[Dalla newsletter del gruppo sindacale Giornalisti Senza Bavaglio]
“Arriva il ministro Gasparri. Si siede in prima fila ad ascoltare qualche intervento prima di fare il suo saluto, quando dal palco si mette a sparare Elisa Anzaldo, Tg1.
”Ci cancellano titoli e servizi, siamo diventati il Tg di Berlusconi e dei suoi cari. Ministro mi senti?”. Gasparri, che stava al telefonino, s’incazza, s’alza e se ne va. Inseguito dal segretario, dai giornalisti (quelli che erano li’ per scrivere, non i delegati), da Serventi”. Questo è quanto ha scritto per il Barbiere il collega “Ceranchio”. Ma posso essere più preciso, perchè, come si suol dire, c’ero anch’io: in seconda file, e si dà il caso a soli tre metri dal ministro in prima fila. Gasparri ha proseguito impavido la sua non breve telefonata, anzi telefoninata, mentre l’Anzaldo gentilmente dal palco sollecitava la sua attenzione e, se possibile, una qualche risposta.
A un certo punto il titolare delle Telecomunicazioni ha chiuso il telefonino e, assai seccato, ha gridato alla nostra collega “lei è una maleducata”, dopodiché incazzato nero (“nero” non si può più dire, essendo stati tutti sdoganati? E vabbè, incazzato marrone scuro o fumo di Londra. Va bene così?) s’è alzato e se n’è andato, con la pantomima ben descritta da “Ceranchio”.
Alla faccia del bon ton e della galanteria.
Ma chi era il maleducato? L’Anzaldo che ha osato porre una domanda o il ministro che se ne stava al telefonino? Beh, un ospite così di riguardo non dovrebbe stare nell’auditorium (ripeto: auditorium e non telefoninarium) per farsi i cavoli suoi al telefono, fosse pure un telefonino governativo. Quelli li poteva, e doveva, sbrigare fuori, in corridoio. L’ospitalità è sacra, e la buona educazione non è un optional da Porta a Porta.
Ma una volta entrato nell’auditorium (ripeto: idem come sopra), il ministro doveva limitarsi ad “audire”, cioè ad ascoltare. In attesa di prendere la parola ed essere a sua volta “audito” dalla platea assisa nell’auditorium (ripeto: idem come sopra). S’è qualcuno ha dei dubbi, si rivolga all’etimologo del papa Rocco Buttiglione, pure lui ministro e amante del sigaro toscano, che non avrà incertezze di sorta nello spiegare l’etimologia e quindi il significato del vocabolo “auditorium” (ripeto: … Uffaaa!).
Pino Nicotri
p.s. Ah, dato che ci siamo: la parola “ministro” deriva dal latino “minus”, vale a dire “meno”, perché sta a significare che si tratta di un personaggio la cui carica è al servizio altrui. Un personaggio, quindi, che di fronte agli altri, cioè a quelli che deve servire, si trova in posizione minore. Poi però sappiamo come è andata a finire. Alla faccia dell’etimologia, e della decenza, i ministri hanno preso l’abitudine di mangiarci la pastasciutta in testa. Fino a insultare a vanvera le Anzaldo.
Embè, così va il mondo.
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