondo, quando ha tradito il suo capo
Follini facendosi pagare dal momentaneo avversario Berlusconi. E’ politica, si’: ma fuori della politica, la gente la chiama anche
prostituzione. Con la differenza che il viado brasiliano, quando si prostituisce sulla Cristoforo Colombo, non si giustifica con la
religione: “debbo pagare l’affitto”, dice al massimo e poi fa quel che deve. Lei invece, per mettersi in posizione, ha chiesto – e ottenuto –
poltrone, commissioni e stipendi vari. Neanche Lola la Bolognese ha mai ottenuto tanto. Faccia quel che deve fare, per cortesia (qua siamo
liberali e non discriminiamo nessuno), ma: “scherza a contanti e lascia stare i santi”.
(E il povero Follini? Non se ne parla piu’, manco nelle previsioni del tempo. “Guarda che le tivvu’ ce le ho io” l’aveva avvertito il signor
B.: e difatti).
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L’Italia ripudia. Record del bilancio della difesa dal dopoguerra in qua: ventimila790 milioni di euro, da invadere l’Abissinia e
ripigliarci Nizza e Savoia.
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Elezioni 1. Un manifesto di An: “Badaloni Gruber Marrazzo: hanno scambiato la regione Lazio per l’Isola dei famosi”. Mi associo.
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Elezioni 2. Un altro manifesto di An: “Zaccaria si presenta alla Camera e si fa appoggiare da Articolo 21: ma che ci azzecca la liberta’ di
stampa con la poltrona di Zaccaria?”.
(Questo veramente An non l’ha fatto, ma se lo facesse non chiederei il copyright).
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La guerra infinita. Washington. Stanziati altri 273 milioni di dollari per la guerra contro il sesso prematrimoniale e in difesa della
castita’. Ma sono rimasti non spesi perche’ al Bombers Commando non sono ancora riusciti a trovare, sulla carta geografica, dove diavolo si
trovano those fucking Soddoma and Gomorah.
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Donne. Ancora ignoti gli assassini di Fanny Ann Eddy, fondatrice
dell’associazione gay-lesbica in Sierra Leone, stuprata e uccisa il 29
settembre da killer penetrati nella sede dell’associazione. Carenti le
indagini da parte delle autorita’ locali.
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Brusca. Beh, insomma, almeno ancora non l’ha candidato nessuno.
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Spot. Mercoledi’ 20 alle 20.30 in via Bertani 4 a Roma assemblea
dell’associazione antimafia Cuntrastamu su: organizzazione di un evento
a Roma; iscrizioni; sito e (forse) foglio di Cuntrastamu.

Info: info@cuntrastamu.org
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Tolleranza zero. Varsavia. Multa per parolacce in luogo pubblico
istituita dal comune. La sanzione puo’ arrivare fino a centodieci euri.
Non si sa se la lista dei vocaboli incriminati sia gia’ stata affissa
ai muri.
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Tolleranza zero. Washington. Embargo totale su tutti i sigari cubani
(Montecristo, Cohiba, Esplendidos, Partagas). Multe fino a 250mila
dollari, carcere fino a dieci anni.
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Liberazione. Secondo i dati Istat del 2003 sono gia’ riusciti a
liberarsi dalla televisione ben 702mila italiani, di cui oltre
novantamila sotto i quattordici anni. Ma come fanno a sapere cio’ che
succede nel mondo? Con la radio (il 60 per cento), i giornali (53 per
cento) e l’internet (33 per cento). Un quarto dei ribelli riesce a
informarsi direttamente mediante il contatto con altre persone e alcuni
(il 12 per cento) addirittura grazie a degli oggetti rettangolari
chiamati libri. Ma neanche l’assenza di tv riesce a disinfestare del
tutto le menti degli ormai troppo intossicati italiani. Anche fra i
liberati, quasi un quarto dei soggetti continua a subire l’influsso di
Maurizio Costanzo (il 24 per cento). Altri zombie da cui e’ difficile
liberarsi sono Bruno Vespa (tasso d’infestazione: 18 per cento),
Michele Cocuzza (16 per cento), Aldo Biscardi (5 per cento), Mara
Venier (4 per cento) e, disumanamente, Giuliano Ferrara (3 per cento).
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Mandolini. Berlusconi va a trovare Bush, gli canta O sole mio, lo
prende a gran pacche sulle spalle, gli strappa tre appalti nell’Iraq e
tutto felice se ne torna a casa. Fini e’ timido e non ci riesce mai.
Finalmente un giorno, durante un incontro diplomatico a Tokyo,
l’interprete giapponese fa: “Adesso imperatore essere molto felice se
onorevole Fini-san vuole cantare noi about Italia”. Fini, alla
sprovvista, deglutisce, chiude gli occhi e attacca: “Che bella
cosaaaaaa/ ‘na giornat’e soleeeee….”. Insomma, se la cava. “E
checcazzo! Alla fine non era poi cosi’ difficile” pensa. In quel
momento l’interprete tira fuori una sciabola dalla ventiquattrore,
s’inginocchia sul pavimento e fa harakiri. L’imperatore comincia a
sbraitare qualcosa in stretto abruzzese, indicando le budella
dell’interprete, e poi se ne va incazzato. Due guardie afferrano Fini
che per fortuna e’ coperto dall’immunita’ diplomatica e lo buttano
fuori ma senza tagliargli la testa. Dalla finestra, il ministro degli
esteri giapponese gli butta addosso una vecchia pergamena (l’asse
Roma-Berlino-Tokyo) gridando “Da oggi noi rompere alleanza!”. Sembra
che l’interprete abbia sbagliato traduzione (“cantare” invece di
“parlare”) e che l’ultima volta che qualcuno ha osato cantare davanti
all’imperatore sia stato l’ambasciatore di Qublai-Khan (da cui la
guerra cino-giapponese).
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Alberi. In vent’anni i boschi italiani – secondo il Corpo forestale
dello stato – sono cresciuti di oltre il venti per cento. Migliaia di
nuovi alberi combattono oggi cosi’, valorosamente, contro migliaia di
nuove automobili e gipponi.
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Sensazionale scoperta alla Cornell University: “I soldi non danno la
felicita’”. Il lavoratore, in altre parole, trova piu’ soddisfazione
nella rimunerazione affettiva che in quella meramente economica. “Il
reddito influisce sulla felicita’ solo relativamente”. “La curva dei
redditi e’ di un terzo inferiore a quella dell’autogratificazione”. E
cosi’ via.
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Democrazia 1. Niente voto alle donne in Arabia Saudita, dove prima o
poi dovrebbero svolgersi le prime elezioni dalla nascita del paese.
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Democrazia 2. Non verranno piu’ eletti dalla popolazione ma
direttamente da Putin i sindaci delle citta’ russe. Un provvedimento
simile era stato preso anche in Italia dal penultimo governo di
centro-destra, che al posto dei sindaci eletti prevedeva – scelti dal
premier – i podesta’.
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Penitenza. “Days of Penitence” e’ il nome dell'”operazione militare”
condotta per due settimane a nord di Gaza contro i campi profughi
palestinesi. Le vittime sono state un centinaio, per lo piu’ civili.
Gli adolescenti e i bambini uccisi in questa maniera sono, secondo gli
strateghi israeliani, la punizione per gli adolescenti e i bambini
uccisi dai terroristi palestinesi. I quali a loro volta sono la
punizione per quelli uccisi dai bombardamenti israeliani. E cosi’ via.
Hanno avuto qualche riga sui giornali, come casi particolarmente
pietosi, il ragazzino ucciso mentre giocava a pallone vicino al confine
(ne e’ rimasto persino il nome: Jihad Barhum, 16 anni) e la scolara
crivellata perche’ la borsa dei libri era sembrata un ordigno (Ayman
al-Hamas, anni 13).
Su quest’ultima storia, si segnala un particolare raccapricciante ma
insieme a suo modo umano. L’aspetto raccapricciante e’ dato dalle
modalita’ con cui e’ stata uccisa la bambina: un ufficiale s’e’
accanita su di lei selvaggiamente, svuotandole il caricatore addosso
anche quando era ben chiaro che il povero corpo – ormai morente – era
proprio quella di una bambina capitata la’ per caso. L’aspetto umano e’
stato il quasi-ammutinamento degli altri soldati, che inorriditi hanno
denunciato il loro ufficiale: “Assassino! O via tu o via noi!”.
L’uomo, che difficilmente subira’ punizioni gravi, e’ stato rimosso dal
grado e questa e’ tutta la vittoria che hanno potuto cogliere, nella
loro giovinezza, i ragazzi israeliani incaricati di difendere una
patria i cui nemici ormai sono feroci assassini e bambine indifese.
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Memoria. Il 20 ottobre 1944 una formazione di B24 era in missione per
bombardare la Breda e la stazione di Greco vicino Milano. Cielo
limpido, senza nebbia o nubi. Per errori di navigazione, parecchi aerei
non trovarono il bersaglio. Prima di virare per andarsene, pero’,
decisero di sganciare comunque. La zona, la’, era abitata e priva di
ogni obiettivo militare. Alle 11.24 una bomba da cinquecento chili
centro’ in pieno la scuola elementare di Gorla. Morirono 232 bambini.
Sul luogo, in questi giorni, verra’ deposta una corona e detta una
messa.
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Kubrick. “Come si chiama questo qui?”. “Boh. Scrivi: Mohammed Ali’, che
ce ne frega…”. Alla fine, di tutti i deportati di Lampedusa, ben
novanta si chiamavano Mohammed Ali’; tutti “palestinesi”.
(“Chi e’ Spartaco, qui?”. “Io sono Spartaco”. “Anch’io sono Spartaco”.
“Anch’io”. “Anch’io…”)
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L’Iliade di Baricco. Signora mia.
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Almeno. Il presidente della Repubblica ha nominato senatore a vita il
poeta Mario Luzi, piu’ volte nella rosa del Nobel ma purtroppo mai
insignito.
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Giornalismo. “Barbone muore/ in uno scantinato/ Un barbone di 71 anni
e’ stato ritrovato morto in uno scantinato di via Chiana. La morte
risale a qualche giorno fa”. Compare esattamente cosi’ sulla cronaca
romana di Repubblica: 122 battute spazi esclusi, 148 battute spazi
inclusi, ventisette parole, tre righe. E’ tutto quello che resta,
nell’informazione italiana, della vita di un uomo.
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Campagne. Noto con piacere che ancora vengono comandati articoli contro
le due Simone: ingrate, islamiche, complici dei rapitori, probabilmente
anche d’accordo, e infine pagate – secondo l’ultima direttiva del
Ministero della Verita’ – quasi come dei calciatori.
Superpagate, sfaccendate, e in realta’ senza rischiare niente: delle
“professioniste del pacifismo”, insomma. Tutto cio’, contrariamente a
molti lettori, mi rende felice. E’ infatti identico alla campagna
contro i “professionisti dell’antimafia” a suo tempo ordinata contro
Falcone e Borsellino. Anch’essa, lanciata con gran schieramento di
mezzi e firme, servi’ solo a svergognare coloro che, prostituendosi, la
portarono avanti. I due amici giudici non ne furono toccati. Ne’ lo
sono le due amiche pacifiste ora.
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Italia. Cerda, in provincia di Palermo e’ probabilmente uno dei paesi
piu’ inutili d’Italia.
Produce carciofi, dicono, ha una mafia non troppo forte non troppo
schiappina, un tempo era una tappa della targa Florio. Tuttavia, in
proporzione, ha alcuni fra i politici meglio pagati d’Italia. Sindaco,
vicesindaco, presidente del comune e suoi vice prendono regolarmente
un’indennita’ di presenza che in tutto arriva a settantamila euri: non
male per un paesino di cinquemila abitanti tutto compreso. Sono
retribuiti anche – bipartizanamente – i vari capigruppo dei partiti.
Ultimamente hanno stanziato altri ventimila eruri per le indennita’ di
spese di sindaco e accessori.
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Cronaca. Roma. Probabile licenziamento per 256 addetti al call center
Cos, che serve Inps e Inail. Erano anomali perche’ (tutti laureati o
diplomati) dotati di rudimentali contratti di lavoro. In tutti gli
altri call center i giovani con contratto non superano di solito il
5-10 per cento del totale. L’anomalia del Cos rischiava di essere
dunque pericolosa.
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Cronaca. Linate. Furti fra i bagagli dell’aeroporto. Rubata fra l’altro
una grossa forma di caciocavallo proveniente dalla Sicilia.
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Cronaca. Napoli. Ammazzato un ragazzo per intimorirne il fratello, un
“pentito” che collaborava con la polizia. L’hanno aspettato sotto casa,
al Vomero, e dopo il colpo di grazia si sono allontanati in moto.
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Cronaca. Roma. Licenziato il portiere del Pontifical american college
di via dell’Umilta’. Ci lavorava da trentun anni, ha 55 anni e quattro
figli. Arrivato al lavoro, ha trovato il biglietto che gli notificava
la cessazione del contratto, senza spiegazioni.
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Cronaca. Roma. Licenziato nel quadro di una ristrutturazione il
parlamento italiano. Sara’ sostituito da due camere di cui una
regionale e l’altra cococo’. Pieni poteri al Capo del Governo e delle
Forze Armate, funzioni di rappresentanza al presidente della
repubblica, facolta’ alle regioni Piemonte, Sicilia e Lombardia di
rubare quanto vogliono (Odrasso, Aiello e compagnia) sulla sanita’.

Per collaborare a questa e-zine o per criticarla basta scrivere a riccardoorioles@libero.it.

“A che serve vivere, se non c’e’ il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)

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Riccardo Orioles
La Catena di San Libero del 18 ottobre 2004 n. 253 La “Catena di San Libero” e’ una e-zine gratuita, indipendente e senza fini di lucro.

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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